Ieri 12 febbraio negli spazi della Fondazione Zeffirelli, nel corso delle celebrazioni per i 100 anni dalla nascita del maestro, alla presenza del vicepremier e ministro per le Infrastrutture Matteo Salvini, del sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi, del presidente della Regione Eugenio Giani, del sindaco di Firenze Dario Nardella e delle altre autorità presenti è stato presentato il francobollo dedicato a Franco Zeffirelli e all’annullo filatelico. Un particolare contributo, si spiega in una nota, è stato quello del gioielliere Gerardo Sacco che ha donato alla Fondazione Zeffirelli 100 riproduzioni in argento del francobollo dedicato al maestro. Alle 15 è poi stata inaugurata la mostra ‘Franco Zeffirelli tra arte, fede e politica’, a cura di Fabrizio Fabrini visitabile fino alla fine di marzo al piano terra della Fondazione Zeffirelli.
Nato fuori dal matrimonio da Ottorino Corsi, un commerciante di stoffe originario di Vinci, e dalla fiorentina Alaide Garosi Cipriani, poiché all’epoca all’anagrafe i figli nati fuori dal matrimonio non potevano prendere né il cognome materno né quello paterno, la madre lo fece registrare con il cognome, da lei inventato, Zeffirelli: la madre pensò agli “zeffiretti” cantati da Ilia nell’Idomeneo di Mozart. In seguito, anche sul passaporto, fece aggiungere “in arte Zeffirelli”: quello che era stato il suo primo cognome divenne il nome d’arte. Zeffirelli ebbe un’infanzia difficile dovuta al mancato riconoscimento paterno, che avvenne solo a 19 anni, e alla prematura scomparsa della madre. Giorgio La Pira fu suo istitutore ai tempi del collegio nel convento di San Marco a Firenze, e dopo aver frequentato l’Accademia di Belle Arti a Firenze, Franco esordì come scenografo nel secondo dopoguerra, curando una messa in scena di Troilo e Cressida diretta da Luchino Visconti. Le prime esperienze nel cinema le fece con Francesco Rosi e poi come aiuto regista con Visconti in La terra trema e in Senso, epoi con Antonio Pietrangeli ne Il sole negli occhi (1953). Nel 1953 curò bozzetti e figurini per L’italiana in Algeri per la regia di Corrado Pavolini al Teatro alla Scala di Milano. Negli anni cinquanta esordì come regista sia in teatro sia al cinema.
Franco Zeffirelli era dichiaratamente cattolico praticante, omosessuale ed aveva due figli adottivi, Francesco (detto Pippo) e Luciano. Afferiva politicamente all’area di pensiero legata al mondo liberale e anticomunista , nella metà degli anni novanta aderì alla coalizione di centro-destra del Polo delle Libertà e del Buon Governo per il quale fu senatore per sette anni nelle file di Forza Italia nella XII e XIII legislatura dal 1994 al 2001. Fu molto amico di Silvio Berlusconi, che nel 2001 gli evitò lo sfratto da Villa Grande, la sua prestigiosa dimora sull’Appia Antica (a rischio pignoramento per via dei problemi economici del regista), acquistandola per poi lasciargliela in comodato d’uso per il resto dei suoi giorni. Ebbe modo di dichiarare che non apprezzava il cosiddetto «movimento gay», in quanto per lui il concetto dell’omosessualità era strettamente collegato al filone culturale ellenico-latino; dichiarò infatti che «l’omosessuale non è uno che sculetta e si trucca. È la Grecia, è Roma. È una virilità creativa». Zeffirelli ha anche asserito che la sua omosessualità non funge da ostacolo nei confronti della sua profonda fede cristiana, in quanto il peccato della carne non dipende dall’orientamento sessuale.
Negli anni cinquanta ebbe un lungo e travagliato rapporto con l’aristocratico regista Luchino Visconti, da taluni definito come uno fra i primi registi del Neorealismo italiano. I due convissero per diversi anni nella villa di Visconti sulla via Salaria nella città di Roma e la loro relazione travagliata durò, sebbene non sempre in modo lineare ed omogeneo, fino alla morte dello stesso Visconti nel 1976.
Zeffirelli è sempre stato un grande tifoso della squadra calcistica della Fiorentina ed ha talora assunto atteggiamenti polemici nei confronti della Juventus, con la quale la tifoseria viola nutre una rivalità particolarmente accesa.
In seguito ad una ricerca genealogica, condotta dai due studiosi del genio vinciano Alessandro Vezzosi e Agnese Sabato, è stato riscontrato che lo stesso Franco Zeffirelli fosse discendente del nucleo familiare di Leonardo da Vinci: secondo tale ricerca, la famiglia Corsi si imparentò con la famiglia Da Vinci nel 1794, in seguito al matrimonio fra Michelangelo di Tommaso Corsi e Teresa Alessandra Giovanna di Ser Antonio Giuseppe Da Vinci, diretta discendente di Ser Piero, padre di Leonardo.
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