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CONCESSIONI BALNEARI, MELONI ISTITUISCE UN TAVOLO TECNICO PER PROCEDERE ALLA RIASSEGNAZIONE CON GARE PUBBLICHE


Le concessioni balneari tornano a essere un argomento caldo in Italia non per un accostamento al clima sempre più mite, ma perché Il governo Meloni l’altro ieri ha istituito il tavolo tecnico, previsto dall’ultimo decreto milleproroghe, per la loro riforma, nominando il capo dipartimento della presidenza del consiglio Elisa Grande, coordinatrice generale dei lavori e l’ex senatore Paolo Ripamonti (Lega) come responsabile della mappatura. Quale sarà il loro compito? Convocare tutti i ministeri competenti, le Regioni e le associazioni di categoria per definire le modalità di riassegnazione delle concessioni, in scadenza il 31 dicembre 2024 e procedere poi alla riassegnazione tramite gare pubbliche in base alla direttiva europea Bolkestein.

Due le date certe e improrogabili, per ora. Quella del termine dopo il quale “le concessioni di occupazione delle spiagge italiane non potranno essere rinnovate automaticamente, ma dovranno essere oggetto di una procedura di selezione imparziale e trasparente” come stabilito la Corte di giustizia Ue. E quella della mappatura che dovrà essere fatta e finita per procedere con il riordino delle concessioni balneari, entro luglio di quest’anno. La legge 118/2022 del governo Draghi aveva disposto l’istituzione del Siconbep, un nuovo sistema informatico per censire tutte le concessioni di beni pubblici, ma nonostante l’approvazione in prima lettura del decreto attuativo e lo stanziamento di due milioni di euro all’anno, ad oggi non è stato fatto alcun passo avanti. La Corte di Giustizia Ue, riguardo l’interpretazione della normativa nazionale che prevede la proroga automatica delle concessioni balneari, e in particolare la validità, a fine aprile ha sottolineato nuovamente il carattere vincolante e l’effetto diretto della normativa Ue relativa ai servizi nel mercato interno (Direttiva 2006/123/Ce, meglio nota come “Direttiva Bolkestein”) prendendo spunto da una vertenza, la causa C-348/22, in cui erano coinvolte l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato e il Comune di Ginosa, in provincia di Taranto che il 20 dicembre 2020 applicando la normativa nazionale, aveva deciso di prorogare autonomamente e automaticamente le concessioni balneari. Il comune di Ginosa, applicando la legge nazionale,  aveva deciso in autonomia di prorogare automaticamente sul proprio territorio le concessioni di occupazione del demanio pubblico marittimo. La decisione è stata poi oggetto di una contestazione da parte dell’Autorità italiana garante della concorrenza e del mercato (Agcom), che l’aveva ritenuta contraria ai principi Ue della concorrenza e della libertà di stabilimento. Da qui la decisione di notificare al comune di Ginosa un parere motivato, ricordandogli l’esigenza di una procedura preliminare di appalto pubblico e rilevando che le disposizioni nazionali che prorogano automaticamente le concessioni devono restare inapplicate. Il comune però non si è conformato a questo parere così la decisione di Agcom è stata quella di presentare al Tar (Tribunale amministrativo regionale) della Puglia un ricorso diretto all’annullamento della decisione sulla proroga delle concessioni. A sua volta, il Tar Puglia, pur ritenendo le disposizioni nazionali incompatibili con la direttiva Bolkestein, ha notificato i suo dubbi sul carattere di autoesecutività della direttiva stessa, con l’effetto di disapplicare norme nazionali contrarie.

Il verdetto della Commissione europea alla fine della querelle ha dato torto al Tar della Puglia ricordando che le disposizioni Ue si applicano “a tutte le concessioni di occupazione del demanio marittimo. I giudici hanno anche sottolineato come non sia emerso “alcun elemento idoneo a inficiare la validità della direttiva” europea, e come nell’approvarla, nel 2006, il Consiglio Ue – che rappresenta i Ventisette – abbia “correttamente deliberato a maggioranza qualificata”.

La Corte ha ritenuto anche necessario ribadire inoltre che “l’obbligo per gli Stati membri di applicare una procedura di selezione imparziale e trasparente” per l’assegnazione delle concessioni, e “il divieto di rinnovare automaticamente un’autorizzazione” siano “enunciati in modo incondizionato e sufficientemente preciso dalla direttiva”. Quindi alla luce di questi elementi, i togati europei hanno stabilito, senza se e senza ma, che “i giudici nazionali e le autorità amministrative, comprese quelle comunali, debbano applicare” le disposizioni europee, disapplicando invece “le norme di diritto nazionale non conformi”.

Ora tocca al governo di Roma mettersi in regola, applicando la sentenza della Corte di Giustizia del 2016 confermando la necessità di mettere a gara periodicamente le concessioni e di non prorogarle automaticamente. In mancanza di una risposta adeguata da parte del governo, l’Esecutivo comunitario, che ha già aperto da tempo una procedura d’infrazione contro l’Italia per mancata esecuzione della sentenza del 2016, potrebbe decidere nelle prossime settimane un nuovo ricorso alla Corte Ue, con la richiesta di comminare sanzioni pecuniarie giornaliere al Paese per ogni giorno di permanenza nella situazione di inadempienza.

Va anche detto però che sebbene la direttiva Bolkestein sia stata recepita nell’ordinamento giuridico italiano, una legge nazionale del 2018 ha indicato che le concessioni in corso saranno prorogate fino al 31 dicembre 2033, per disporre del tempo necessario alla realizzazione di tutte le operazioni indispensabili alla riforma del regime di concessione. Fabrizio Licordari, presidente di Assobalneari-Confindustria ha detto: «Finalmente è arrivata la risposta che aspettavamo da quando abbiamo inviato alla presidente del consiglio, il 27 marzo scorso, la richiesta di convocare questo tavolo interministeriale per affrontare il tema delle concessioni balneari. Oggi più di ieri il governo ha finalmente l’opportunità di risolvere definitivamente la vertenza balneare che si trascina dal 2008, quindici lunghi anni. Infatti, alla luce della sentenza della Corte europea del 20 aprile scorso gli scenari sono diametralmente opposti a quelli che ci aveva prospettato il Consiglio di Stato sotto la guida di Patroni Griffi, che all’unisono con il governo Draghi aveva decretato la morte del comparto balneare italiano», afferma Licordari riferendosi alla sentenza di novembre 2021. «Grazie alla coraggiosa determinazione del presidente del Tar Lecce Antonio Pasca, la questione è arrivata sul tavolo della Corte di giustizia Ue che ha umiliato alcuni principi sostenuti da Palazzo Spada, attribuendo legittimamente il potere allo Stato e non ai giudici di fare le verifiche per la corretta applicazione della direttiva Bolkestein. Assobalneari Italia porterà all’attenzione del tavolo gli argomenti che hanno caratterizzato la posizione portata avanti con ferma determinazione in tutti questi anni a sostegno delle imprese balneari italiane, senza aver mai ceduto a canti di sirene che promettevano illusioni o false soluzioni. Questa notizia, insieme a quella che il ministro delle infrastrutture Salvini sta lavorando per realizzare una mappatura seria e aggiornata sullo stato delle nostre coste, è un’iniezione di ottimismo per affrontare il difficile percorso che ancora ci aspetta». Tra i politici, è intervenuto sulla questione il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri: «Il tavolo sulla questione dei balneari, istituito presso la presidenza del consiglio, rappresenta l’opportuna attuazione di quanto è stato votato in parlamento nel decreto milleproroghe. Come la nota di Palazzo Chigi chiarisce, l’obiettivo dovrà essere quello di verificare che la risorsa non è scarsa e che quindi non c’è nessun motivo per procedere a gare per le concessioni balneari. La stessa sentenza della Corte di giustizia europea è stata frettolosamente esaminata da alcuni nemici del mondo balneare, che non hanno letto i punti in cui si chiarisce, in maniera molto esplicita, che l’accertamento sulla quantità di risorse spetta ai singoli paesi, i quali possono avere i loro criteri di valutazione. Siccome in Italia ci sono migliaia di spazi dove si possono avviare nuove imprese, la risorsa non è scarsa e quindi il tavolo e le procedure del governo smentiranno quelli che vorrebbero la colonizzazione di un settore produttivo fondamentale per la nostra offerta turistica». Soddisfatto anche il senatore della Lega Gian Marco Centinaio: «L’avvio del tavolo tecnico e la nomina del consigliere del Mit per le concessioni marittime sono passi importanti per dimostrare che le spiagge italiane non sono una risorsa scarsa. La strada sostenuta dalla Lega verso una soluzione positiva e definitiva per i balneari è tracciata». Questo infine il commento del deputato di Fratelli d’Italia Guerino Testa: «La decisione di istituire un tavolo interministeriale allargato alle associazioni di categoria e alle Regioni sulla questione balneari conferma l’impegno assunto dal governo e da Fratelli d’Italia di riformare il settore tenendo conto delle esigenze di migliaia di imprenditori. Non ci sarà alcuna svendita selvaggia; sarà una riforma che salvaguarderà aziende e posti di lavoro».



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