Dei tre i testamenti di Silvio Berlusconi depositati presso il notaio Roveda di Milano, assurge oggi all’attenzione della cronaca il primo, quello del 2 ottobre 2006, nel quale l’ex leader di FI aveva deciso che la parte di eredità disponibile, venisse divisa dopo la sua morte, in parti uguali fra i figli Marina e Pier Silvio, mentre la quota legittima doveva essere divisa tra tutti i cinque figli in parti uguali. Nemmeno un cenno in quell’atto a Veronica Lario, l’ex moglie. Per questo motivo in questi giorni è rinato il gossip secondo il quale la Lario avrebbe deciso di divorziare dal fondatore della Fininvest, nel 2009, proprio per essere stata esclusa dal suo testamento. Illazioni che la l’ex moglie di Berlusconi questa volta non ha voluto ignorare e ha contestato con una replica arrivata nel giro di poche ore e nella quale ha puntato il dito proprio contro il quotidiano La Repubblica reo di avere formulato questa ipotesi. “Smentisco categoricamente quanto affermato da Repubblica di oggi (7 luglio 2023, ndr) che ipotizza una correlazione fra la volontà testamentaria di Silvio Berlusconi dell’ottobre 2006 e la lettera con la quale nel maggio del 2009 presi le distanze dai comportamenti del mio ex marito. Non ero assolutamente a conoscenza allora del testamento olografo registrato dal notaio Arrigo Roveda nell’ottobre 2006, cosi come non ne ero a conoscenza fino a due giorni fa’, ha detto la Lario. “Le ragioni del divorzio non sono mai state legate a presunte volontà testamentarie di cui ribadisco sono venuta a conoscenza in queste ore attraverso la lettura dei giornali”‘.
E dire che il 31 gennaio 2007 lei scelse proprio La Repubblica, quotidiano non solo concorrente, ma politicamente sul versante opposto del marito, come destinatario di una sua lettera per chiedere al marito pubbliche scuse per avere offeso la sua dignità di donna. Il motivo? Alla cena di gala che segue la premiazione dei Telegatti, Berlusconi avvicinandosi a una signora all’epoca disse: «… se non fossi già sposato ti sposerei subito. Con te andrei ovunque». La lettera quella della Lario che non fu una banale scenata pubblica fra due coniugi. Ma un ‘je accuse’ molto più profondo e meditato. “Oggi nei confronti delle mie figlie femmine, ormai adulte”, scrisse la Lario, “l’esempio di donna capace di tutelare la propria dignità nei rapporti con gli uomini assume un’importanza particolarmente pregnante; la difesa della mia dignità di donna ritengo possa aiutare mio figlio maschio a non dimenticare mai di porre tra i suoi valori fondamentali il rispetto per le donne, così che egli possa instaurare con loro rapporti sempre sani ed equilibrati”. Uno sfogo che ruppe definitivamente i già instabili equilibri, di una coppia che coppia non lo era più da tempo, visto che vivevano “da separati in casa”. Ma non fu questo però che decretò la fine del matrimonio tra lei e Berlusconi. Ma quello successivo, quando due anni dopo, il 28 aprile 2009, in un’email all’Ansa Veronica prese le distanze da due fatti ben precisi: l’uso delle donne nelle candidature per le imminenti elezioni europee e la partecipazione di suo marito, all’epoca premier, alla festa per i diciott’anni di una ragazza di Casoria, Noemi Letizia. “La strada del mio matrimonio è segnata”, scrisse la Lario. “Non posso stare con un uomo che frequenta le minorenni. Chiudo il sipario sulla mia vita coniugale. Io e i miei figli siamo vittime e non complici di questa situazione. Non posso più andare a braccetto con questo spettacolo. Qualcuno ha scritto che tutto questo è a sostegno del divertimento dell’imperatore. Condivido. Quello che emerge dai giornali è un ciarpame senza pudore. E tutto in nome del potere. Figure di vergini che si offrono al drago per rincorrere il successo e la notorietà… e per una strana alchimia, il paese tutto concede e tutto giustifica al suo imperatore. Quello che emerge oggi attraverso il paravento delle curve e della bellezza femminile, e che è ancora più grave, è la sfrontatezza e la mancanza di ritegno del potere che offende la credibilità di tutte. La cosa ha sorpreso molto anche me”, e facendo riferimento alla festa dell’allora diciottenne di Casoria, aggiunse: “Anche perché non è mai venuto a nessun diciottesimo dei suoi figli pur essendo stato invitato».
Ma Veronica non fu l’unica donna a creare problemi a Berlusconi in quel periodo. Perché allo sfogo della Lario si aggiunse poi anche quello di Patrizia D’Addario, la prima a parlare dei festini che si svolgevano a palazzo Grazioli poco dopo il caso Ruby, con tutto quel che ne conseguì a fine ottobre 2010. Lo fece con un’intervista al Corriere della sera del 17 giugno 2009, rivelando un sistema di scambio corpo-danaro-potere che a suo dire “era molto più esteso e radicato di quanto si potesse pensare, incardinato su una colonizzazione dell’immaginario femminile che sogna solo comparsate in tv”.
Berlusconi l’8 novembre 2011 diede le dimissioni da capo del governo e non rimise più piede a palazzo Chigi fino al 2018, quando tornò candidabile e venne eletto parlamentare europeo alle elezioni europee del 2019. Alle elezioni politiche del 25 settembre 2022 il premier vinse nel collegio uninominale di Monza, perciò tornò al Senato dopo nove anni di assenza.
La lettera ai figli e l’assenza di Luigi
Oltre al primo testamento anche alla lettera scritta da Berlusconi mentre stava andando al San Raffaele sono state date tante interpretazioni solo perché in essa il cavaliere ha dimenticato di scrivere il nome dell’ultimogenito Luigi, seppur quasi sicuramente per lo stato in cui si trovava, solo per dimenticanza. «Cara Marina, Pier Silvio, Barbara e Eleonora, sto andando al San Raffaele, se non dovessi tornare vi prego di prendere atto di quanto segue», inizia il testo. «Dalle vostre eredità di tutti i miei beni dovreste riservare queste donazioni a: Paolo Berlusconi, 100 milioni di euro; Marta Fascina, 100 milioni di euro; Marcello Dell’Utri: 30 milioni di euro. Per il bene che gli ho voluto e per quello che loro hanno voluto a me», continua. E poi il saluto affettuoso ai figli. «Grazie, tanto amore a tutti voi, il vostro papà». Firmato Silvio Berlusconi. A tirare una linea sopra gli ulteriori gossip, ci ha pensato Pier Silvio, vicepresidente esecutivo e amministratore delegato di Mediaset, in occasione della presentazione dei palinsesti tv, che ha parlato anche di diritti del calcio e del futuro del club brianteo. “Non è stata una serata Mediaset come tutte le altre”, ha detto commosso Pier Silvio, per la mancanza di papà Silvio, ribadendo l’assenza di volontà di vendere la società della famiglia. “La sua mancanza è enorme e cresce con il passare dei giorni. Mi manca più l’uomo che il professionista perché la mia crescita è stata naturale, quando lui è entrato in politica ho cominciato subito ad occuparmi di Mediaset, è stato tanto grande che mi ha dato la possibilità di andare avanti senza di lui prima che ci lasciasse”.
E parlando del Monza ha aggiunto: “Al centro della partita c’è Adriano Galliani, e meno male che c’è, è il più bravo a gestire una squadra di calcio, lo dico con affetto e stima ma anche con razionalità, quello che noi possiamo dire da figli è che troveremo la strada per fare andare avanti il sogno di mio papà al meglio. Adesso è tutto così fresco, capiremo guardando avanti e le prospettive”.
La Villa di Arcore
Tanto si è detto anche sul destino della villa di Arcore. Saranno i figli, eventualmente, a decidere se concedere a Fascina l’usufrutto o altro diritto sulla villa san Martino, dove sono sepolte le ceneri del Cavaliere nel mausoleo progettato da Pietro Cascella. Per ora non sono queste le questioni sulle quali Pier Sivio e Marina vogliono concentrarsi. Nessuna disposizione invece per Forza Italia, per la quale il Cavaliere ha garantito i debiti pari a 100 milioni di euro, e per il Monza, che molti dicono sia destinato alla vendita. Fonti di Forza Italia fanno però filtrare che il debito di Forza Italia verrà garantito da Pier Silvio e Marina con apposite fideiussioni, facendoli diventare di fatto proprietari del simbolo. Intanto pare che Adriano Galliani sarà anche candidato alle suppletive al Senato per il seggio lasciato vacante da Berlusconi.
La gestione societaria
Tornando ai comunicati di Fininvest, è importante notare come venga rimarcata la continuità nella gestione societaria e che non ci sia un soggetto indiretto unico alla guida. Un dettaglio tecnico ma necessario per garantire che non è cambiato il soggetto in controllo della società (e delle sottostanti). E, di conseguenza, che non siano attivabili eventuali clausole presenti nei contratti attivi di Fininvest – chiamate «change of control» – che garantirebbero la possibilità di risolvere tali accordi.
Il caso D’Urso
Pier Silvio Berlusconi in occasione del lancio dei nuovi palinsesti Mediaset 2023-2024, ha anche fatto chiarezza sulla cancellazione di Pomeriggio 5, lo storico programma della fascia pomeridiana condotto da Barbara D’Urso: “Ringrazio Barbara per la professionalità e l’impegno. Ci ha chiesto un rinnovo di due anni con la garanzia di almeno un prime time all’anno. Ci siamo resi conto che forse le stava stretto solo lo spazio di Pomeriggio 5″»”, ha detto Berlusconi. “Al posto di Barbara D’Urso, ci penserà Myrta Merlino – ex conduttrice di L’aria che tira – a guidare il nuovo contenitore pomeridiano di Canale 5 da settembre. La presentatrice dalle pagine di Repubblica, nei giorni scorsi ha usato parole dure nei confronti dell’ad di Mediaset: “«”Provo dolore, sgomento e rabbia. Non ho concordato proprio niente”, si è sfogata D’Urso. “Mi sono trasferita a Milano senza i miei figli. Ne ho sopportate tante, forse un giorno lo racconterò. Ho messo la testa sott’acqua perché lavoravo con passione, ma adesso basta”. Eppure, assicura oggi Pier Silvio Berlusconi, la decisione di sostituire Pomeriggio 5 con un nuovo programma pomeridiano non è un affronto personale, ma una semplice scelta editoriale. “Volendo cambiare la linea pomeridiana, abbiamo preferito interrompere a dicembre con chiusura contratto. Una discontinuità dopo tanti anni farà bene anche a lei. Non è una punizione, è solo un passaggio per andare in una direzione più giornalistica», ha concluso l’ad di Mediaset.
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