Ed Winter, il vice medico legale della contea di Los Angeles che ha gestito le indagini successive alle morti di molte celebrità di Hollywood è morto venerdì 17 marzo all’età di 73 anni nella sua casa di Los Angeles per cause naturali. A comunicarlo per primo è stato il sito di gossip americano TMZ, che ha ricordato che Ed era un poliziotto sempre in prima linea, il primo che ha sempre parlato davanti alle telecamere delle morti di Whitney Houston , Brittany Murphy , Paul Walker , Tom Petty, Corey Haim e Michael Jackson. Quest’ultimo divenne un caso eclatante, visto che Ed notò subito che sul corpo del cantante c’era un numero scioccante di punti di iniezione. Michael fu dichiarato morto all’UCLA Medical Center, dove venne trasportato d’urgenza il 25 giugno 2009. Fu Conrad Murray a firmare il suo certificato di morte, l’uomo che nel maggio 2009, iniziò a lavorare per lui come medico personale e che il giorno stesso della sua morte lasciò la clinica.
Winter disse: “È fuggito”. E da lì a poco per Murray iniziò prima un processo mediatico poi quello reale in un’aula di tribunale dove un giudice nel febbraio 2011 lo condannò per omicidio colposo e gli aprii per 4 anni, le porte del carcere. Winter in seguito disse che Jackson aveva in corpo così tanto ropofol “da abbattere un rinoceronte o un elefante”. E le sue indagini non si concentrarono solo su Murray, ma anche su un altro medico che alimentava il cantante quasi quotidianamente con massicce dosi di Demerol.
Un altro caso eclatante per Ed fu anche la morte di Whitney Houston poco prima della festa pre-Grammy del 2012. L’11 febbraio 2012, l’ex marito Bobby Brown, allarmato per il suo ritardo, chiamò i parenti e amici dell’artista, i quali avrebbero chiesto al personale dell’albergo di entrare nella Suite 434 del Beverly Hilton Hotel, dove alloggiava la Houston, trovandola esanime sott’acqua, nella sua vasca da bagno. Una persona del suo entourage chiamò i soccorsi alle 15:43, e i paramedici dell’hotel tentarono subito di rianimarla eseguendo il Basic Life Support, senza risultati. La causa del decesso non venne subito identificata, ma la polizia locale affermò che “non erano presenti segni di un tentativo di omicidio”.
Il 22 marzo 2012, il dipartimento di medicina di Los Angeles dichiarò che la causa della morte fu dovuta a un collasso cardiaco causato probabilmente dal noto e prolungato abuso di droga, farmaci e alcool, tra cui un eccessivo consumo di cocaina e marijuana. L’esame tossicologico evidenziò poi la presenza nel suo corpo di difenidramina, alprazolam, cannabis e vari farmaci antidepressivi, che comunque “non contribuirono alla morte”, che venne archiviata come “accidentale”. Anni dopo, invece, si formulò l’ipotesi di “annegamento”, poiché la Houston era completamente sott’acqua, e questo fece ipotizzare che potesse essere annegata a causa di un possibile infarto causato dai farmaci. I suoi funerali vennero celebrati il 18 febbraio 2012 nella chiesa battista di Newark, in New Jersey, dove l’artista aveva incominciato a cantare nel coro gospel, alla presenza di circa 1.500 persone, tra cui molte star dello spettacolo: Kevin Costner, che l’ha ricordata in un discorso, Elton John, Alicia Keys, Stevie Wonder, Mariah Carey, Chaka Khan, Brandy, Beyoncé, Oprah Winfrey e la cugina di Whitney, Dionne Warwick. L’ex marito Bobby Brown, per problemi di salute decise di abbandonare in anticipo la cerimonia per il troppo dolore. La Houston venne sepolta nel cimitero di Westfield, nel New Jersey, a fianco del padre John Russell Houston, morto nel 2003. Tre anni dopo morì nello stesso modo anche la figlia Bobbi Kristina, di 22 anni, nata dall’unione con Bobby Brown. Alla fine del dicembre 2012 venne riaperto il caso sulla morte della cantante, quando un investigatore privato rese pubblica la sua teoria secondo cui la cantante sarebbe stata assassinata per debiti di droga.
L’orribile morte di Paul Walker è stato un altro caso di alto profilo gestito da Winter che in TV spiegò come fosse successo nell’incidente automobilistico … “È morto sul colpo”, disse Winter contraddicendo giornalisti, che avevano scritto che stava gridando aiuto.
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