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EMANUELA ORLANDI: PERCHÉ ALCUNI SENATORI ORA BLOCCANO IL LAVORO DELLA COMMISSIONE PARLAMENTARE CHE SI OCCUPA DEL CASO?


“In questi giorni ricorre il 40esimo anniversario della scomparsa di Emanuela Orlandi. Desidero approfittare di questa circostanza per esprimere ancora una volta la mia vicinanza ai familiari, soprattutto alla mamma, e assicurare la mia preghiera. Estendo il mio ricordo a tutte le famiglie che portano il dolore di una persona cara scomparsa”. Lo ha detto Papa Francesco oggi al termine della preghiera dell’Angelus. In piazza San Pietro è presente un gruppo di persone, tra cui il fratello di Emanuela, Pietro, che manifestano per avere ‘verità e giustizia’. “È caduto il tabù su Emanuela. Il Papa l’ha ricordata”, ha commentato Pietro Orlandi dopo aver ascoltato il Pontefice.

La sparizione di Emanuela Orlandi, cittadina vaticana di 15 anni, avvenne verso le 19 del 22 giugno 1983, quando questa ragazzina appena quindicenne, figlia di un alto dipendente del Vaticano, scomparve nel nulla dopo essere uscita da una scuola di musica nel centro di Roma, dove era andata a lezione di flauto. Un mistero la sua scomparsa cui nel tempo sono state date varie interpretazioni. C’è chi ha asserito che il caso di questa ragazza potesse essere collegato al caso Roberto Calvi, il giornalista e banchiere del Banco Ambrosiano trovato morto impiccato il 18 giugno 1982, a due anni quasi esatti del rapimento di Emanuela, sotto al Ponte dei Frati, sul Tamigi, a Londra. Il motivo? Quando si scoprì la sua appartenenza alla loggia P2 e il banchiere rimase senza protezioni e decise  di chiedere aiuto al Vaticano e alla sua banca, lo IOR, prima di essere arrestato per reati valutari, si avvicinò a Flavio Carboni, legato a boss della mafia e i malavitosi della Banda della Magliana, con cui iniziò una copiosa attività di riciclaggio di denaro sporco. Da qui è nata lipotesi che Emanuela potesse essere stata rapita per intimare il silenzio alle autorità vaticane per errore al posto di un’atra ragazza Raffaella Gugel, che le assomigliava molto e che abitava nel suo stesso palazzo e come Emanuela aveva il padre Angelo Gugel, che lavorava in Vaticano, come l’assistente personale di papa Giovanni Paolo II e, ancora prima, stretto collaboratore di Marcinkus, il monsignore ex presidente dello Ior.

La pista della banda della Magliana

L’ipotesi che Emanuela potesse essere stata rapita dalla Banda della Magliana, un vero e proprio commando di uomini, mandato su ordine di Renatino De Pedis, il boss della banda della Magliana, era stata una pista avvalorata anche Marco e Salvatore Sarnataro, un amico di Emanuela e suo padre. Marco, morto nel 2007,  all’età di 46 anni, confessò al padre della Orlandi di aver preso parte al rapimento dell’amica asserendo che a ordinargli il rapimento sarebbe stato De Pedis. Il primo a parlare della pista della banda della Magliana fu Accadi, uno dei mitomani delle telefonate che sollevarono interrogativi sul caso di Emanuela, dopo aver chiamato Chi l’ha visto?. Il motivo del rapimento di Emanuela? La protezione di un alto prelato vaticano che come ricompensa, avrebbe concesso a De Pedis un sepolcro in Sant’Apollinare. Anni dopo, proprio dentro la basilica sono stati ritrovati i resti del boss, ma nonostante le testimonianze della sua ex amante Sabina Minardi, non è mai stato dimostrato il suo coinvolgimento diretto. E dopo anni di indagine sotto il capo della procura Giancarlo Capaldo, il suo successore, Giuseppe Pignatone, si decise di archiviare il caso.

In tempo recenti, l’ex procuratore capo di Roma, Capaldo, ha fatto riferimento ad una vera e propria trattativa segreta relativa alla scomparsa di Emanuela Orlandi e alla sepoltura di Enrico De Pedis parlando in Tv di nuovi elementi da comunicare nelle opportune sedi, rivelando poi che quando era titolare dell’inchiesta relativa alla scomparsa di Emanuela, alcuni esponenti vaticani gli avrebbero chiesto di eliminare l’attenzione negativa che la stampa riservava allo Stato pontificio aprendo la tomba di De Pedis per cancellare qualsiasi collegamento. Il Riformista nel dicembre 2022 pubblicò due audio risalenti al 2009 nei quali uno dei soci di De Pedis lanciavano pesanti accuse nei confronti del Vaticano, ma senza mai fare esplicito riferimento né a Emanuela Orlandi né a Mirella Gregori. Nell’audio parlava di “alcune ragazze”. “Non hanno fatto altro che chiamare De Pedis e gli hanno detto sta succedendo questo, ci puoi dare una mano?”.

Nel  tempo le indagini oltre a concentrarsi sulla malavita romana, hanno preso in considerazione altre piste collegate alla pedofilia. In quegli anni in Italia si parlava molto di “tratta delle bianche” e molte furono le ragazze che sparivano nel nulla. Nel nostro Paese oltre duemila,  tra queste anche Mirella Gregori, scomparsa il 7 maggio dello stesso anno in cui è sparita nel nulla Emanuela.  Ma anche l’ipotesi che la Orlandi fosse stata rapita da un’organizzazione che reclutava minorenni a scopo sessuale, utilizzando come escamotage l’offerta di un provino per diventare attrice, sfumò nel nulla. I riflettori delle indagini si riaccesero sul caso di Emanuela quando durante alcuni lavori di ristrutturazione alla Nunziatura Vaticana, sotto al pavimento della sede di via Po vennero ritrovate delle ossa. Trattandosi di un palazzo della Santa Sede, il collegamento con Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, scomparsa un mese prima, fece sperare agli inquirenti di essere vicini alla soluzione del casi. Ma quando dopo dall’analisi dei reperti si scoprì che quelle ossa avevano un’anzianità di più cento anni, anche quella pista venne abbandonata,

Il caso di Emanuela sembrò avere un’altra svolta nel 2019, quando arrivò agli inquirenti una lettera anonima con indicazioni precise su dove trovare tracce della ragazza scomparsa. “Cercate dove indica l’angelo”, facendo riferimento alla scultura di un angelo che sovrasta i due loculi e indica verso il basso. L’analisi è poi venne affidata a Giovanni Arcudi, dell’Università Tor Vergata di Roma che si è occupato di analizzare i reperti per prelevare i campioni del dna e prelevarli, insieme al perito indicato dalla famiglia Orlandi. Secondo il Giudice Unico dello Stato della Città del Vaticano, però, anche a quelle ossa rinvenute si doveva dare un’anzianità di almeno un secolo. Così il Vaticano poi decise di archiviare l’indagine lasciando, però, alla famiglia Orlandi la possibilità di procedere, privatamente, facendo ulteriori accertamenti su alcuni frammenti già repertati e custoditi, in contenitori sigillati, presso la Gendarmeria.

Anche la scomparsa di un’altra ragazza, Skerl, per tutti Katty, 17 anni figlia di un regista svedese Peter Skerl, assistente di Ingmar Bergman e gira alcuni film erotici di un certo successo, avvenuta fra il 1982 e il 1984, venne associata al caso della Orlandi. Ad unire i casi alcune dichiarazioni di Accetti, uno dei mitomani che spesso si è espresso sulla scomparsa di Orlandi e su altre numerose vicende di quegli anni, ma anche l’esistenza di un plico inviato ad un’amica di Emanuela e alla sorella di Mirella Gregorio dove c’era scritto su un foglio: “Non cantino le due belle more per non apparire come la baronessa e come il ventuno di gennaio martirio di Sant’Agnese con biondi capelli nella vigna del Signore”. Uno scritto nel quale si colsero evidenti i riferimenti alle ragazze: Emanuela e Mirella, indicate come “due belle more” e a Skerl, la ragazza dai capelli biondi.

Nel dicembre 2022 sulle scene delle indagini a dire la sua arriva anche l’attentatore di Papa Giovanni Paolo II, Ali Agca, con l’invio di una lettera al fratello di Emanuela in cui diceva: “I rapimenti di Emanuela e di Gregori furono decisi dal Governo vaticano ed eseguiti da uomini del Servizio segreto vaticano vicinissimi al Papa. La trattativa pubblica era ovviamente una sceneggiata ben orchestrata da pochi alti prelati operanti all’interno dei servizi vaticani. Emanuela Orlandi era un fatto tutto vaticano ed é stata presa in consegna da alcune suore fin dall’inizio, ha compreso l’importanza del suo ruolo e lo ha accettato serenamente. So di lei soprattutto grazie a un Padre spagnolo che mi ha visitato in Italia e anche qui a Istanbul. Un uomo, un religioso, animato da una fede autentica, che conosce i misteri del mondo e che non mente”.

La svolta di Pietro Orlandi

Quest’anno invece è stato il fratello di Emanuela, Pietro Orlandi, a parlare di nuovi indizi. E lo ha fatto con più precisione, il giorno del quarantesimo anniversario della scomparsa della sorella, ossia lo scorso 22 giugno, rivelando che ci sarebbero nuovi elementi per una possibile svolta del caso. “Però ci serve la collaborazione di persone anche che lavorano in Vaticano, che sono a conoscenza di questo fatto, che si liberino la coscienza e che abbiamo il coraggio di non rimanere nell’anonimato. Abbiamo bisogno di loro”, ha dichiarato. Anche papa Francesco sarebbe a conoscenza della verità su Emanuela: a svelarlo sarebbero delle chat Whatsapp di alcune persone vicine al pontefice. “Un giorno la Chiesa dovrà chiedere scusa, nessun potere, per quanto forte, potrà mai fermare la verità, anche se resterà solo una persona a difenderla”, ha continuato. E proprio grazie alla determinazione della famiglia Orlandi il Vaticano quest’anno ha deciso di riaprire le indagini su Emanuela. Parallelamente anche la Procura di Roma ha aperto un’indagine sulla scomparsa della ragazza. “Dopo 40 anni non solo non è facile trovare elementi, ma nemmeno fare le pulci alle attività svolte dagli inquirenti dell’epoca perché ogni situazione, ogni indagine va contestualizzata”, aveva però dichiarato il procuratore capo Francesco Lo Voi. Ma la notizia arrivata proprio nel giorno del quarantennale della scomparsa, è che il procuratore vaticano Diddi ha dichiarato che vi sono carte e piste meritevoli di essere approfondite, che finora non sono mai state prese in considerazione.

“Dal Papa”, ha detto Orlandi, “è arrivato un segnale positivo, spero sia ascoltato dai senatori che si stanno opponendo alla Commissione parlamentare di inchiesta perché devono sapere che anche il Papa in questo momento vuole si arrivi alla verità. Il Papa che dopo 40 anni ricorda Emanuela e prega perché questa storia abbia una fine e si arrivi a fare chiarezza, è secondo me il messaggio più positivo che in questo momento poteva dare Papa Francesco”, ha sottolineato ancora Pietro ricordando che è stato proprio questo Pontefice a favorire l’apertura dell’inchiesta in Vaticano. E le parole di oggi di Papa Francesco all’Angelus dimostrano questa volontà, sono contento”, ha continuato.

A chi gli faceva notare che la piazza, durante l’intervento del Papa, urlava “verità”, Pietro ha risposto: “È normale, la storia finirà quando avremo verità e giustizia per Emanuela. Ma questo è un bel passo avanti”. “Le altre volte che siamo venuti qui era stato negato alla stampa di entrare o, tranne in un caso, di portare le foto – ricorda il fratello di Emanuela -, invece io ho percepito, in questo momento, la volontà del Vaticano di essere vicino alle persone in questa solidarietà”.



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