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QUANTO VALE IL MERCATO DELLA COSMETICA NEL MONDO?


Un recente  studio sulla cosmetica realizzato da Althesys fornisce dati fondamentali per comprendere l’andamento di tutto il comparto della cosmesi in Italia e nel resto del mondo. Tra i focus più importanti le stime curate da Cosmetics Europe, l’Associazione europea di rappresentanza dell’industria cosmetica, che hanno rivelato che nel 2021 la Germania ha confermato il suo primato dei consumi di prodotti cosmetici con 13.600 milioni di euro, seguita da Francia con quasi 12.000 milioni di euro. Terzo posto per l’Italia che, con il sorpasso nei confronti del Regno Unito (quasi 9.890 milioni di euro) su cui gravano gli effetti dell’introduzione della Brexit, supera i 10.600 milioni di euro. Segue la Spagna, quinta, con un valore prossimo a 6.900 milioni di euro. L’indice di concentrazione conferma che i primi 5 Paesi coprono oltre il 66% del mercato europeo, che nel 2021 ha superato complessivamente gli 80.000 milioni di euro, registrando una crescita di poco superiore ai tre punti percentuali.

Quali i prodotti che si vendono di più? Nella classifica delle vendite europee di cosmetici, si posizionano al primo posto i prodotti dedicati allo skincare (cura della pelle), 29% sul totale, seguiti dai prodotti per l’igiene personale (es. shampoo, bagnoschiuma, deodoranti, dentifrici). Analizzando i consumi mondiali, troviamo al primo posto gli Stati Uniti con 89,2 miliardi di euro, seguiti dall’Europa (80 miliardi di euro) e dalla Cina (57,6 miliardi di euro). In quarta posizione il Giappone (39,6 miliardi di euro) e a seguire l’India (26,6 miliardi di euro) e il Brasile (22,7 miliardi di euro).

In Italia

La crisi da Covid-19 ha avuto forti ricadute sugli scambi commerciali che hanno colpito in maniera trasversale molteplici settori del manifatturiero: oggi, i valori pre-crisi sono compensati solo da alcuni comparti. Nel 2021 l’export cosmetico italiano ha registrato un parziale recupero con una crescita di 13,8 punti percentuali, mentre l’import si è fermato a +8,8 punti percentuali. I dati preconsuntivi del 2022 segnalano un superamento dei livelli pre-Covid con un incremento delle esportazioni di quasi il 16% rispetto al 2021. L’Italia, in ambito cosmetico, è nota per essere un esportatore di manifattura specializzata e di tecnologia. Basti pensare, solo per citare un esempio, che il 67% del make-up consumato in Europa è prodotto da imprese italiane, a livello mondiale questo valore tocca il 55%. Entrando nel dettaglio dei singoli Paesi, i più fedeli importatori di cosmetici made in Italy nel 2021 sono stati: Francia (+6% rispetto al 2020), Stati Uniti (+28%) e Germania (+6,6%). Queste destinazioni, da sole, concentrano oltre 1,5 miliardi di export cosmetico. Oltre agli Stati Uniti, anche Hong Kong (+23,1%), Paesi Bassi (+34%) ed Emirati Arabi Uniti (+37,2%) presentano una crescita a doppia cifra. Unica destinazione a subire una contrazione è invece il Regno Unito che, con un -1%, subisce gli effetti generati dalla Brexit. Estendendo l’analisi ai Paesi strategici per le attività di investimento e internazionalizzazione delle imprese italiane, emerge una crescita media annua nel 2021 rispetto al 2020 a doppia cifra dell’export cosmetico verso Cina (+38,1%) e India ( Il valore generato dal solo Sistema della Cosmetica non si concentra solo nella parte centrale dell’industria, ma è distribuito in maniera equilibrata lungo ogni fase. A monte si crea il 43% del valore (9.664 milioni di euro tra valore aggiunto e indotto), anche grazie all’export di macchinari, imballaggi e ingredienti per la cosmetica, e a valle il 39% (8.654 milioni di euro), in parte anche con la rivendita dell’import.+16,5%), mentre se si considera l’ultimo anno si registrano ottime performance verso Canada (+15,2%) e Brasile (+63,4%).

Il contributo all’occupazione

Nel solo Sistema della Cosmetica sono stimati 155.000 posti di lavoro in Italia, comprensivi degli addetti della catena che va dal sistema produttivo alla distribuzione. Di questi, circa 46.000 lavorano nelle società fornitrici (inclusa la logistica), 21.000 nell’industria e circa 88.000 nei canali distributivi. Considerando tutti i professionisti che necessitano dei cosmetici per i propri servizi (es. acconciatori ed estetisti), gli occupati che lavorano dell’ambito della cosmesi sono 390.000. Ad ogni lavoratore dell’industria corrispondono circa 2,1 addetti nei fornitori, 0,1 addetti nella logistica e 4,1 addetti nei canali distributivi: in totale 6,3 lavoratori aggiuntivi nella filiera per ogni addetto dell’industria. Il rapporto tra addetti dell’industria e della filiera, pur non essendo un rapporto strettamente di causa effetto, evidenzia come, anche da un punto di vista occupazionale, il Sistema della Cosmetica riesca a creare benefici per l’Italia anche oltre la fase dell’industria, attraverso i legami che intercorrono tra i vari attori della catena del valore.

La sostenibilità

Oggi più che mai, riguarda tutti i contesti produttivi e la cosmetica è uno dei settori che offre maggiori opportunità competitive in questa chiave alle sue imprese. L’impegno in questa direzione interessa infatti il prodotto a 360°, dal packaging, alle formulazioni fino ad abbracciare l’intera catena produttiva e la relativa filiera. Le imprese cosmetiche, dalle multinazionali alle PMI, sono fortemente impegnate a misurare gli impatti di prodotti e produzioni e a comunicare le proprie strategie di sostenibilità a consumatori e stakeholder. Si muove da tempo su questo cammino Cosmetica Italia, coinvolta in numerose iniziative per garantire lo sviluppo sostenibile e la responsabilità sociale del settore, con l’obiettivo di incrementare il livello di reputazione dell’industria cosmetica italiana, nonchè di rendere diffusa la conoscenza su un comparto consapevole e focalizzato sull’obiettivo di un continuo miglioramento sui temi della sostenibilità. Gli impegni e le attività dell’industria cosmetica consentono inoltre ai consumatori di beneficiare di prodotti con migliori profili di sostenibilità e di adottare abitudini di consumo sempre più rispettose dell’ambiente. Va poi sottolineato che la sostenibilità è l’asse portante di qualsiasi percorso di innovazione: oggi non esiste innovazione senza di essa. L’ecoprogettazione e l’ecodesign di formule e packaging hanno raggiunto ottimi livelli e ora la sostenibilità sta guidando le scelte strategiche delle aziende sui temi di ristrutturazione, consolidamento e sviluppo industriale o commerciale. Essendo l’innovazione uno dei cardini portanti della cosmetica, innovare secondo i temi ESG (Environmental – Social – Governance) è e sarà l’unico processo possibile. Il settore cosmetico sta accettando la sfida di aderire a logiche di economia circolare e sostenibile. Nel campo degli imballaggi, la filiera cosmetica sperimenta concetti di riduzione del peso del packaging, utilizzo di biopolimeri e plastiche riciclate, soluzioni di ricarica; riguardo al prodotto, il passaggio all’impiego di materie prime rinnovabili, con più elevata biodegradabilità. Le imprese si stanno però rendendo conto che la sostenibilità è un concetto multidimensionale di cui occorre considerare tutte le diverse sfaccettature, senza fermarsi a un solo aspetto. Fare sostenibilità vuol dire adottare un modello di business diverso nella sua globalità e significa anche comunicare, coinvolgendo il consumatore. Sugli imballaggi il lavoro è iniziato da tempo con l’obiettivo di rispondere alla necessità di una corretta informazione sullo smaltimento dei prodotti esauriti e ha visto l’intero comparto impegnato, attraverso una positiva collaborazione con le istituzioni e i consorzi, nell’adozione di modalità moderne ed innovative che accompagnino ed educhino il consumatore ad adottare una corretta eco-routine.



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