La parità di genere non è più soltanto un tema sociale, ma anche un’urgenza di natura economica, per questo motivo è fondamentale intraprendere alcune misure per favorire l’uguaglianza tra donne e uomini sul luogo di lavoro. Lo sanno bene i CEO delle oltre 30 aziende operanti sul mercato italiano che oggi si sono riuniti a Palazzo Mezzanotte, sede di Borsa Italiana, a Milano per prendere parte all’evento “Il dilemma della diversità, dell’equità e dell’inclusione: destinato all’irrilevanza o cruciale per la strategia aziendale?” promosso da EDGE Certified Foundation, la Fondazione che detiene la metodologia di certificazione della diversità, l’equità e l’inclusione (DEI) sul luogo di lavoro, in collaborazione con Valore D, associazione di imprese che promuove l’equilibrio di genere e la diffusione di una cultura dell’inclusione. All’incontro hanno partecipato grandi realtà quali Lavazza, UniCredit e Banca d’Italia insieme a numerosi CEO di aziende operanti in Italia, che rappresentano collettivamente una forza lavoro di oltre 120mila dipendenti e generano un fatturato complessivo di più di 33 miliardi di euro, oltre il 2% del PIL italiano: numeri significativi, a riprova dell’importanza per il settore corporate di fare sistema in maniera sinergica per raggiungere la parità di genere lungo tutti i livelli delle organizzazioni. Le aziende, infatti, sono le prime a mettersi in gioco per avanzare la DEI sul luogo di lavoro. Secondo i dati del World Economic Forum, nel 2020 in tutto il mondo le aziende hanno investito 7,5 miliardi di dollari per le iniziative legate alla diversità, all’equità e all’inclusione e si prevede che questa cifra raddoppierà fino a 15,4 miliardi di dollari entro il 2026. Investimenti che ripagano. Da quanto emerge dalle ricerche di Harvard Business Review, le aziende che promuovono la DEI in azienda registrano un miglioramento di 2 volte dei margini EBIT, di 2 volte del rendimento totale per gli azionisti e di 1,5-3 volte della crescita dei ricavi. “Questo incontro conferma ancora una volta il ruolo centrale ricoperto dalle aziende nel percorso verso il raggiungimento della parità di genere” ha dichiarato Aniela Unguresan, Founder di EDGE Certified Foundation. “Come EDGE, da sempre ci facciamo promotori dell’inclusione delle donne nei contesti lavorativi e accompagniamo passo dopo passo le società in questo viaggio: per questo motivo siamo particolarmente orgogliosi che aziende così rilevanti per il tessuto economico italiano come quelle presenti oggi riconoscano l’importanza di agire prontamente per ridurre il gap tra donne e uomini sul luogo di lavoro e sostenere la diversità”. “Oggi vediamo un’attenzione crescente verso il modo in cui le aziende si espongono sulle questioni più rilevanti rispetto della diversity e a come i CEO incarnano determinati valori”, ha commentato Cristiana Scelza, Presidente Valore D. “Sono tutti fattori in grado fare la differenza: l’80% delle persone prenderebbe in considerazione un lavoro per questi motivi”. Insomma la strada per la piena parità in Italia è ancora lunga. Nel primo semestre del 2023 in Italia, secondo quanto rilevato da Istat, il tasso di occupazione femminile era pari al 52,6%, a fronte del 70,6% dei coetanei uomini, per questo non sorprende che nella classifica stilata dal Global Gender Gap Report 2023 del World Economic Forum l’Italia si sia posizionata al 79esimo posto su 146 nazioni. Una situazione che, però, non è più rosea al di fuori dello stivale. Sempre il Global Gender Gap Report 2023 rileva che a livello globale ci vorranno 131 anni per raggiungere la piena parità, 162 anni per colmare il divario nell’emancipazione politica, 169 anni per il divario nelle opportunità economiche e 16 anni per il divario di genere nel livello di istruzione.
In Europa
Se guardiano all’Unione Europea possiamo notare che in media le donne lavoratrici guadagnano il 12,7% in meno all’ora rispetto agli uomini – una percentuale che scende al 5% se consideriamo solo l’Italia. Tuttavia, nel nostro Paese, la forbice retributiva aumenta con l’avanzamento della carriera. Secondo i dati di Badenoch + Clark che ha analizzato i compensi dei componenti dei CdA delle società quotate italiane, man mano che le donne salgono nella scala aziendale, la loro rappresentanza diminuisce e il divario retributivo cresce. Tra i vertici apicali esecutivi la differenza delle retribuzioni è del 77%, con una media di 754.754 euro per gli uomini e 426.584 euro per le donne. Per i ruoli non esecutivi, il divario si riduce al 47%, mentre la retribuzione complessiva diminuisce. Considerazioni che hanno avviato una conversazione tra i CEO, anche in relazione alle nuove generazioni che scelgono le aziende sulla base dell’impegno dimostrato verso i temi legati all’inclusione. Il 75% dei candidati della GenZ, infatti, ha dichiarato che riconsidererebbe l’opportunità di candidarsi presso un’azienda se non fosse soddisfatto dei suoi sforzi in materia di DEI.
UN Women, l’uguaglianza è lontanissima
Anche lo studio “Progress on the Sustainable Development Goals: The gender snapshot 2023” pubblicato da UN Women, l’organizzazione delle Nazioni Unite dedicata all’uguaglianza di genere e all’emancipazione delle donne creata per accelerare i progressi nel soddisfare le loro esigenze in tutto il mondo, ha messo in evidenza che è necessaria un’azione urgente e determinata per realizzare una vera uguaglianza di genere. La “Fotografia di genere 2023” sottolinea che l’uguaglianza di genere si sta allontanando sempre più, con vari obiettivi di sviluppo sostenibile ancora lontani dal raggiungimento dei loro obiettivi. Ecco perché sono indispensabili sforzi urgenti e coordinati per accelerare i progressi entro il 2030, con maggiori finanziamenti, monitoraggio dei dati, riforme politiche e partenariati inclusivi che rappresentano i principali motori del cambiamento trasformativo. I risultati del rapporto servono come un appello all’azione per garantire che la promessa dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile venga mantenuta, senza lasciare indietro nessuna donna o ragazza. Servirà per fare passi avanti?
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