Barbra Streisand è a tutti gli effetti una leggenda vivente, una donna che in una carriera durata sessant’anni ha eccelso in ogni area dell’intrattenimento. È tra i pochi vincitori dell’EGOT (Emmy, Grammy, Oscar e Tony) e ha una delle voci più grandi e riconoscibili della musica popolare. È stata nominata ai Grammy 46 volte e con Yentl è diventata la prima donna a scrivere, produrre, dirigere e recitare in un film importante. Il 7 novembre uscirà la sua autobiografia In My Name Is Barbra che racconta la storia della sua vita e della sua straordinaria carriera, dalla crescita a Brooklyn alle sue prime apparizioni da star nei nightclub di New York fino alla sua performance di successo in Funny Girl alla lunga serie di successi in ogni mezzo negli anni successivi. Il libro è, come la stessa Barbra, franco, divertente, supponente e affascinante. Racconta le sue prime difficoltà per diventare un’attrice, per poi dedicarsi al canto per guadagnarsi da vivere. La registrazione di alcuni dei suoi acclamati album, gli anni di sforzi necessari per creare Yentl, la sua regia de Il principe delle maree; le sue amicizie con personaggi che vanno da Marlon Brando a Madeleine Albright, la sua difesa politica e l’appagamento che ha trovato nel matrimonio con James Brolin.
Tra i capitoli più interessanti c’è quello in cui parla di Robert Redford e di quando gli venne proposto l’ingaggio per il film di Sydney Pollak del 1973 The Way We Were. Lui doveva vestire i panni di Hubbel, uno scrittore di talento, lei, quelli di Kathie la ragazza molto impegnata politicamente, già innamorata di lui dai tempi dell’università. Nel film i due dopo un rapido corteggiamento si sposano, ma nonostante il loro grande amore alla fine si lasciano. “Bob non voleva interpretare quel ruolo e disse subito di no”, ha rivelato la Streisand nella sua autobiografia. Ma lei voleva lui e nessun’altro accanto a sé sul set nel ruolo di suo marito, convinta che fosse l’unica persona giusta. Così fece di tutto per fargli dire di sì. Il primo passo fu quello di rivolgersi a Pollack, che era amico di Redford, affinché lo convincesse. “Devo dare credito a Sydney”, ha detto Barbra. “Era persistente quanto me, perché entrambi sentivamo che solo Redford avrebbe fatto funzionare il film”. La Streisand ha spiegato nel suo libro di memorie che Redford era reticente semplicemente perché considerava Hubbell “un uomo oggetto” senza aspirazioni o profondità adeguata”. E poi ha aggiunto: “Bob era preoccupato che la sceneggiatura fosse troppo incentrata su Katie e che il personaggio di Hubbell fosse sottosviluppato ed espose a Sidney i suoi dubbi chiedendogli: “Chi è questo ragazzo?” È solo un oggetto… Non vuole niente. Cosa vuole questo ragazzo?’ Secondo l’opinione di Bob, era “superficiale e unidimensionale”. Non molto reale.” “Una pin-up al contrario”, come disse anche Sydney. Il regista per convincerlo ad accettare la parte assunse due scrittori eccellenti, David Rayfiel e Alvin Sargent, per rinforzare la parte di Bob e andare più in profondità, sotto quell’apparenza da ragazzo d’oro. Ma Redford disse di nuovo di no. A quel punto Pollack e la Streisand chiesero alla produzione di dare loro ancora un’altra settimana per provare a fargli cambiare idea. “Le trattative sono arrivate al limite. E mentre stavo girando Up the Sandbox in Africa, un giorno ricevetti un telegramma da Sue Mengers che diceva semplicemente: “Barbra Redford!” ha ricordato Streisand. “È stato allora che ho capito che finalmente Bob aveva detto sì… ed ero felicissima! Il corteggiamento è stato duro, ma la riluttanza di Bob ha avuto una grande influenza sulla sceneggiatura e alla fine ha dato vita a un personaggio più ricco e interessante”. L’uscita del libro è prevista per il 7 novembre.
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