Dopo estenuanti trattative e correzioni del testo, per evitare contestazioni legali, il numero tre del Psoe, Santos Cerdán, e il presidente di Junts por Catalunya, Carles Puigdemont, il 9 novembre hanno firmato a Bruxelles l’intesa per un’amnistia e per l’istituzione di un «tavolo negoziale», con un mediatore internazionale, per discutere della questione della Catalogna. Un accordo che ha avuto la benedizione del premier socialista Pedro Sánchez, che in cambio del loro appoggio resterà al potere. Una bella vittoria tenuto conto che Sanchéz alla guida del governo dal giugno 2018, tenuto conto del fatto che i sondaggi prevedevano una sua sconfitta nelle elezioni legislative anticipate del 23 luglio scorso. Il Partito popolare (Pp, destra), guidato da Alberto Núñez Feijóo, ha ottenuto la maggioranza relativa dei voti, ma non è riuscito a formare un governo di coalizione, nonostante l’alleanza con la formazione di estrema destra Vox. In cambio del sostegno degli indipendentisti catalani, Sánchez ha promesso un’amnistia per i leader e gli attivisti perseguiti dalla giustizia spagnola per il loro ruolo nell’organizzazione di un referendum per l’autodeterminazione nel 2017. La legge di amnistia, che dovrebbe permettere a Puigdemont di tornare in Spagna, sarà sottoposta al parlamento dopo l’insediamento di Sánchez, che probabilmente sarà la prossima settimana. Nel 2021 Sánchez aveva concesso la grazia ad alcuni leader separatisti condannati due anni prima a pesanti pene detentive. Ma la nuova concessione ha suscitato forti tensioni nel paese. Il Pp e Vox hanno accusato Sánchez di essere disposto a fare qualsiasi cosa per restare al potere. Nel corso di due manifestazioni di protesta davanti alla sede del Psoe a Madrid, il 6 e il 7 novembre, si sono verificati scontri con la polizia. Alcune associazioni vicine a Vox hanno indetto una nuova manifestazione per la sera del 9 novembre contro quello che considerano un “colpo di stato”. “Con questo accordo vergognoso, raggiunto dopo una trattativa con un latitante, Sánchez sta umiliando la Spagna”, ha affermato la numero due del Pp Cuca Gamarra. La presidente della regione di Madrid, Isabel Díaz Ayuso, anche lei del Pp, ha accusato il premier di aver instaurato una dittatura. Il Pp ha invitato i suoi sostenitori a partecipare a una serie di manifestazioni a Madrid e in altre città nel fine settimana. Oltre all’opposizione dei partiti di destra e di alcuni magistrati, che considerano l’amnistia un attacco allo stato di diritto, Sánchez ora deve anche affrontare le critiche di una parte del suo partito. Per Sánchez non sarà facile tenere unita la sua eterogenea coalizione. Junts per Catalunya e i nazionalisti baschi del Pnv, vicini al mondo imprenditoriale, avranno delle difficoltà ad approvare la riduzione della settimana lavorativa a 37,5 ore, misura chiave dell’accordo tra il Psoe e il suo principale alleato, la formazione di estrema sinistra Sumar.
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