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DREW BARRYMORE SI SCUSA CON I SUOI COLLEGHI IN SCIOPERO E BLOCCA IL SUO SHOW


Molte critiche sono piovute su Drew Barrymore in questi giorni perché nonostante gli scioperi in corso di scrittori e attori, ha deciso di registrare nuovi episodi del suo The Drew Barrymore Show. La Drew che non pensava di creare un casus belli, ha deciso di fare dietrofront e ora dice che aspetterà a mandare in onda il suo spettacolo fino a quando gli scioperanti non avranno delle risposte concrete. “Ho ascoltato tutti e sto prendendo la decisione di mettere in pausa la première dello show fino alla fine dello sciopero”, ha scritto sul suo account Instagram . “Non ho parole per esprimere le mie più sentite scuse a chiunque abbia ferito e, ovviamente, al nostro incredibile team che lavora allo show e lo ha reso quello che è oggi. Ariel Dumas, sceneggiatrice capo e produttore supervisore di The Late Show With Stephen Colbert ha reagito su X, ex Twitter scrivendo: “È davvero fantastico”, che The Drew Barrymore Show abbia deciso di fare la cosa giusta. Spero che @TheView e altri seguano l’esempio”. Insomma, la decisione di tornare in onda lunedì, senza i suoi tre scrittori, secondo l’opinione anche di alcuni suoi fan, non le aveva fatto onore, ma poi la ritirata in corsa e le scuse hanno messo una toppa a tutto.  O quasi. I National Book Awards, per esempio, non hanno gradito lo scivolone e hanno deciso di revocarle comunque l’invito come ospite a novembre. 

C’è però chi ha anche fatto notare che i talk show sono coperti da un contratto separato – il cosiddetto  Network Code – da quello in sciopero di attori e scrittori. E il  Network Code copre anche i reality, lo sport, i notiziari mattutini, le soap opera e i giochi a premi. Quindi ciò significa che chi lavora per questi programmi  potrebbe continuare a farlo senza essere obbligato a scioperare. Lo sciopero ora in corso che contrappone la Writers Guild of America e la Screen Actors Guild-American Federation of Television and Radio Artists all’Alliance of Motion Picture and Television Producers, che rappresenta Disney, Netflix, Amazon e altri, è rimasta l’unica arma efficace per evitare una delle tante derive pericolose, come quella che gli umani vengano via via sostituiti dall’intelligenza artificiale.  Ecco perché è importante che tutti si uniscano alla protesta.  Era dal 1960 che attori e sceneggiatori e molte altre figure non scioperavano così compatti. All’epoca a guidare la protesta c’era Ronald Reagan oggi è il leader Fran Descher. “Chi non si unisce a noi ci indebolisce”, dicono alcuni di coloro che dallo scorso luglio hanno aderito allo sciopero che attualmente ha raggiunto il traguardo dei 100 giorni eguagliando la durata dello storico sciopero del 2007-2008. Dall’inizio di maggio, lo sciopero della Writers Guild of America ha bloccato innumerevoli riprese e produzioni cinematografiche, costando all’economia californiana milioni di dollari ogni giorno, ma le due parti non hanno ancora raggiunto un accordo.

“Il rifiuto di prendere sul serio le ragionevoli proposte degli sceneggiatori ha fatto sì che lo sciopero della Wga durasse 100 giorni”, ha dichiarato la Wga all’Afp. Gli studios “sono totalmente responsabili dell’arresto di oltre tre mesi dell’industria e del dolore che ciò ha causato ai lavoratori e a tutti coloro il cui sostentamento dipende da questa attività”, si legge in un comunicato del sindacato.

Gli sceneggiatori e gli attori, oltre a chiedere garanzie sull’uso futuro dell’intelligenza artificiale,  chiedono anche una migliore retribuzione e diritti, oltre che ad altre condizioni di lavoro. “Il costo della risoluzione degli scioperi della Wga e della Sag-Aftra è di gran lunga inferiore ai danni causati dalla loro intrattabilità”, si legge nel comunicato della Wga. Al momento l’unica cosa certa è che le reti televisive sono a un mese dall’inizio della nuova stagione autunnale e le emittenti hanno già predisposto piani di emergenza per la programmazione che esclude le serie sceneggiate più popolari. Il resto si vedrà strada facendo. Per ora la strada sembra ancora in salita per tutti.



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