Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha incontrato lunedì a Tokyo il primo ministro giapponese Fumio Kishida
Ieri il segretario di Stato Antony Blinken, che assieme ad altri importanti diplomatici del Gruppo dei Sette, le principali democrazie industriali, ha partecipato a un summit a Tokyo che aveva l’obiettivo di avere un confronto incentrato sulla guerra tra Israele e la Palestina per alleviare le sofferenze dei 2,3 milioni di palestinesi intrappolati a Gaza sotto l’esercito israeliano ormai attivo da un mese, ha parlato del futuro dei territori palestinesi spiegando quali sono le aspettative degli americani che vorrebbero, dopo la fine della guerra, per Gaza e la Cisgiordania, un governo unito, guidato dai palestinesi. Qualsiasi piano di governo del dopoguerra per Gaza “deve includere un governo guidato dai palestinesi e Gaza unificata con la Cisgiordania sotto l’Autorità Palestinese”, ha detto Blinken ai giornalisti in Giappone. Blinken ha rafforzato il rifiuto dell’amministrazione Biden di qualsiasi ritorno di un controllo israeliano diretto e duraturo su Gaza, nonché di una proposta – promossa in un rapporto politico dal ministero dell’intelligence israeliano – per spingere i residenti palestinesi di Gaza nel vicino Egitto. “Siamo molto chiari riguardo al divieto di rioccupazione, così come siamo molto chiari riguardo al divieto di sfollamento della popolazione palestinese”, ha detto Blinken. “E, come abbiamo detto prima, dobbiamo vedere e arrivare, in effetti, all’unità di governo quando si tratta di Gaza e della Cisgiordania, e in definitiva di uno Stato palestinese”. Una visione netta non condivisa dall’alleato Israele che lunedì 6 novembre, ha subito messo le mani avanti. Il primo ministro Benjamin Netanyahu è stato chiaro e senza giri di parole ha detto che l’esercito israeliano “probabilmente manterrà il controllo della sicurezza di Gaza per un periodo indefinito”. Asserzione che non solo ha destato preoccupazione, ma non lascia spazio ad alcuna apertura tantomeno quelle paventate dagli Usa. Insomma l’unico punto su cui i due paesi concordano è solo uno: il gruppo militante di Hamas non può più tornare a governare la Striscia di Gaza. Ma i funzionari israeliani sono totalmente contrari a qualsiasi altra opzione.
L’appello di Macron per aiutare Gaza
Il presidente francese Emmanuel Macron oggi ha aperto una conferenza sugli aiuti a Gaza con un appello a Israele affinché protegga i civili mentre combatte Hamas , affermando che “tutte le vite hanno lo stesso valore” e che la lotta al terrorismo “non potrà mai essere portata avanti senza regole”. L’incontro di Parigi ha riunito funzionari dei paesi occidentali e arabi, delle Nazioni Unite e di organizzazioni non governative, con l’obiettivo di fornire aiuti urgenti ai civili nella Striscia di Gaza, sotto attacco di Israele nella sua guerra contro Hamas. Le autorità israeliane non sono state invitate, ma sono state informate dei colloqui, ha detto l’ufficio di Macron. Più di 1,5 milioni di persone – ovvero circa il 70% della popolazione di Gaza – sono fuggite dalle proprie case e si stima che siano necessari 1,2 miliardi di dollari per rispondere alla crisi nelle aree palestinesi. Il premier francese ha ribadito la richiesta di una pausa umanitaria nelle operazioni di Israele. Ha detto che attaccando Israele il 7 ottobre, Hamas “si è assunto la responsabilità di esporre i palestinesi a conseguenze terribili”, e ha nuovamente difeso il diritto di Israele a difendersi. “La lotta al terrorismo non potrà mai essere condotta senza regole. Israele lo sa. La trappola del terrorismo è per tutti la stessa: cedere alla violenza e rinunciare ai nostri valori”, ha aggiunto. Macron ha anche accennato al lavoro diplomatico che deve riprendere per portare la pace in Medio Oriente, con una soluzione a due Stati. “Dobbiamo imparare dai nostri errori e non accettare più che la pace in Medio Oriente venga sempre posticipata”, ha affermato.
Alla conferenza erano presenti funzionari provenienti da oltre 50 nazioni, tra cui diversi paesi europei, Stati Uniti e potenze regionali come la Giordania, l’Egitto e i paesi del Golfo.
Il primo ministro palestinese Mohammad Shtayyeh ha esortato la comunità internazionale a “porre fine alla guerra”. “Quanti palestinesi dovranno essere uccisi affinché la guerra finisca?” ha chiesto. “Quella che Israele sta facendo non è una guerra contro Hamas, è una guerra contro l’intero popolo palestinese”. Il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry ha sottolineato che Israele ha consentito solo quantità limitate di aiuti umanitari attraverso il valico di Rafah e ha esortato “l’intera comunità internazionale, e i paesi donatori in particolare, a continuare a sostenere il popolo palestinese a Gaza”. “Gli aiuti che sono già entrati a Gaza non sono sufficienti a soddisfare i bisogni dell’intera popolazione, e le complicazioni volontarie e deliberate imposte da Israele sulla consegna degli aiuti portano solo ad un ulteriore deterioramento della situazione”, ha sottolineato.
Il presidente di Cipro, Nikos Christodoulides ha delineato il suo piano per un corridoio marittimo umanitario verso Gaza “per fornire un flusso continuo, rapido, sicuro e senza ostacoli di aiuti umanitari in modo pragmatico ed efficace”. Ha detto che il piano è in discussione “con tutte le parti interessate, compreso Israele” e prevede opzioni a breve, medio e lungo termine. Le navi consegnerebbero gli aiuti dal porto principale di Cipro, Limassol, a circa 410 chilometri di distanza. Funzionari francesi hanno affermato che stanno anche valutando la possibilità di evacuare i feriti su navi ospedale nel Mediterraneo, al largo della costa di Gaza. Parigi ha inviato una portaelicotteri al largo delle coste di Cipro e ne sta preparando un’altra con capacità mediche a bordo a tale scopo. Macron ha annunciato che la Francia fornirà ulteriori 80 milioni di euro (85 milioni di dollari) in aiuti umanitari per i civili di Gaza, portando i finanziamenti francesi a un totale di 100 milioni di euro (107 milioni di dollari).
Martedì, il governo tedesco ha dichiarato che fornirà 20 milioni di euro (21 milioni di dollari) in nuovi finanziamenti, oltre a sbloccare 71 milioni di euro (76 milioni di dollari) già stanziati per l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi a seguito di una revisione lanciata dopo l’attacco di Hamas. La Danimarca ha deciso di aumentare i suoi aiuti umanitari alla popolazione civile di Gaza di 75 milioni di corone (10,7 milioni di dollari), da incanalare attraverso le agenzie delle Nazioni Unite e la Croce Rossa Internazionale. Alla conferenza erano presenti anche il presidente del Consiglio europeo Charles Michel e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Il blocco di 27 nazioni è il principale fornitore mondiale di aiuti ai palestinesi . “Abbiamo quadruplicato il sostegno umanitario per Gaza e la Cisgiordania, (il denaro difatto è quasi esclusivamente per Gaza), portandolo a 100 milioni di euro (107 milioni di dollari)”, ha detto von der Leyen.
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