Pechino cambia rotta e per dare una sferzata positiva all’economia cinese che fatica a riprendersi dalla pandemia, ora oltre a cercare partner sui mercati emergenti del Medio Oriente e del Sud-est asiatico, tenta di ricucire i rapporti con gli Stati Uniti e l’Unione Europea. Il premier del Consiglio di Stato cinese Li Qiang, che da tempo ha in programma di fare un viaggio un Europa, lo scorso 27 giugno, a Tianjin, al World Economic Forum di Tianjin, ha dichiarato che la crescita cinese sta accelerando e a fine anno, dovrebbe raggiungere l’obiettivo annuale di circa il 5%. Una fiducia che non trova riscontro però nelle più recenti previsioni delle principali banche d’affari, che recentemente hanno tagliato le stime di crescita della Cina per il resto dell’anno, anche in seguito ai deboli dati sulla produzione e sulle vendite al dettaglio. Numeri che hanno confermato la traballante ripresa post-Covid e da cui non si è intravista alcun risalita nella restante parte del 2023.
Il PIL cinese è cresciuto del 4,5% su base annua nei primi tre mesi dell’anno, ma ora sembra avere messo la retromarcia. “Lanceremo misure più semplici ed efficaci per espandere il potenziale della domanda interna, ravvivare la vitalità del mercato, promuovere uno sviluppo e promuovere un’apertura economica verso il resto del mondo”, ha assicurato il Premier cinese Li, che ha promesso di “seguire la tendenza dei tempi, sviluppare ulteriormente un consenso e costruire con fermezza un’economia mondiale aperta”. Dando poi una stoccata ai vertici dell’Unione Europea alludendo al recente discorso della Presidente europea Ursula von der Leyen sulla necessità di “ridurre i rischi” di dipendenza dalla Cina.
“Ci opponiamo fermamente alla politicizzazione artificiale delle questioni economiche e commerciali”, ha ribadito il Premier esortando a “superare le differenze” ed a cooperare con l’Europa. Ora la Cina sta cercando di riavviare il suo settore privato, di ridurre la disoccupazione giovanile per evitare la reinflazione degli asset. Puntando sul valore aggiunto che può darle di riflesso Hong Kong, perché sa perfettamente che le multinazionali, i migliori talenti professionali e i principali finanzieri la prediligono per il suo sistema politico ed economico oltre che sociale alla terraferma. Questo è il motivo per cui gran parte dei talenti che si trasferiscono da Hong Kong hanno optato per luoghi come Singapore e Seoul, invece che Shenzhen, Shanghai o Pechino. Mantenere legami salubri con le principali aziende tecnologiche, come Google e Meta, ora per la Cina è vitale, perché la loro eventuale uscita, seppur forzata dalla regolamentazione di Hong Kong e aggravata dalla pressione pubblica statunitense, le creerebbe un danno irreparabile.
Scopri di più da WHAT U
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.