Finale a sorpresa ai Grammy, per alcuni nemmeno troppo. Il cantautore britannico ventinovenne, Harry Styles, rimpianto ex degli One Direction, con il suo Harry’s House, vince il miglior album dell’anno, il suo terzo Grammy su nove nomination. “Sono stato molto ispirato dagli artisti che sono qui con me in questa categoria, ho passato la mia vita, in diversi momenti della mia esistenza, ad ascoltare la loro musica da solo”, ha detto Styles dal palco commosso. “Quello che va ricordato stasera è che nessuno di noi entra in uno studio per fare musica pensando a un premio. Però sono molto grato e voglio condividerlo con i miei collaboratori. Una cosa così non capita tutti i giorni”. Tra i top winners della serata Beyoncé che ha superato il record del maggior numero di Grammy vinti da un artista. Con tre vittorie ancora prima che cominciasse la serata di gala, alla quale è arrivata con un ritardo di oltre 15 minuti, e altre due durante la diretta, la popstar si è aggiudicata il premio per la migliore canzone R&B per Cuff It e per la coreografia, toccando quota 32 grammy vinti in tutta la sua carriera, su 79 nomination. “Sono sorpreso che il traffico possa fermarti”, ha scherzato il presentatore Trevor Noah. “Pensavo che avessi viaggiato nello spazio e nel tempo.”
Beyoncé nel suo discorso di ringraziamento ha voluto fare una dedica speciale alla comunità Lgbtq+. “Vorrei ringraziare la comunità queer per il vostro amore e per aver inventato un genere”. Il fatto però che la star della musica pop per l’ennesima volta non si sia aggiudicata i premi più importanti ha sollevato un pò di polemiche. E Viola Davis, che ha vinto un grammy con l’audio-libro del suo memoir Finding Me, entrando così nell’esclusivo club degli Egot, ossia i vincitori di Emmy, Grammy, Oscar e Tony, ha preso le parti di Beyoncé, sottolineandone il valore e non solo artistico. Queen B ha battuto tutti i record. Adele ha vinto nella categoria Best Pop Solo Performance con Easy On Me. La canzone dell’anno è stata a sorpresa Just Like That della cantautrice Bonnie Raitt. About Damn Time di Lizzo è il Record of the year, la migliore registrazione dell’anno. L’artista dal palco ha dedicato il premio a Prince. “Quando è morto Prince”, ha detto la cantante, “ho deciso di dedicare la mia vita a fare musica positiva. C’è stato un tempo in cui la musica positiva non era popolare, non era mainstream, mi sentivo incompresa ma io ho deciso di rimanere fedele a me stessa. Poiché volevo rendere il mondo un posto migliore dovevo essere parte di quel cambiamento per rendere il mondo un posto migliore. Mi piace credere non solo che le persone possono fare del bene, ma che siamo semplicemente brave persone, buoni intrinsecamente”.
I Måneskin per la prima volta ai grammys candidati come “New artist” sono stati battuti dalla cantante jazz di 23 anni Samara Joy, che ha vinto anche per il miglior album vocale jazz.
Tra i vincitori anche la prima donna transgender Kim Petras che ha vinto per il miglior Pop Duo/Group Performance. “Sono cresciuta vicino a un’autostrada in mezzo al nulla”, ha dichiarato, “mia madre ha creduto in me, al fatto che io fossi una ragazza. Ora non sarei qui se non fosse stato per il suo sostegno”. Baraye, l’inno delle proteste in Iran, ha vinto il primo Grammy per la canzone che ispira cambiamenti sociali nel mondo. Ad annunciarlo è stata la first lady americana Jill Biden. L’autore, il 25enne Shervin Hajipourèstato arrestato dopo che la sua canzone in settembre è diventata virale, generando oltre 40 milioni di click sul web in 48 ore.
Tra i momenti più belli della serata l’esibizione di Steve Wonder, 72 anni, accompagnato dalla coreografia del quartetto di giovanissimi dei WanMor, tutti e quattro fratelli e figli di Wanya Morris, leader dei Boyz II Men, gruppo soul fondato più di trent’anni fa.
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