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TRUMP ARRESTATO PER 20 MINUTI ACCUSA LA PROCURATRICE WILLIS DI VOLERE BLOCCARE LA SUA CANDIDATURA ALLA CASA BIANCA


L’arresto di Trump è durato solo 20 minuti, con rilascio immediato su cauzione, ma ovviamente ha catturato l’attenzione mondiale perché l’’episodio è entrato a far parte ora della storia americana perché è la prima volta nella storia, che un ex presidente degli Stati uniti viene arrestato e immortalato con un click alla stregua dei piccoli spacciatori o a guidatori ubriachi che vengono mandati in prigione ogni giorno. L’ex presidente si è costituito giovedì sera nella prigione della contea di Fulton per essere denunciato con l’accusa di reato in relazione agli sforzi per ribaltare i risultati delle elezioni presidenziali del 2020 in Georgia. E dallo scorso aprile è arrivato all’arresto numero 4. La cronaca dei fatti. Il tycoon è arrivato in prigione poco dopo le 19:30 ET seguito da un corteo in stile presidenziale. Lì gli sono state prese le impronte digitali, è stato fotografato per una foto segnaletica in pochi minuti, secondo i registri della prigione e poi è stato rapidamente rilasciato. Di fatto è entrato e uscito dalla prigione in circa 20 minuti. “Quello che è successo qui è una parodia della giustizia”, ​​ha detto Trump ai giornalisti che lo hanno seguito prima che salisse sull’aereo per lasciare Atlanta. “Non abbiamo fatto nulla di male e abbiamo tutto il diritto di contestare un’elezione che riteniamo disonesta”. 

Trump, 77 anni, aveva lasciato la sua casa estiva a Bedminster, nel New Jersey, poco prima delle 16:00 ET e aveva preso il suo aereo privato per Atlanta, dove era stato incriminato la scorsa settimana con l’accusa di racket statale e cospirazione. “Devo iniziare a prepararmi per andare ad Atlanta, in Georgia, per “essere ARRESTATO da una sinistra radicale, da una procuratrice distrettuale di basso livello, Fani Willis”, ha scritto giovedì pomeriggio in un post sulla sua piattaforma di social media Truth Social. Dopo essere arrivato in prigione, l’ex presidente Usa è stato processato e rilasciato, in base agli accordi presi dai suoi avvocati con l’ufficio della procuratrice, dopo avere versato una cauzione da 200.000 dollari. Al momento non è stata annunciata una data per la sua udienza in tribunale. L’ex presidente nel frattempo continua a proclamare la sua innocenza e a difendersi dicendo di non essere colpevole di alcun illecito e ha accusato la procuratrice Willis di “interferenza elettorale” per averlo accusato mentre è candidato alla presidenza. Nel frattempo, la maggior parte dei 18 coimputati di Trump si sono già arresi, incluso il suo ex capo dello staff della Casa Bianca, Mark Meadows, che ha ammesso le sue colpe ed è stato rilasciato dopo avere pagato una cauzione da 100.000 dollari. La Willis aveva fissato il termine per ieri, venerdì 25 agosto a mezzogiorno, affinché gli imputati si costituissero prima che venissero emessi i mandati di arresto. L’ufficio dello sceriffo della contea di Fulton giovedì sera aveva dichiarato “si prevede che i restanti 7 imputati, nominati nell’accusa di interferenza elettorale in Georgia, si arrenderanno entro venerdì”. Giovedì scorso, Trump ha riorganizzato la sua squadra legale impegnata nel caso, sostituendo l’avvocato Drew Findling con l’avvocato Steven Sadow . Sadow ha dichiarato prima dell’apparizione di Trump che “l’ex presidente non avrebbe mai dovuto essere incriminato. È innocente di tutte le accuse mosse contro di lui. Non vediamo l’ora che il caso venga archiviato o, se necessario, che una giuria imparziale e di mentalità aperta trovi il presidente non è colpevole.” Trump ha dichiarato che questo e gli altri tre processi penali che dovrà affrontare dovrebbero essere rinviati a dopo le elezioni presidenziali del 2024.

L’unica cosa certa è che oramai Trump sotto accusa è uno spettacolo familiare per gli americani, che lo hanno visto davanti al giudice in un’aula di tribunale di New York, negli schizzi ad acquerello all’interno dei tribunali federali di Miami e di Washington DC, dove le telecamere non erano ammesse. La sua foto segnaletica però ha rotto un argine. Quello del déjà vu. Pochi minuti dopo la diffusione della foto, online erano già apparsi copripiumini, bicchierini da vodka, rotoli di carta igienica, tazze, magliette con la faccia accigliata del tycoon. Meno di un’ora dopo è stato Trump stesso a pubblicare la sua foto, tornando per la prima volta su X, il social media preferito dove non lo si vedeva quando ancora si chiamava Twitter. L’ultimo post di Trump risaliva al gennaio 2021, pochi giorni dopo l’attacco al Congresso degli Stati Uniti compiuto dai suoi sostenitori, dopodiché era seguito un silenzio prima forzato e poi autoimposto. Giovedì sera The Donald ha pubblicato la sua foto segnaletica e le parole: «Interferenza elettorale. Mai arrendersi!» insieme a un link al suo sito web, che indirizza a un sito di raccolta fondi. E questo rientro la dice lunga sulle intenzioni belligeranti di Trump a cui non basta più il cortile comodo di Truth Social dove si riversa la sua base, che al momento ha bisogno di essere ampliata.

Ora l’ex presidente degli Stati uniti ha un numero di detenuto, P01135809, e presto potrebbe trovarsi ad affrontare un processo difficile molto prima di quanto possa prevedere. L’avvocato Kenneth Chesebro, accusato di aver orchestrato il piano per inviare falsi elettori al Congresso, ha chiesto al magistrato un processo abbreviato, richiesta sostenuta anche dal procuratore distrettuale Fani Willis che vorrebbe cominciare il processo fra due mesi, il 23 ottobre. L’idea ovviamente non piace né a Trump né all’avvocato Seden Sadow, che rappresenta entrambi, e che vorrebbe separare il caso di Trump da quello di Chesebro, per evitare lo spauracchio di un procedimento abbreviato per il tycoon. La questione ora spetta al giudice Scott McAfee, che ha gestito la procedura della convalida degli arresti e delle cauzioni per i 19 imputati.



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