Ogni anno, nell’anniversario dell’11 settembre, le famiglie delle vittime si riuniscono per una cerimonia nella 9/11 Memorial Plaza per leggere ad alta voce i nomi dei 2.983 uomini, donne e bambini uccisi negli attacchi dell’11 settembre 2001 e del 26 febbraio, nell’attentato del 1993 al World Trade Center. Sei momenti di silenzio segnano il momento in cui ciascuna delle torri del World Trade Center venne colpita, il momento in cui ogni torre crollò, nonché i momenti corrispondenti all’attacco al Pentagono e allo schianto del volo 93 della United Airlines in Pennsylvania.
Attacchi dell’11 settembre: volo United Airlines 93, Pennsylvania
L’11 settembre 2001, gruppi organizzati di aggressori salirono a bordo di quattro aerei statunitensi tutti di grandi dimensioni con il pieno di carburante diretti verso la costa occidentale, in tre aeroporti della costa orientale e subito dopo il decollo ne presero il controllo armati solo di taglierini che evidentemente erano rimasti così ben nascosti dentro le loro giacche da eludere tutti i controlli di rito. ALLE 8:46 il primo aereo, il volo 11 dell’American Airlines , proveniente da Boston, si schiantò nella torre nord dell’World Trade Center a New York . La maggior parte delle persone inizialmente pensarono si trattasse di un incidente. ma poi quando quando il secondo aereo, il volo 175 della United Airlines , sempre proveniente da Boston, colpì la torre sud 17 minuti dopo, fu chiaro a tutti che gli Stati Uniti stavano subendo un attacco. La scena degli aerei che dopo l’impatto presero fuoco è tuttora rimasta nella mente di molti ignari passanti che videro impiegati in quel momento al lavoro nelle torri gettarsi giù dalle finestre nel vuoto per sfuggire alla fiamme, optando per una morte apparentemente meno dolorosa. Il terzo aereo, il volo 77 dell’American Airlines , in decollo dall’aeroporto Dulles vicino a Washington, DC , invece colpì il lato sud-ovest del Pentagono (appena fuori città) alle 9:37, provocando un incendio in quella sezione della struttura. Pochi minuti dopo la Federal Aviation Authority ordinò uno stop a terra a livello nazionale e nell’ora successiva (alle 10:03 ) il quarto aereo, il volo 93 della United Airlines in partenza da Newark, nel New Jersey, si schiantò vicino a Shanksville nella campagna della Pennsylvania dopo che i suoi passeggeri , informati degli eventi tramite telefono cellulare, tentarono di sopraffare i loro aggressori e sventare l’attentato.
ALLE 9:59 la torre sud del World Trade Center, gravemente danneggiata, crollò, mentre la torre nord crollò 29 minuti dopo. Nel giro di pochi secondi nuvole di fumo causate dalla caduta dei detriti riempirono le strade di Lower Manhattan. Molti gli edifici adiacenti alle Torri Gemelle subirono gravi danni e alcuni successivamente crollarono. Le operazioni di salvataggio iniziarono quasi immediatamente mentre il paese aveva già iniziato a fare la conta delle perdite. Morirono quasi 3.000 persone: circa 2.750 a New York , 184 al Pentagono e 40 in Pennsylvania. Anche tutti i 19 terroristi persero la vita oltre più di 400 agenti di polizia e vigili del fuoco, che si erano precipitati sul posto e nelle torri. per dare soccorso.
La mattina dell’11 settembre, Presidente Bush stava visitando una classe di seconda elementare a Sarasota, in Florida quando fu informato che un aereo era volato contro il World Trade Center. Poco dopo Andrew Card, il suo capo di gabinetto, gli sussurrò all’orecchio che “un secondo aereo aveva colpito la seconda torre”. Per tenere il presidente lontano dai pericoli, fu deciso istantaneamente che per il rientro Bush avrebbe dovuto necessariamente attraversare il paese sull’Air Force One , atterrando a Washington, DC, la sera degli attacchi. Alle 20:30 Bush fece un discorso rivolto alla nazione dallo Studio Ovale assicurando che sarebbe stata fatta giustizia.
George W. Bush al World Trade Center
Il 14 settembre Bush visitò “Ground Zero”, il mucchio fumante di macerie che era ciò che restava del World Trade Center e delle migliaia di persone che vi erano morte. Bush ha afferrò un megafono per rivolgersi ai soccorritori che lavoravano febbrilmente per trovare eventuali sopravvissuti per incoraggiarli e ringraziarli per il loro grande lavoro. La vigorosa risposta agli attacchi aumentò il numero di suoi accoliti e i voti favorevoli nei sondaggi alla sua presidenza che toccarono quota 55% nei giorni successivi, il risultato più alto mai registrato per un presidente.
Il disagio emotivo causato dagli attacchi, in particolare dal crollo delle Torri Gemelle, il punto di riferimento più visibile di New York, fu travolgente. A differenza del sito relativamente isolato dell’attacco di Pearl Harbor del 1941, a cui furono presto paragonati gli eventi dell’11 settembre, il World Trade Center si trovava nel cuore di una delle città più grandi del mondo. Centinaia di migliaia di persone hanno assistito in prima persona agli attacchi (molti spettatori hanno fotografato gli eventi o li hanno registrati con videocamere) e milioni hanno assistito allo svolgersi della tragedia in diretta televisiva. Nei giorni successivi all’11 settembre, le riprese degli attacchi sono state riproposte innumerevoli volte sui media, così come le scene di folle di persone, colpite dal dolore, che si radunavano a “Ground Zero”, alcuni con foto di cari scomparsi, alla ricerca di qualche indizio sul loro destino. Le torri erano nel cuore del distretto finanziario di New York e i danni alle infrastrutture di Lower Manhattan , combinati con i timori di panico nel mercato azionario , mantennero chiusi i mercati di New York per quattro giorni di negoziazione. Successivamente i mercati subirono perdite record. Gli attacchi bloccarono decine di migliaia di persone in tutti gli Stati Uniti, poiché lo spazio aereo statunitense rimase chiuso all’aviazione commerciale fino al 13 settembre e il servizio normale, con misure di sicurezza più rigide, registrò ulteriori ritardi dovuti all’eccesso di sicurezza.
Gli attacchi dell’11 settembre furono un enorme successo tattico per al-Qaeda . Gli attacchi ben coordinati colpirono più obiettivi nel cuore del nemico. Dopo gli attacchi dell’11 settembre, i paesi alleati degli Stati Uniti si mobilitarono in loro sostegno. Il quotidiano francese Le Monde scrisse: “Siamo tutti americani adesso”. Anche in Iran migliaia di persone si riunirono nella capitale, Tehrān , per una veglia a lume di candela.
Le prove raccolte dagli Stati Uniti convinsero presto la maggior parte dei governi che il responsabile degli attacchi era il gruppo militante islamico al-Qaeda. Il gruppo era stato implicato in precedenti attacchi terroristici contro gli americani e bin Laden aveva rilasciato numerose dichiarazioni antiamericane. Al-Qaeda aveva il quartier generale in Afghanistan e aveva stretto uno stretto rapporto con il governo di quel paese, che successivamente rifiutò le richieste degli Stati Uniti di estradare bin Laden e di porre fine all’attività di al-Qaeda nel paese.
Per la prima volta nella sua storia, ilL’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO) invocò l’Articolo 5, consentendo ai suoi membri di rispondere collettivamente per autodifesa, e il 7 ottobre le forze militari statunitensi e alleate lanciarono un attacco contro l’Afghanistan. Nel giro di pochi mesi migliaia di militanti furono uccisi o catturati e i leader talebani e di al-Qaeda furono costretti a nascondersi. Inoltre, il governo statunitense fece grandi sforzi per rintracciare altri agenti e simpatizzanti di Al-Qaeda in tutto il mondo, ma perseverò nella lotta al terrorismo al centro della politica estera statunitense. Nel frattempo, le misure di sicurezza all’interno degli Stati Uniti furono notevolmente rafforzate in luoghi come aeroporti , edifici governativi e impianti sportivi . Per facilitare la risposta interna, il Congresso venne rapidamente approvata la proposta USA PATRIOT Act (Uniting and Strengthening America by Providing Appropriate Tools Required to Intercept and Obstruct Terrorism Act del 2001), che ampliò significativamente, ma temporaneamente i poteri di ricerca e sorveglianza del Federal Bureau of Investigation (FBI) e di altre forze dell’ordine. Inoltre, a livello di gabinetto venne istituito il Dipartimento per la Sicurezza Nazionale .
Nonostante il loro successo nel causare distruzione e morte su vasta scala, gli attacchi dell’11 settembre sono stati un fallimento strategico per al-Qaeda. Dopo l’11 settembre, al-Qaeda – il cui nome in arabo significa “la base” – ha perso la migliore base che avesse mai avuto in Afghanistan. Più tardi alcuni membri della leadership di al-Qaeda, tra questi l’egiziano Saif al-Adel, uno dei comandanti militari del gruppo, che inizialmente cercò di far passare l’intervento occidentale in Afghanistan come una vittoria spiegò in un’intervista quattro anni dopo che gli attacchi a New York e Washington facevano parte di un piano visionario e di vasta portata per provocare gli Stati Uniti in alcune azioni sconsiderate. “Tali attacchi costringeranno gli Usa a compiere atti casuali e a commettere errori gravi e talvolta fatali… La prima reazione è stata l’invasione dell’Afghanistan” disse il comandante.
Ma non c’è l’ombra di una prova che nelle settimane precedenti l’11 settembre i leader di al-Qaeda avessero pianificato un’invasione americana dell’Afghanistan. Il rovesciamento dei talebani difficilmente però non fu un “errore” americano perché il primo e unico regime nel mondo musulmano moderno che governò secondo i rigidi precetti di al-Qaeda quando venne attaccato fatalmente dagli americani, perse tutto anche la preziosa opportunità di continuare a considerare l’Afghanistan come un rifugio sicuro. E in seguito alla caduta dei talebani, al-Qaeda non riuscì a recuperare lo status che aveva in passato di organizzazione terroristica con notevole influenza sull’Afghanistan.
Bin Laden valutò male le possibili risposte degli Stati Uniti agli attacchi dell’11 settembre, che secondo lui avrebbero assunto due forme: un’eventuale ritirata dal Medio Oriente sulla falsariga del ritiro degli Stati Uniti dalla Somalia nel 1993 o un altro inefficace ciclo di attacchi con missili cruise. simili a quelli che seguirono gli attentati di al-Qaeda alle ambasciate americane in Kenya e Tanzania nel 1998. Invece nessuno di questi due scenari si è verificò. La campagna statunitense contro i talebani fu condotta con attacchi mirati da parte della forza aerea americana, di decine di migliaia di forze dell’Alleanza del Nord (una coalizione libera di mujaheddin, milizie che mantenevano il controllo di una piccola sezione dell’Afghanistan settentrionale) e più di 300 soldati delle forze speciali statunitensi sul campo che lavoravano con 110 ufficiali della Central Intelligence Agency (CIA). A novembre, appena due mesi dopo gli attacchi dell’11 settembre, i Talebani caddero nelle mani dell’Alleanza del Nord e degli Stati Uniti. Tuttavia, quello fu solo l’inizio di quella che sarebbe diventata la guerra più lunga nella storia degli Stati Uniti, mentre gli Stati Uniti cercavano di impedire il ritorno dei talebani e dei loro alleati di al-Qaeda.
Nel dicembre 2001, di fronte al problema di dove alloggiare i prigionieri dopo la caduta dei Talebani, l’amministrazione decise di trattenerli a Guantanamo Bay , che gli Stati Uniti avevano affittato da Cuba dal 1903. Il Segretario della Difesa Donald Rumsfeld il 27 dicembre 2001 dichiarò: “Definirei Guantánamo Bay , a Cuba, come il posto meno peggiore che avremmo potuto scegliere”. Guantánamo era attraente per i funzionari dell’amministrazione perché credevano che ponesse i detenuti fuori dalla portata delle leggi americane, come il diritto di ricorrere in appello contro la loro detenzione, eppure si trovava a sole 90 miglia (145 km) al largo della costa della Florida, rendendola accessibile ai funzionari dell’amministrazione.
Nel suo discorso sullo stato dell’Unione del 29 gennaio 2002, il presidente Bush disse che gli Stati Uniti sarebbero entrati in guerra per impedire a un avversario di lanciare un attacco imminente.
“Non aspetterò gli eventi mentre i pericoli si accumulano. Non resterò a guardare mentre il pericolo si avvicina sempre di più. Gli Stati Uniti d’America non permetteranno ai regimi più pericolosi del mondo di minacciarci con le armi più distruttive del mondo”.
Bush identificò quei regimi pericolosi come un “asse del male” che includeva Iran , Iraq e Corea del Nord . Alla cerimonia di consegna dei diplomi per i cadetti di West Point , il 1° giugno 2002, Bush elaborò la sua dottrina della guerra preventiva, dicendo ai futuri diplomati riuniti e alle loro famiglie: “Se aspettiamo che le minacce si materializzino pienamente, avremo aspettato troppo lungo.” Bush credeva che nel distruggere ci sarebbe stato un “effetto dimostrativo”. Il regime di Saddam Hussein in Iraq scoraggerebbe gruppi come al-Qaeda o chiunque altro possa essere incline ad attaccare gli Stati Uniti. Il Sottosegretario alla Difesa Douglas J. Feith in seguito spiegò: “Ciò che abbiamo fatto dopo l’11 settembre è stato osservare in generale la rete terroristica internazionale da cui avrebbe potuto provenire il prossimo attacco agli Stati Uniti. E non ci siamo concentrati solo sulle persone specificamente responsabili dell’11 settembre. Il nostro obiettivo principale era prevenire il prossimo attacco”. Pertanto, sebbene non vi fossero prove che il governo di Saddam Hussein in Iraq avesse collaborato con al-Qaeda negli attacchi dell’11 settembre, gli Stati Uniti si prepararono al conflitto contro l’Iraq nella loro guerra globale contro il terrorismo, definita in senso lato.
Il 19 marzo 2003, alla vigilia dell’invasione dell’Iraq, il presidente Bush emanò l’ordine di guerra:
“Per la pace del mondo e per il bene e la libertà del popolo iracheno, con la presente do l’ordine di eseguire l’Operazione Iraqi Freedom. Che Dio benedica le truppe”.
Il 20 marzo iniziò l’invasione dell’Iraq guidata dagli americani . Nel giro di tre settimane le forze americane presero il controllo di Baghdad e le famose immagini dell’enorme statua di Saddam Hussein rovesciata dal suo piedistallo furono trasmesse in tutto il mondo.
Nel settembre 2001 il presidente Bush annunciò che voleva la cattura di Osama bin Laden – vivo o morto – e alla fine fu emessa una taglia di 25 milioni di dollari per informazioni che portassero all’uccisione o alla cattura di bin Laden. Bin Laden nel dicembre 2001 fu rintracciato dalle forze statunitensi sulle montagne di Tora Bora, nell’Afghanistan orientale. Ma riuscì a sfuggire alla cattura. Successivamente le tracce di Bin Laden “si raffreddarono” lasciando intendere che vivesse da qualche parte nelle regioni tribali dell’Afghanistan e del Pakistan. Alla fine l’intelligence americana lo localizzò in Pakistan, dove viveva nella città-guarnigione di Abbottabad , e nelle prime ore del mattino del 2 maggio 2011, su ordine del Presodente Barack Obama, una piccola squadra di Navy SEAL statunitensi circondò il luogo dove viveva gki sparò ferendolo a morte.
Il vuoto fisico e simbolico lasciato dalla distruzione delle Torri Gemelle è stato riempito il 3 novembre 2014, con l’apertura del One World Trade Center, un grattacielo alto 541,3 metri, che è diventato immediatamente un nuovo drammatico punto di riferimento nel panorama internazionale . Orizzonte di Manhattan. Adiacente al One World Trade Center si trovano il Memoriale e il Museo nazionale dell’11 settembre (completati rispettivamente nel 2011 e nel 2014). All’interno della piazza commemorativa, due piscine coprono lo spazio dove un tempo c’erano le Torri Gemelle. Le piscine presentano le più grandi cascate artificiali del Nord America e sono bordate di bronzo, pannelli su cui sono incisi i nomi delle vittime degli attentati dell’11 settembre e i nomi delle sei persone che morirono a causa degli attacchi al World Trade Center nel febbraio 1993. Poi c’è il museo che comprende un padiglione rivestito di vetro con un atrio che presenta due colonne d’acciaio a forma di tridente alte 24 metri che facevano parte della facciata della Torre Nord. La Sala della Memoria del museo è adornata con 2.983 piastrelle (che rappresentano le vittime degli attacchi del settembre 2001 e del febbraio 1993), ciascuna un acquerello blu con cui l’artista Spencer Finch ha tentato di catturare il colore del cielo il giorno degli attacchi dell’11 settembre. Al centro delle tessere c’è una citazione dall’Eneide di Virgilio :
Nessun giorno ti cancellerà dalla memoria del tempo
La Foundation Hall del museo è una stanza dal soffitto alto, di quasi 1.400 metri quadrati, che comprende parte di un muro di sostegno superstite del World Trade Center e mostra l'”Ultima Colonna”, una colonna alta 36 piedi ( 11 metri) alla quale lavoratori e altri hanno attaccato messaggi e poster durante le operazioni di pulizia di Ground Zero.
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