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LAVORO, ECCO LA DIREZIONE IN CUI VUOLE ANDARE IL GOVERNO ITALIANO, CHE DICE NO AL SALARIO MINIMO DIFESO DALLA SCHLEIN


Oggi il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Calderone, in occasione della Plenaria del Comitato Economico e Sociale Europeo (CESE) dedicata al dibattito dal titolo “Verso mercati del lavoro forti, inclusivi e resilienti nell’Unione Europea”, correlato all’adozione del parere SOC/750 sul “Rafforzamento del ruolo e dell’indipendenza degli organismi di parità” ha espresso chiaramente il suo pensiero su ciò che si dovrà fare nei mesi a venire. «Credo che sulle politiche attive del lavoro ci sia molto da fare. A maggior ragione in un contesto di rapida trasformazione demografica e a fronte delle sfide della digitalizzazione e del cambiamento climatico. Penso all’Italia, ad esempio, dove è assolutamente necessario migliorare l’incontro tra domanda e offerta di competenze e di lavoro e potenziare l’offerta di formazione, anche attraverso un maggiore coinvolgimento delle agenzie e degli enti di formazione privati. L’Anno Europeo delle Competenze – ha continuato il Ministro – costituisce pertanto un’iniziativa importante. Una più efficace e capillare diffusione delle nuove competenze e il loro continuo aggiornamento sono la migliore garanzia per una transizione equa, sostenibile e inclusiva, ma anche per far sì che i nostri mercati del lavoro siano in grado di assorbire e attutire i sempre più frequenti shock esogeni legati alle tensioni sulle catene globali del valore. In tale prospettiva, non si può non prestare una particolare attenzione ai gruppi attualmente sottorappresentati nel mercato del lavoro – giovani e donne, in primis – e a quelli più fragili e vulnerabili che rischiano di essere ulteriormente penalizzati dai processi di aggiustamento del tessuto economico e del mercato del lavoro ai nuovi modelli produttivi. È doveroso rivolgere il nostro sguardo anche alle nuove forme del lavoro, ad esempio quelle su piattaforme digitali, promuovendone le nuove opportunità e garantendo adeguate tutele per coloro che vi lavorano, indipendentemente dal loro status occupazionale».

Il discorso si è poi soffermato sulla rete di protezione sociale, da rendere più moderna ed efficace, anche rivedendo la tradizionale differenziazione tra forme di lavoro autonomo e subordinato e prendendo atto delle frequenti transizioni da un lavoro all’altro, soprattutto per i giovani. «Occorre – ha sottolineato Calderone – ripensare la protezione sociale in una doppia prospettiva: quella di una sua estensione a tutti lavoratori e quella di una maggiore integrazione delle politiche di sostegno con le politiche di attivazione al lavoro, superando logiche meramente assistenziali e promuovendo invece l’inclusione attiva di tutti i cittadini. Questo è il principio che ci muove, ad esempio, nella revisione degli strumenti italiani di lotta alla povertà dove vogliamo il collegamento con l’attivazione al lavoro. Al contempo sarà prevista una piena integrazione della rete dei servizi per il lavoro, pubblici o privati, con il sistema dei servizi sociali presenti sul territorio, con il rafforzamento dei servizi erogati e della capacità di presa in carico dei percettori».

Sull’annoso tema del Reddito di cittadinanza, difeso dal Movimento 5 Stelle, partito promotore della misura, il pensiero della premier Meloni è noto fin dal suo insediamento: “Voglio aiutare le persone a uscire dalla povertà con il lavoro: il lavoro porta ovunque, il Reddito di cittadinanza ti tiene dove sei, non c’è scampo. Più percepirai il reddito, più sarai povero e difficile da inserire nel lavoro. Voglio regalare la dignità del lavoro a persone che non meritano di essere mantenute”. Lavoro da legare a doppio filo alle dinamiche del Fisco che dovranno essere più virtuose nei confronti di chi assume. «Più assumi e meno paghi tasse». È lo slogan a cui è ricorsa la premier Giorgia Meloni, intervenuta oggi al question time della Camera. «La riforma fiscale – ha aggiunto – è una delle priorità del governo. Siamo convinti che la riforma costituisca un fattore fondamentale per il rilancio dell’economia e per incoraggiare investimenti e imprese».

L’elezione di Elly Schlein alla guida del Pd però ha riportato sul tavolo del dibattito politico e parlamentare un altro tema importante, quello del salario minimo. “La nostra proposta vuole rafforzare la contrattazione collettiva, ma accanto fissare una soglia sotto la quale, dove non arriva la contrattazione collettiva, ci sia una risposta a che vede calpestata la dignità del lavoro. Siete in carica da soli 5 mesi ma state andando in direzione opposta e sbagliata”, questo il “je accuse” della Schlein rivolto alla premier.

Una ricetta non condivisa da Meloni. Per il contrasto al lavoro povero “il Governo non è convinto che la soluzione sia la fissazione di un salario minimo legale. Crediamo che questo possa diventare non un parametro aggiuntivo alle tutele garantite ai lavoratori, ma uno sostitutivo. Nel nostro sistema un paramento di questo tipo rischierebbe di creare condizioni peggiori di quelle che hanno oggi e fare un favore alle grandi concentrazioni economiche alla quali conviene rivedere al ribasso i diritti dei lavoratori. Penso sia più efficace estendere la contrattazione collettiva e tagliare le tasse sul lavoro”.

Creata oggi al Senato la commissione d’inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia

Oggi al Senato è nata la commissione d’inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, sullo sfruttamento e la sicurezza sul lavoro. L’aula ha approvato all’unanimità la proposta di istituzione, che era stata sottoscritta da tutti i gruppi parlamentari. Il voto è avvenuto per alzata di mano e in aula tutti i gruppi hanno annunciato il voto favorevole. Come prevede l’articolo 2 del testo, la commissione sarà formata da 20 senatori nominati dal presidente del Senato e in proporzione alla consistenza dei gruppi parlamentari. 



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