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NELLA SUA CASA DI PARIGI È MORTA JANE BIRKIN


L’attrice e cantante Jane Birkin, che ha affascinato la Francia con la sua grazia inglese, il suo stile e il suo accento francese e ne ha fatto la sua casa, oggi è stata trovata morta nella sua casa di Parigi.

La star londinese ha cominciato la carriera di attrice teatrale, seguendo le orme della madre, a 17 anni a Londra, negli anni della swinging London. Ha in seguito esordito come cantante in un musical, esortata dal compositore inglese John Barry (l’autore delle musiche dei film di James Bond), che poi ha sposato all’età di 19 anni. Da questo matrimonio ha avuto la sua prima figlia, Kate Barry, nata nel 1967 e deceduta nel 2013. Il suo esordio cinematografico è stato nel 1965 con Non tutti ce l’hanno di Richard Lester, ma è con il film seguente, Blow-Up di Michelangelo Antonioni (1966), grazie alla scena in cui compare in topless, che la Birkin che raggiunge la celebrità, diventando un’icona della swinging London grazie al suo corpo androgino e alla sua femminilità sensuale. Nel 1968 sul set del film francese Slogan conosce il cantante e musicista Serge Gainsbourg. Tra i due inizia un lungo sodalizio sentimentale e professionale che li celebra come una delle coppie più celebri e trasgressive del jet set dell’epoca.

Alla fine del 1968 i due incidono a Londra il primo album frutto della loro collaborazione, intitolato Jane Birkin – Serge Gainsbourg. Le canzoni contenute erano reinterpretazioni di precedenti composizioni di Gainsbourg (come ad esempio Les sucettes) o canzoni che egli stesso aveva composto sul traghetto che portava lui e la compagna in Inghilterra poco prima della registrazione dell’album. La pubblicazione del disco viene anticipata l’anno successivo dal celebre singolo Je t’aime… moi non plus, che suscita scandalo per il testo esplicito che alterna parole d’amore e descrizione di un rapporto sessuale. In Italia il 15 agosto 1969 la canzone venne esclusa dal programma radiofonico Hit Parade perché ritenuta oscena. Il 22 l’Osservatore Romano ne pubblica il testo tradotto in italiano per giustificare la scelta della RAI. Il 28, su ordine della Procura della Repubblica di Milano così il disco viene sequestrato su tutto il territorio nazionale. Nonostante le polemiche e i divieti, il brano diventa un successo in molti paesi, vendendo più di cinque milioni di copie e regalando notorietà mondiale alla coppia.

I due vanno a vivere a Parigi insieme alla figlia di Jane, nell’appartamento al 5 bis di rue de Verneul nel 7º arrondissement, che diventa un punto d’incontro di artisti, intellettuali e bohémien dell’epoca. Nel 1971 nasce la loro figlia, l’attrice Charlotte Gainsbourg. Dopo aver partecipato all’incisione dell’album di Gainsbourg Histoire de Melody Nelson (1971), durante gli anni settanta Birkin continua l’attività di cantante incidendo alcuni album scritti prevalentemente dal marito, che la fanno diventare una delle più apprezzate interpreti d’Oltralpe. Parallelamente Jane prosegue la sua carriera di attrice, alternando produzioni francesi (La piscina, Il romanzo di un ladro di cavalli, Una donna come me) ed internazionali (Assassinio sul Nilo). Viene anche diretta dal marito nel controverso Je t’aime moi non plus (1976), in cui recita nuda per buona parte del film.

Il loro amore però arriva al traguardo e i due si separano nel 1980 continunando a lavorare assieme. Successivamente la Birkin si lega al regista francese Jacques Doillon, con cui inizia una nuova fase della sua carriera, abbandonando l’immagine sexy e trasgressiva che l’aveva caratterizzata negli anni precedenti per fare emergere una personalità più matura, versatile e complessa. Dalla loro relazione nasce nel 1982 una terza figlia, Lou Doillon, che diventata poi una modella, cantante e attrice.

Nel corso degli anni ottanta, oltre che nei film diretti da Doillon, Jane recita fra gli altri anche per Jean-Luc Godard, Patrice Leconte, Paul Morrissey e Agnès Varda. Candidata  per due volte ai premi César, il principale riconoscimento cinematografico francese, nel 1984 per La Pirate di Jacques Doillon e nel 1986 per La donna della mia vita di Régis Wargnier nel 1985 alla Mostra del Cinema di Venezia  la giuria premia la sua interpretazione in Polvere di Marion Hänsel come la migliore del festival (ex aequo con quella di Sandrine Bonnaire), senza però decidere di assegnarle il premio per la migliore interpretazione femminile.

Jane prosegue la sua carriera musicale, pubblicando gli album Baby Alone in Babylone (1983, Disco d’oro in Francia) e Lost Song (1987), sempre scritti da Gainsbourg. All’età di quarant’anni nel febbraio 1987 celebra il suo esordio dal vivo  debuttando al teatro Bataclan di Parigi un’attività di recital a cui si dedicherà regolarmente negli anni successivi.

Nel 1984 la casa francese Hermès crea per l’attrice una borsa, la Birkin Bag, divenuta poi una delle cosiddette It Bags, le borse più iconiche del mondo.

Dopo la separazione anche da Doillon, la Birkin inizia a diradare l’attività cinematografica, privilegiando quella musicale e teatrale. Nel 1990 esce Amour des feintes, l’ultimo album scritto per lei dall’ex compagno Serge Gainsbourg che muore per arresto cardiaco nel 1991. La Birkin successivamente ha continuato a onorare la sua memoria in numerosi e recital teatrali.

Negli anni successivi Jane Birkin continua a incidere diversi album di successo in Francia, collaborando spesso con altri artisti come Paolo Conte, Manu Chao, Beth Gibbons, Bryan Ferry, Hector Zazou, Caetano Veloso, Brian Molko, Yann Tiersen, e si esibisce dal vivo in concerti e spettacoli teatrali.Nel 2007 passa dal ruolo di attrice a quello di regista dirigendo nel 2007 il film autobiografico Boxes. In seguito a una malattia cronica, Birkin decide di ritirarsi dalle scene, chiudendo con Quai d’Orsay di Bertrand Tavernier (2013) la sua carriera di attrice cinematografica.

Dagli anni Duemila Jane si impegna sul fronte sociale e umanitario, in particolare per chiedere la liberazione della leader birmana Aung San Suu Kyi e in qualità di ambasciatrice di Amnesty International, visita la Bosnia e la Cecenia, canta in Cisgiordania e a Ramallah e si impegna a favore delle vittime del conflitto in Ruanda. Durante una missione umanitaria nella ex Jugoslavia  incontrato lo scrittore Olivier Rolin, che è divenuto il suo ultimo compagno. Jane è stata fra i duecento firmatari dell’appello contro il riscaldamento globale pubblicato nel 2018 in prima pagina dal quotidiano Le Monde.

Nel 2013 sua figlia Kate Berry si suicida a Parigi in seguito a un periodo di depressione, Un duro colpo per la Birkin che interrompere la sua carriera per un lungo periodo.

Nel 2016 Jane riceve dal Festival del Cinema di Locarno  un tributo alla carriera. Nel 2020 esce Oh! Pardon tu dormais…, una raccolta di brani tratti da un suo spettacolo teatrale, realizzata in collaborazione con Étienne Daho. E negli anni seguenti la diva continua regolarmente a tenere concerti dal vivo. Nel 2021 viene colpita da un leggero ictus, che supera rapidamente e nello stesso anno la figlia Charlotte le dedica il documentario Jane by Charlotte. Nel 2022 la Univeral Music ha annuncia la ristampa integrale di tutta la discografia in studio dell’artista, dal 1969 ad oggi.



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