Partiamo dal 2002 quando il presidente Bush nominò una commissione per esaminare gli attacchi dell’11 settembre e due anni dopo pubblicò il rapporto finale che raccoglieva le informazioni raccolte e le conclusioni sugli attentati. Tante le falle che vennero a galla anche nel modus operandi della Cia, la Central Intelligence Agency ossia l’agenzia di spionaggio cicile del governo federale degli Stati Uniti. Una grave mancanza fu per esempio quella di non avere aggiunto alla “lista di controllo” del Dipartimento di Stato due dei dirottatori i presunti militanti di al-Qaeda, Nawaf al-Hazmi eKhalid al-Mihdhar che erano tra l’altro già entrati nel raggio di controllo dell’agenzia quando parteciparono, con le loro vere generalità, a un vertice terroristico a Kuala Lumpur , in Malesia , il 5 gennaio 2000. I loro veri nomi si potevano quindi reperire con facilità. Il 15 gennaio 2000, 10 giorni dopo l’incontro con la Malesia, Hazmi e Mihdhar volarono a Los Angeles . La CIA in quell’occasione non allertò l’FBI sull’identità dei sospetti terroristi, il che avrebbe potuto aiutare l’ FBI a localizzarli una volta che erano negli Stati Uniti. Secondo la commissione, questo è stato il fallimento non solo di pochi dipendenti della CIA, ma di un gran numero di funzionari e analisti della CIA. Circa 50-60 dipendenti della CIA pare che lessero i dispacci sui due sospettati di al-Qaeda ma non intrepresero alcuna azione. Alcuni di quegli ufficiali sapevano che uno dei sospettati di al-Qaeda aveva un visto per gli Stati Uniti, e nel maggio 2001 alcuni sapevano che l’altro sospettato era volato a Los Angeles.
Quindi i futuri dirottatori non sarebbero stati difficili da trovare in California se i loro nomi fossero stati conosciuti dalle forze dell’ordine. Tenuto pure conto che sotto i loro veri nomi hanno affittato un appartamento, ottenuto la patente di guida, aperto conti bancari, acquistato un’auto e preso lezioni di volo presso una scuola locale. Mihdhar risultava persino nell’elenco telefonico locale.
Fu solo il 24 agosto 2001, a seguito delle domande poste da un ufficiale della CIA in missione presso il FBI , che i due sospettati di Al-Qaeda vennero inseriti nella lista di controllo e che i loro nomi furono comunicati all’FBI, che all’epoca inviò solo un avviso di “routine” richiedendo un’indagine su Mihdhar. Poche settimane dopo Hazmi e Mihdhar divennero noti in tutto il mondo come i due dei dirottatori dell’aereo Volo dell’American Airlines precipitato contro il Pentagono .
L’ispettore generale della CIA ha poi concluso che “l’informazione dell’FBI e un buon seguito operativo da parte della CIA e dell’FBI avrebbero potuto portare alla sorveglianza sia di al-Mihdhar che di al-Hazmi. La sorveglianza, a sua volta, avrebbe avuto il potenziale per fornire informazioni sui voli formazione, finanziamenti e collegamenti con altri che erano complici degli attacchi dell’11 settembre.”
Ma questo non è stato il fallimento principale dell’FBI. Basta riavvolgere il nastro dei ricordi al caso di Zacarias Moussaoui. Moussaoui, cittadino francese di origine marocchina, frequentava la scuola di volo nell’estate del 2001 in Minnesota , dove attirò l’attenzione degli istruttori perché aveva poca conoscenza del volo e non si comportava come un tipico studente di aviazione. La scuola di volo contattò l’FBI e il 16 agosto Moussaoui fu arrestato per soggiorno irregolare. Sebbene Moussaoui non fosse il “20° dirottatore”, come fu ampiamente riportato in seguito, ricevette del denaro da uno dei coordinatori dell’11 settembre, Ramzi Binalshibh, e secondo le sue stesse intenzioni pare che abbia preso parte a una seconda ondata di attacchi di Al-Qaeda. in seguito agli assalti a New York e Washington.
L’agente dell’FBI a Minneapolis che si occupò del caso di Moussaoui credeva che potesse aver pianificato di dirottare un aereo , ed era anche preoccupato che Moussaoui si fosse recato in Pakistan , il che era un campanello d’allarme poiché i militanti spesso usavano il paese come punto di transito per recarsi nei campi di addestramento dei terroristi in Afghanistan. Il 23 agosto (o 24, secondo alcuni rapporti) il direttore della CIA George Tenet venne informato del caso in un briefing intitolato “L’estremista islamico impara a volare”. Ma il quartier generale dell’FBI stabilì che non c’erano sufficienti “cause probabili” di un crimine perché l’ufficio di Minneapolis potesse condurre una perquisizione sul disco rigido del computer di Moussaoui e sui suoi effetti personali. Una tale ricerca avrebbe scoperto il suo legame con Binalshibh. Invece, secondo il senatore repubblicano Charles Grassley , membro di spicco della Commissione Giustizia del Senato, che aveva la supervisione dell’FBI, una ricerca di questo tipo avrebbe scoperto il suo legame con Binalshibh. La Commissione sull’11 settembre ha inoltre concluso che “un massimo sforzo da parte degli Stati Uniti per indagare su Moussaoui avrebbe potuto presumibilmente portare alla luce il suo collegamento con Binalshibh”. Il resto è già stato raccontato dalle cronache di tanti giornali mostrando la vulnerabilità americana che di fatto si è resa evidente proprio l’11 settembre 2001.
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