Alcuni giorni fa, per la precisione giovedì 28 settembre, il Sottosegretario Alfredo Mantovano, il Ministro della Giustizia Carlo Nordio e il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi sono intervenuti alla Conferenza internazionale che si è tenuta a Palermo per anniversario dei 20 anni della Convenzione di Palermo, uno dei principali trattati delle Nazioni Unite contro il crimine organizzato transnazionale. Nell’aula bunker ‘Falcone Borsellino’ si sono riunite le delegazioni di 34 Paesi con l’obiettivo di confrontarsi su questa convenzione e i suoi protocolli sulla tratta di persone e sul traffico di migranti al fine di discutere degli strumenti giuridici e operativi necessari per affrontare le attività criminose nel contesto del Mediterraneo.
Il Ministro dell’Interno che è intervenuto alla sessione introduttiva dei lavori, ha sottolineato il valore che la Convenzione di Palermo ha avuto in questi venti anni, grazie allo sviluppo dell’attività di cooperazione tra le Forze di polizia delle 191 parti firmatarie perché ha consentito e rafforzato la capacità effettiva di prevenzione e di contrasto a queste attività illecite. “Nessuno Stato può accettare che la criminalità organizzata determini le politiche migratorie nazionali né che vengano praticate ignobili forme di schiavitù moderna”, ha detto Piantedosi. “Lo scorso 27 settembre in occasione del Consiglio Affari Interni a Bruxelles, ho sottoposto ai colleghi europei una serie di iniziative per affrontare questa sfida epocale, riconducibili a due pilastri essenziali. Da un lato, la necessità di potenziare la collaborazione con i Paesi di origine e transito dei flussi, per rafforzare la cooperazione di natura investigativa e rendere più efficace la risposta repressiva contro i trafficanti. Dall’altro lato, la necessità di agire concretamente sulle cause della migrazione e offrire ai migranti delle alternative legali ai loro progetti migratori. Per questo motivo riteniamo fondamentale il potenziamento della collaborazione con le Agenzie Onusiane per ampliare i programmi di rimpatrio volontario assistito dai Paesi di transito verso i Paesi di origine”. Quale sarebbe quindi l’ipotesi paventata da Piantedosi? Quella di accompagnare i migranti nel proprio Paese di origine offrendo loro concrete prospettive di inserimento sociale e lavorativo. “Parallelamente, stiamo approfondendo, insieme con il Ministero degli Esteri, OIM e UNHCR”, ha proseguito, “soluzioni innovative per il governo dei flussi ispirate al c.d. “approccio basato sulle rotte” (“route based approach”). Si tratta di sviluppare un piano finalizzato alla gestione ordinata dei flussi lungo le rotte che dai Paesi subsahariani portano alle coste del Mediterraneo. I suoi punti di forza potrebbero consistere nella creazione di corridoi di protezione per coloro che ne hanno bisogno, nello sviluppo socio-economico dei territori di transito, e nel potenziamento del sistema dei ritorni accompagnati nei Paesi di origine. Risulta evidente che una capillare presenza delle Autorità e delle Organizzazioni onusiane lungo le rotte offrirebbe ai migranti una realistica alternativa alla migrazione illegale e toglierebbe ossigeno ai network criminali.
I dati
Secondo gli studi condotti da Europol, oltre il 90% dei migranti irregolari giunti nel territorio europeo si è avvalso dei trafficanti, durante tutto o parte del viaggio. L’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (UNODC) stima, inoltre, che a livello globale il business del traffico migranti generi affari per 6-7 miliardi di euro ogni anno, a cui vanno aggiunti i proventi ottenuti dal successivo sfruttamento delle vittime con il racket della prostituzione, del lavoro nero, dell’accattonaggio, solo per citare alcuni esempi. Sebbene si tratti di fenomeni criminali distinti, stiamo purtroppo assistendo con forte preoccupazione alla sempre più frequente loro interazione. Numerose indagini hanno accertato, infatti, che l’adescamento delle vittime e il loro assoggettamento a forme di sfruttamento spesso si manifestano già durante il percorso migratorio. Per molti migranti, dunque, il rapporto con il trafficante non si esaurisce con l’ingresso illegale nel territorio europeo, ma prosegue con la presa in consegna da parte di organizzazioni criminali stanziali delle vittime. Un’efficace strategia di contrasto si deve basare non solo sui tradizionali strumenti di cooperazione, ma deve avere anche l’ambizione di percorrere nuove strade che aiutino a sprigionare tutte le potenzialità della Convenzione. Un primo spunto di riflessione, riguarda la necessità di colpire i trafficanti al cuore dei loro interessi, intercettando i capitali illeciti prima che vengano riciclati nell’economia legale e impiegati per scopi di corruzione.
“Convinti dell’efficacia di questa metodologia investigativa, in occasione della prossima Assemblea Generale di Interpol a Vienna”, ha aggiunto Piantedosi, “sarà importante valorizzare e dare avvio alla proposta avanzata dall’Italia concernente la c.d. “Silver Notice”. Si tratta di un prezioso strumento che consentirà lo scambio d’informazioni finanziarie per l’individuazione e il sequestro di patrimoni indebitamente acquisiti dalle organizzazioni criminali coinvolte anche nel traffico di esseri umani. L’utilizzo delle investigazioni economico-finanziarie rappresenta d’altronde uno dei tratti qualificanti dell’approccio investigativo italiano, che stiamo valorizzando in tutti i fora internazionali. Una seconda linea strategica non può che riguardare la promozione di una partnership rafforzata con i Paesi africani. A questo riguardo vorrei evidenziare l’importante collaborazione in atto con i colleghi francesi, con cui abbiamo assunto la leadership di uno dei più rilevanti programmi della Commissione europea, per il contrasto alle reti di trafficanti in Nord Africa. Si tratta di un progetto che consentirà di sviluppare direttamente nei Paesi interessati azioni specifiche per il rafforzamento della cooperazione di polizia e giudiziaria, in prima battuta con la Tunisia e a seguire con Marocco, Egitto, Algeria e Libia”.
E in Europa?
A livello europeo, l’Italia recentemente ha avanzato la proposta di attivare una task-force operativa per le investigazioni in materia di traffici di esseri umani in stretta collaborazione con Europol. Una strategia vincente però non può prescindere da iniziative anche nei principali Paesi di origine dei flussi. Molto importante per esempio, è stato il grandissimo impegno dell’Italia e di Interpol profuso nell’innovativo progetto “IDENTITY”, finalizzato al rafforzamento delle capacità di acquisizione e conservazione dei dati biometrici di soggetti criminali che operano in Africa Occidentale. Il cui l’obiettivo primario è e continuerà a essere quello di individuare criminali e terroristi che potrebbero sfuggire ai normali sistemi di identificazione durante le procedure di controllo. Le indagini che le Forze di polizia italiane hanno condotto negli anni, hanno dimostrato che i criminali operano come network, spostando droga, esseri umani e armi da un continente all’altro. In questo asse, cruciale è l’interscambio informativo e di dialogo diretto delle banche dati nazionali e internazionali valorizzando le reti regionali di Polizia. Questo panel oltre a quello del ministro ha visto gli interventi anche del Ministro della Giustizia Carlo Nordio, del Direttore esecutivo United Nations Office on Drugs and Crime (Unodc) Ghada Waly e del Sottosegretario al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Maria Tripodi. Poi nel pomeriggio, si sono aggiunti il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Alfredo Mantovano e il Direttore esecutivo Unodc Ghada Waly.
Casus belli
A soli cinque giorni dell’inaugurazione del nuovo centro di Modica-Pozzallo, destinato dal governo al trattenimento per quattro settimane dei richiedenti asilo, è scontro tra Governo e magistrati. Ad essere messo in discussione è il trattenimento dei richiedenti asilo provenienti dai cosiddetti Paesi sicuri, che sono in attesa dell’esito della procedura di frontiera accelerata, e la relativa cauzione di cinquemila euro per rimanere in libertà: secondo il giudice è illegittima e confligge con la normativa dell’Unione europea oltre a non essere in linea con i principi costituzionali. Così ha disposto il tribunale di Catania accogliendo immediatamente il ricorso presentato dai legali di quattro profughi ospiti del centro di Pozzallo. A disporre il trattenimento del gruppo di tunisini arrivato lo scorso 20 settembre a Lampedusa era stato, come da prassi, il questore di Ragusa, in attesa della decisione del giudice, il quale però poi non ha convalidato il provvedimento. Ieri la giudice Iolanda Apostolico non ha convalidato il fermo asserendo, con un’articolata motivazione, che di fatto ritiene illegittimo sia il trattenimento sia la richiesta di cauzione in cambio della libertà, ha disposto l’immediata liberazione dei migranti.
Il ministero dell’Interno ha reso noto che impugnerà il provvedimento del Tribunale di Catania. Il Viminale intenderebbe sottoporre al vaglio di un altro giudice la fondatezza dei richiami giuridici contenuti nel provvedimento. Il vicepremier e ministro per le Infrastrutture Matteo Salvini, riportando su X le motivazioni addotte dal giudice, ha che “detto che serve una profonda riforma della giustizia” mentre la deputata di Fratelli d’Italia, Sara Kelany, responsabile del dipartimento immigrazione del partito, ha bollato come “decisioni politiche e ideologiche” le mancate convalide di trattenimento. “Spiace dover constatare come ancora una volta si pieghi il diritto all’ideologia”, ha aggiunto. Ma il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia, al contrario ha sottolineato: “Noi non partecipano all’indirizzo politico e governativo, facciamo giurisdizione. È fisiologico che ci possano essere provvedimenti dei giudici che vanno contro alcuni progetti e programmi di governo. E questo non deve essere vissuto come una interferenza, questa è la democrazia”. A difendere il provvedimento del giudice etneo l’opposizione con i Radicali (“ha fermato l’escalation razzista”), il leader di Si Fratoianni (il governo è contro la legge), il deputato del Pd Mauri (“una decisione solida”), il parlamentare di M5S Colucci e il deputato di Avs Bonelli.
Ora però la vicenda rischia di mettere in discussione, stando ai rilievi del giudice, i recenti provvedimenti del governo e lo stesso decreto Cutro. Il ministero dell’Interno, annunciando che ricorrerà contro la decisione del tribunale di Catania, sottoporrà quindi al vaglio di un altro giudice la fondatezza dei richiami giuridici contenuti nei provvedimenti. Fonti vicine al dossier migranti sottolineano che “la procedura accelerata di frontiera è uno degli aspetti che, già contenuto nella direttiva europea 2013, trova oggi l’unanime consenso dei Paesi europei nell’ambito del costruendo nuovo Patto per le migrazioni e l’asilo e che il governo italiano ha disciplinato nel decreto Cutro”. Resta da capire ora, dopo il provvedimento del Tribunale di Catania, nel caso di nuove ondate di migranti provenienti dai Paesi cosiddetti sicuri come la Tunisia (con la quale l’Italia ha specifici accordi per il rimpatrio) quali saranno le decisioni dei giudici, anche di altri Tribunali, alle prossime richieste di convalida di trattenimento. Nuovi centri come quello inaugurato a Pozzallo sono comunque già in allestimento, destinati a questo tipo di misura.
Secondo l’avvocato Riccardo Campochiaro, presidente del centro Astaldi di Catania, si tratta di “una pronuncia importantissima perché stabilisce che la normativa italiana non può che essere disapplicata se non è coerente con quella europea”. “Nello specifico”, ha spiegato il legale, “la fideiussione bancaria personale non è compatibile con la direttiva 33 del 2013 dell’Ue nella parte in cui non prevede che la garanzia possa essere prestata da terzi. Il giudice cita l’articolo 10 della Costituzione poiché alla luce di questo principio costituzionale non si può togliere a una persona il diritto di fare ingresso nel territorio italiano per chiedere protezione internazionale solo perché proviene da un Paese di origine ritenuto sicuro”. “Inoltre”, ha proseguito Campochiaro , “l’applicazione della procedura di frontiera non può avvenire in luogo diverso rispetto a quello dell’ingresso: i migranti sono arrivati a Lampedusa. Siamo soddisfatti da questa pronuncia perché ci fa capire che una norma italiana deve rispettare sempre la Costituzione e la normativa internazionale”. Al momento, infatti, i primi trattenuti, come abbiamo già scritto, sono solo tunisini, visto che l’accordo di rimpatrio con la Tunisia è l’unico che funziona. Ma ora il pronunciamento dei giudici di Catania rischia di lasciare totalmente disatteso il decreto Cutro.
Decreto Cutro
“Il Decreto-legge n. 20/2023 firmato simbolicamente a Cutro, dopo la tragedia consumata in mare lo scorso 26 febbraio”, scrive l’avvocato Fabio Bracciale, esperto in materia civile, penale, commerciale e giuslavoristica, “è stato convertito in Legge e pubblicato in Gazzetta ufficiale con significative modifiche rispetto alla prima stesura. Le novità puntano ad una stretta sull’ immigrazione irregolare, ampliando contemporaneamente i flussi di ingresso per lavoro anche oltre le quote stabilite, per i cittadini di Paesi che organizzano una formazione ad hoc. Rilevanti novità riguardano la protezione internazionale, l’abolizione del permesso per protezione speciale, e la stretta su cure mediche e permessi per calamità”.
La risposta del Governo all’immigrazione non programmata, canalizzata da anni sulle rotte disperate del mare, (ma anche attraverso i Balcani) si concentra sull’’ampliamento dei canali di ingresso per lavoro. Lo strumento è quello del decreto flussi, che secondo la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, sarebbe stato finora contenuto nei numeri proprio a causa dell’assorbimento delle quote di immigrazione da parte di quanti arrivavano via mare, chiedendo poi protezione internazionale, ed ottenendo nella stragrande maggioranza dei casi un permesso di protezione umanitaria o di protezione speciale. Con il nuovo decreto convertito in legge dal Parlamento, l’obiettivo è quello di adottare strumenti controllati dallo Stato per favorire l’ingresso di chi viene per lavoro, e disincentivare gli arrivi irregolari attraverso le rotte degli scafisti. Resta salva, ovviamente. la normativa a tutela dei richiedenti protezione internazionale, con alcuni cambiamenti sulla procedura e sul sistema di accoglienza.
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