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BIDEN SALTA L’INCONTRO CON I PRESIDENTI PALESTINESE ED EGIZIANO. IL RAZZO SULL’OSPEDALE? ERA DIFETTOSO


Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden è arrivato in Israele per una visita ufficiale con il primo ministro Benjamin Netanyahu. Originariamente, era pianificato che si dirigesse anche in Giordania per un incontro con Abu Mazen. Ma l’indignazione per l’esplosione dell’ospedale arabo al-Ahli ha fatto naufragare i piani di Biden di visitare la Giordania, dove il re Abdullah II aveva programmato di ospitare incontri con il presidente palestinese Mahmoud Abbas (che si è ritirato per protesta) e il presidente egiziano Abdel Fattah el-Sisi. Biden scendendo dall’aereo in mezzo a un grande contingente di sicurezza, ha abbracciato prima il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu poi il presidente Isaac Herzog sulla pista dell’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. In un post sui social media successivo all’incontro, il presidente americano ha affermato di aver posto “domande difficili come amico di Israele” e che “continuerà a scoraggiare qualsiasi attore che voglia ampliare questo conflitto”.

E’ noto però che Israele si sta preparando per una potenziale invasione di terra di Gaza in risposta ai mortali attacchi contro Israele del 7 ottobre da parte di Hamas e questo sta provocando un fuggi fuggi da Gaza. Più di un milione di persone sono fuggite dalle loro case nella Striscia di Gaza in vista di una prevista invasione israeliana che cerca di eliminare la leadership di Hamas dopo la sua incursione mortale. E ora i gruppi umanitari avvertono che un’offensiva di terra israeliana potrebbe accelerare una crisi umanitaria. Ad oggi si ritiene che circa 3.300 palestinesi siano stati uccisi nei raid aerei di rappresaglia israeliani su Gaza e che altre 1.200 persone siano sepolte sotto le macerie, vive o morte, hanno riferito le autorità sanitarie.

Va detto però che questi numeri sono antecedenti all’esplosione avvenuta ieri all’ospedale arabo al-Ahli. Il Ministero della Sanità di Gaza ha affermato che un raid aereo israeliano ha causato la distruzione. L’esercito israeliano ha negato il coinvolgimento e ha attribuito la mancata accensione di un razzo alla Jihad islamica palestinese, un altro gruppo armato. Tuttavia, anche questa organizzazione ha respinto ogni responsabilità. Dopo questo ennesimo atto disumano, centinaia di manifestanti hanno invaso le strade delle principali città della Cisgiordania, inclusa Ramallah. Altre persone si sono unite alle proteste scoppiate a Beirut, in Libano e ad Amman, in Giordania, dove una folla inferocita si è radunata davanti all’ambasciata israeliana. In queste ore però l’esercito israeliano su X ha pubblicato un video trasmesso dall’emittente panaraba Al Jazeera, che mostra “che il razzo sparato contro Israele esploso alle 18:59, ossia nello stesso momento in cui è stato colpito l’ospedale a Gaza, era stato sparato dai palestinesi”.

Israele ha poi precisato che l’esplosione è stata causata da un razzo difettoso lanciato ieri alle ore 18.59 dalla Jihad islamica da un cimitero non lontano. Lo ha affermato il portavoce militare israeliano, Daniel Hagari, in un conferenza stampa in cui ha mostrato immagini degli eventi di ieri sera. Israele, ha aggiunto, di avere anche la registrazione di una conversazione fra miliziani palestinesi che confermerebbe il lancio di un razzo difettoso. Dall’inizio del conflitto, sono 450 i razzi palestinesi difettosi che sono esplosi all’interno della Striscia. Quindi questo varrebbe a dire che l’edificio dell’ospedale ”non e’ stato colpito volutamente”. Danni sono stati rilevati invece nel parcheggio esterno, dove sono presenti ”i segni di un incendio”, ha detto poi Hagari, sulla base di immagini aeree. ”Non si notano crateri né danni agli edifici circostanti, come sarebbe da aspettarsi nel caso di un attacco aereo”, ha rilevato.

E ora anche sulla guerra in Afghanistan gli americani fanno passi da gambero

In un momento in cui gli americani sono profondamente divisi lungo le linee del partito, un nuovo sondaggio mostra un notevole accordo su almeno una questione: non valeva la pena combattere la guerra ventennale degli Stati Uniti in Afghanistan. Il sondaggio del Pearson Institute per lo studio e la risoluzione dei conflitti globali e dell’Associated Press-NORC Center for Public Affairs Research arriva due anni dopo il ritiro degli Stati Uniti dall’Afghanistan nell’agosto 2021 e il ritorno al potere dei talebani. La guerra è iniziata per colpire le menti degli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001 e i talebani che hanno permesso loro di utilizzare il territorio afghano. Si è conclusa con scene frenetiche di afghani e americani che cercavano disperatamente di salire su uno degli ultimi voli in partenza da Kabul. I sondaggi suggeriscono che il ritiro, visto da molti come caotico e mal pianificato, potrebbe essere stato un punto di svolta per gli indici di approvazione del presidente Joe Biden, che in quel periodo iniziarono a scendere e da allora non si sono più ripresi. Due terzi degli americani ritengono che non valesse la pena combattere la guerra in Afghanistan; Su questa valutazione concordano il 65% dei democratici e il 63% dei repubblicani. Molti hanno dubbi sul successo degli Stati Uniti nel raggiungimento di obiettivi più specifici, come l’eliminazione della minaccia degli estremisti o il miglioramento delle opportunità per le donne.



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