Secondo i dati appena pubblicati da Istat, l’economia internazionale è in aumento a causa di un’inflazione ancora elevata seppur in calo e condizioni di finanziamento restrittive che pesano soprattutto sulla domanda interna.
La variazione acquisita per il 2023 è pari a 0,7%. Dal lato dell’offerta, il comparto manifatturiero sta sperimentando una particolare debolezza e quello dei servizi ha perso lo slancio fornito dalle riaperture post-pandemia. Il calo dei consumi di beni ha determinato in molti paesi anche una flessione delle importazioni. A giugno, il commercio globale di merci in volume è diminuito dello 0,7% (+0,5% a maggio), frenato in particolare dalla diminuzione dell’import dell’area euro, dei mercati asiatici emergenti, con l’esclusione della Cina, e del Regno Unito.
In Cina, il calo della domanda estera e la debolezza della spesa dei consumatori ha continuato a pesare sulle imprese. Le prospettive economiche restano quindi sfavorevoli nonostante le misure di sostegno varate dal governo cinese. Ad agosto sia le esportazioni sia le importazioni cinesi sono diminuite in termini tendenziali (-8,8% e -7,3% rispettivamente). L’indice Pmi del manifatturiero di agosto si è ridotto ulteriormente ed è rimasto sotto la soglia di espansione del 50, mentre quello relativo ai servizi (51 da 51,5 di luglio) ha segnato un calo marginale e ha continuato a segnalare un’espansione solo modesta del comparto. Negli Stati Uniti, la seconda stima del Pil ha mostrato una marginale revisione al ribasso (+0,5% da +0,6%) per il periodo aprile–giugno, con una riduzione delle stime iniziali per gli investimenti fissi non residenziali parzialmente compensata da revisioni al rialzo per la spesa pubblica, per i consumi delle famiglie e per gli investimenti residenziali.
Anche nell’area euro, il Pil del secondo trimestre è stato rivisto al ribasso a 0,1% congiunturale da 0,3% della stima preliminare mentre è stato incrementato di un decimo a 0,1% il dato relativo al primo trimestre. L’inflazione headline ad agosto è risultata stabile al 5,3% in termini tendenziali, mentre per l’indice al netto di energia e alimentari freschi si è registrato il quinto calo consecutivo (6,2% da 6,6% precedente).
Occupati e disoccupati
A luglio, il tasso di disoccupazione per la media dell’area è rimasto invariato rispetto a giugno su valori storicamente bassi (6,4%), le vendite al dettaglio in volume sono diminuite dello 0,2% in termini congiunturali ed è stata rivista al rialzo la variazione congiunturale del mese precedente (+0,2% da -0,3%). Le prospettive per l’area euro continuano a essere poco favorevoli. L’indice composito di fiducia economica ESI della Commissione Europea ad agosto è diminuito nuovamente con cali diffusi a tutte le componenti (Figura 2). Nel dettaglio nazionale, la fiducia si è ridotta molto in Francia (-2,5 punti) e Germania (-2,4) e in Italia (-1,1) mentre in Spagna è aumentato (+1,5).
La congiuntura italiana
Nel secondo trimestre, dopo l’aumento registrato nei tre mesi precedenti, il prodotto interno lordo (Pil), espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2015, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato ha segnato una flessione (-0,4%, la stima preliminare era -0,3%). La variazione acquisita per il 2023 è ora pari a 0,7%. I consumi finali nazionali sono diminuiti dello 0,3% rispetto al trimestre precedente a sintesi di un forte decremento della spesa delle AP (-1,6% in termini congiunturali) e di una stazionarietà della spesa delle famiglie residenti e delle ISP. La spesa delle famiglie ha mostrato un aumento per i servizi e i beni durevoli (le variazioni sono state rispettivamente +2,4% e +0,7%).
Sul fronte del commercio estero, le esportazioni e le importazioni di beni in valore, nel secondo trimestre, sono risultate in calo rispetto ai tre mesi precedenti (-3,2% e -3,5% rispettivamente). Nel confronto tendenziale, le esportazioni nei primi sei mesi dell’anno sono aumentate del 4,1%, con incrementi delle vendite di prodotti italiani verso la Francia (+5,5%), la Spagna (+5,7%) e altri mercati rilevanti al di fuori dell’Ue quali gli Stati Uniti (+5,6%), la Turchia (+13,1%) e la Svizzera (+4,7%). Si è osservato inoltre un forte recupero delle vendite dirette in Cina (+45,6%). Viceversa si sono ridotte le esportazioni verso la Germania (-0,9%) che è il primo partner commerciale dell’Italia, il Belgio (-10,7%) e la Russia (-17,8%).
Dal punto di vista settoriale, nel comparto manifatturiero si è osservato un incremento marcato del valore delle esportazioni di prodotti farmaceutici (+14,8%) dei macchinari (+12,3%) e dei mezzi di trasporto, in particolare degli autoveicoli (+26%).
Famiglie e mercato del lavoro
A luglio, si è registrato il primo calo dell’occupazione del 2023, che ha portato il numero complessivo di occupati a 23milioni 513mila. La diminuzione ha coinvolto gli uomini (-0,4%), le donne (-0,2%) e gli individui di età compresa tra i 25 e i 49 anni. L’analisi per posizione professionale rileva che l’occupazione è calata prevalentemente tra i dipendenti a termine, lievemente tra gli autonomi mentre tra i permanenti è risultata sostanzialmente stabile. Il tasso di occupazione è sceso al 61,3%, facendo registrare una diminuzione di 0,2 punti rispetto a giugno ma rimanendo di 1,1 punti più elevato rispetto a luglio 2022.
La disoccupazione è aumentata rispetto al mese precedente dell’1,9% per effetto di una crescita che ha coinvolto entrambi i generi ed è stata diffusa nelle classi d’età centrali; è restato comunque negativo il saldo tendenziale del numero di disoccupati che in un anno è diminuito di 76mila unità pari al 3,8%.
Nel confronto mensile, il tasso di disoccupazione totale, che nell’area euro è rimasto invece stabile, è salito al 7,6% (+0,2 punti) mentre è calato al 22,1% (-0,2 punti) tra i giovani; nel confronto tendenziale il tasso di disoccupazione è diminuito di 0,4 punti nel complesso e di 1,3 punti per i giovani. Rispetto a giugno, si è stabilizzato al 33,5% il tasso d’inattività che sull’anno è diminuito di 0,9 punti.
Prezzi
In base alla stima preliminare, ad agosto, la variazione tendenziale dell’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC) è stata pari a 5,5% (da 5,9% di luglio). La variazione acquisita per il 2023 è rimasta stabile stabile a 5,7%. Nel dettaglio, hanno registrato una decelerazione sia la componente dei beni (6,4% da 7,0%) sia quella dei servizi (3,6% da 4,1%), nonostante il maggiore dinamismo della domanda di turismo tipico dei mesi estivi. A luglio, i prezzi dei beni energetici hanno mostrato una lieve flessione (-0,1% rispetto a giugno) a cui hanno contribuito sia i listini degli energetici non regolamentati sia quelli degli energetici regolamentati che riflettono gli andamenti delle bollette del mercato tutelato. È proseguito il rallentamento delle quotazioni dei beni alimentari (9,8% da 10,5%). Quelli degli alimentari non lavorati in particolare hanno segnato una decelerazione più marcata (9,2% da 10,4%), incorporando il calo delle quotazioni delle materie prime agricole sui mercati internazionali. Per quanto riguarda i servizi, i prezzi dei trasporti hanno continuato a mostrare una discesa rapida (1,2% da 2,4%) così come quelli dei servizi ricreativi e culturali (5,9% da 6,6%).
Tra i consumatori, ad agosto, prevalgono i giudizi di coloro che si aspettano una riduzione dei prezzi nei prossimi 12 mesi. Tra gli imprenditori che producono beni destinati al consumo finale, si prevedono forti ribassi dei listini di vendita, accentuando la dinamica in flessione sulle aspettative di inflazione per i prossimi mesi.
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