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CHICO FORTI, COLPEVOLE O INNOCENTE?


Enrico Forti, meglio conosciuto come Chico Forti, 64 anni ex produttore televisivo e velista italiano, continua a far parlare di sé da quando nel 2000 è stato condannato per omicidio a Miami. Una vita la sua nella nativa Trento, dove ha conseguito la maturità scientifica nel 1978 e dopo poi a Bologna dove si era trasferito per frequentare l’Istituto superiore di educazione fisica , felice, senza problemi, favorita dalla buona sorte e dalla sua determinazione a emergere dalla solita vita di provincia.

Forti, nel 1979 inizia a praticare lo sport del windsurfing grazie a Karl Heinz Stickl sul lago di Garda. Nel 1984 a Diamond Head, nelle Hawaii, con Robby Naish è tra i primi al mondo a cimentarsi nel looping, ossia il salto mortale all’indietro completo con la tavola da windsurf. Insieme all’hawaiiano Richard White disegna e produce la prima rampa di salto per windsurf (funboard). Tra i vari record vanta anche quello di essere stato il primo italiano a competere nella coppa del mondo di windsurf professionisti PWA (Professional Windsurfing Association) nel 1985.

Un incidente automobilistico purtroppo interrompe la carriera agonistica di windsurfing nel 1987. E dopo una lunga convalescenza, Chico decide di dedicarsi all’attività di produttore di filmati di sport estremi (windsurf, snowboard, surf, skateboard, moto d’acqua, sci nautico a piedi nudi, wakeboard, kitesurfing) e di collaboratore nell’ideazione e nello sviluppo di materiali per lo sport del windsurfing. Scrive inoltre numerosi articoli su riviste specializzate di sport velici e nel 1989 diventa capoeditore di Windsurf Italia.

Viene invitato come ospite a programmi sportivi come Record di Giacomo Crosa (1985), Jonathan – Dimensione avventura di Ambrogio Fogar (1987), Sport USA sulla rete giapponese TV Asahi (1985).

Nel 1990 crea la casa di produzione Hang Loose che trasmette su SuperChannel e successivamente su ESPN. Il programma Hang Loose con la sua specializzazione in sport estremi crea le premesse per la nascita degli Extreme Games, all’apertura dei quali Forti partecipa come ospite d’onore.

Forti in quel periodo partecipa anche al quiz televisivo Telemike, presentandosi sulla storia del windsurf e con la grossa somma di denaro vinta decide di trasferirsi in America. Divorzia dalla moglie italiana e negli Usa incontra Heather Crane, ex modella americana eletta Miss America nel 1990. Tra i due è amore a prima vista. Si sposano e dalla loro  relazione nascono tre figli, Savannah Sky (1994), Jenna Bleu (1996) e Francesco Luce (1998) che viene alla luce proprio quando il il padre nel febbraio 1998 è accusato dell’omicidio di Dale Pike a Miami. Questi i fatti.

Il 15 febbraio 1998 Dale Pike, figlio di Anthony Pike, dal quale Forti stava acquistando il Pikes Hotel, a Ibiza, viene trovato assassinato sulla spiaggia di Sewer Beach, Miami. Il corpo era stato denudato per simulare un omicidio omosessuale, La polizia trova alcuni oggetti vicino al cadavere che erano caduti durante lo spogliamento, tra cui un visto turistico con le parole Pike e Iberia. Nel tentativo di identificare la vittima, la polizia va all’aeroporto di Miami e scopre che su un volo Iberia atterrato il giorno prima era presente un passeggero di nome Anthony Dale Pike, partito da Ibiza con scalo a Madrid. La polizia si informa e trova che a Ibiza esisteva un albergo di nome Pikes di proprietà della famiglia Pike. Gli inquirenti telefonano all’albergo e il manager Antonio Fernandez li informa che Dale era partito per Miami per annullare la vendita dell’albergo, dopo che Fernandez aveva detto a Dale che Forti stava truffando il padre Anthony Pike, affetto da demenza. La polizia cerca Forti per fargli alcune domande e lo localizza a Williams Island a Miami. Appena si presentano i poliziotti Forti seondo le cronnache locali avrebbe fatto domanda che poi l’accusa ha usato come una delle prove contro di lui.  “Siete qui perché è morto Dale?”, circostanza sospetta perché nessuno sapeva ancora che Dale fosse stato ucciso.

Forti poi dice alla polizia che non aveva incontrato né visto Dale, ma viene smentito dai registri dell’aeroporto. Allora Forti cambia versione e dice che Dale era andato a un party. A quel punto la polizia gli mostra i tabulati del suo cellulare che lo localizzano vicino al luogo del delitto. Allora Forti dà la sua terza versione: dice che un suo amico e pregiudicato tedesco Thomas Knott lo ha costretto a prelevare Dale per ucciderlo col ricatto che se si fosse rifiutato avrebbe ucciso tutta la sua famiglia, Chico quindi racconta alla polizia di avere prelevato Dale all’aeroporto e di averlo consegnato in un parcheggio a un tedesco di nome Hans su una Lexus bianca.

Le indagini proseguono e nel corso di una perquisizione la polizia scopre che Forti era coinvolto in una serie di frodi immobiliari a Miami. La pistola usata per l’omicidio era una calibro 22 e la polizia scopre che Forti aveva comprato una calibro 22 pagando con la carta di credito. Interpellato sulla pistola, Forti disse di averla smarrita e di averla data a Knott per il tiro al piattello.

Forti viene accusato di concorso in omicidio (felony murder) e come movente viene indicata la truffa di Forti ai danni di Anthony Pike. Nel  Duemila viene condannato all’ergastolo senza la possibilità di liberazione condizionale. Prima viene incarcerato al South Florida reception center di Doral e poi a Miami, al Dade correctional institution di Florida City. Forti ha sempre dichiarato di essere vittima di un errore giudiziario

Ferdinando Imposimato, all’epoca suo legale italiano, e la criminologa Roberta Bruzzone hanno presentato nel maggio 2012 un rapporto all’allora ministro degli esteri Giulio Terzi di Sant’Agata. Anche il ministro, Emma Bonino ha posto all’attenzione del Governo italiano il caso Forti.

Il legale difensore di Chico Forti, l’avvocato newyorkese Joe Tacopina  ha più volte dichiarato che per il sistema giudiziario statunitense la richiesta di un nuovo processo può avvenire solo presentando prove sconosciute o non conoscibili all’epoca del dibattimento e in grado di modificare l’esito dello stesso.

Il 23 dicembre 2020, il ministro degli affari esteri Luigi Di Maio annunciò che il governatore della Florida Ron DeSantis aveva accolto con riserva l’istanza di Chico Forti di avvalersi dei benefici previsti dalla CEDU, con la possibilità di essere trasferito e scontare la pena in Italia. Ma i giudici statunitensi in barba all’annuncio del ministro, si opposero immediatamente asserendo che lo Stato italiano non avrebbe offerto le opportune garanzie sulla certezza della pena di Forti in Italia perché la legislazione italiana prevede molti sconti ai carcerati seppur colpevoli. Quindi di fatto Chico tuttora non può che stare prigioniero negli Stasti Uniti.

Molte personalità dello spettacolosi sono unite a un movimento di opinione per chiedere la revisione del processo. Dal cantante Enrico Ruggeri, che alla vicenda ha dedicato il brano L’America (Canzone per Chico Forti) ai ragazzi de Lo Zoo di 105. In particolare Marco Mazzoli, fondatore dello Zoo, e vincitore dell’appena terminata Isola dei Famosi, lo ha citato mentre esultava per la sua vittoria, asserendo che il dramma di Foti lo aveva compreso ancora di più proprio vivendo sull’isola, come un prigioniero, “dove lui aveva la certezza però che prima o poi ne sarebbe uscito, ma Chico no dalla prigione”.   

Del caso di Forti si sono occupati il programma televisivo italiano Le Iene, il programma televisivo statunitense della CBS 48 Hours e l’emittente pubblica svedese SVT con il film-documentario Framed in Miami di Thomas Salme. Tra tanti innocentisti c’è anche chi invece chi sostiene la colpevolezza di Forti. Tra questi diversi studiosi come Claudio Giusti, il sociologo e criminologo Pasquale Castronuovo, il dirigente di P.S. Marco Strano e la criminologa Ursula Franco. La serie televisiva Power, Privilege, and Justice ha dedicato una “puntata colpevolista” al caso, con incipit “la truffa di Forti per sottrarre un albergo di lusso a Ibiza viene scoperta dal figlio di Pike”. L’8 febbraio 2023 l’artista Nello Petrucci, in occasione del 64º compleanno di Forti, ha presentato al palazzo Benvenuti di Trento la scultura in marmo “Chico sono io”, alla presenza delle autorità.

I famigliari hanno sempre creduto all’innocenza di Chico e i figli e la moglie lo hanno sempre sostenuto. “L’ho sempre sentito speranzoso, incoraggiante”, ha detto il figlio Francesco Luce che continua a sperare in una svolta positiva. ”Mio padre non ha mai mostrato alcuna debolezza. Mi ha sempre fatto credere che non sarebbe rimasto lì per sempre… Quello che è accaduto non ha mai avuto alcun senso per me. Anche a oggi, non ha alcun senso il fatto che lui sia in prigione come un delinquente”.



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