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CINA E USA SEGNI DI DISGELO, MA BIDEN ROVINA TUTTO DEFINENDO JINPING UN DITTATORE


L’incontro tra il presidente Usa, Joe Biden e il presidente cinese Xi Jinping in California si è concluso con una partnership tra Stati Uniti e Cina definita da Biden “la relazione bilaterale più importante al mondo” che impegna sia lui sia il premier cinese ad assumersi “pesanti responsabilità per i rispettivi popoli, per il mondo e per la storia”. Insomma dopo alcuni anni di tensioni crescenti i due Paesi ora sono tornati a parlarsi in modo diretto con l’obiettivo di tendersi la mano e non a farsi la guerra. Xi ha detto a Biden che è “non realistico” che Cina e  Usa pensino di “rimodellare l’altra”. “Il mondo è abbastanza grande – è stato il messaggio emerso durante il bilaterale – perché entrambi i Paesi possano avere successo”. Insomma i due leader hanno offerto rassicurazioni sulla collaborazione, ma è su Taiwan che la Cina ha levato gli scudi. Xi ha garantito che non sono previste azioni militari da parte della Cina. Biden ha chiesto che Pechino non interferisca sulle elezioni che attendono Taiwan, Xi ha rilanciato chiedendo al leader americano di smettere di fornire armi all’isola e di sostenere la riunificazione pacifica della Cina”, un obiettivo da lui definito “inarrestabile”.

Ma se il dialogo è ripreso, restano diversi i nodi da sciogliere soprattutto riguardo ai rapporti economici. Xi ha espresso la sua contrarietà verso gli americani  “in materia di controllo  delle esportazioni, di verifica degli investimenti e le sanzioni unilaterali che danneggiano gravemente  gli interessi legittimi della Cina”. Il premier cinese ha chiesto che siano rimosse “in modo da fornire un ambiente equo,  giusto e non discriminatorio per le imprese cinesi”. Ma anche Biden ha lamentato la mancanza di parità di condizioni nella competizione economica, sottolineando per esempio, che il trattamento della proprietà intellettuale scoraggia gli investimenti. Prima dell’incontro, Xi e Biden si sono impegnati a cooperare più strettamente per combattere il cambiamento climatico. Entrambi i Paesi hanno dichiarato che si impegneranno a fornire contributi nazionali determinati “a livello economico” per tutti i gas serra. Ci sarà una collaborazione forte nella battaglia sul traffico di fentanyl, lo psicofarmaco che sta provocando migliaia di vittime nei due Paesi, e che negli Stati Uniti è diventato emergenza sociale. Al termine dell’incontro però i colloqui non hanno portato ad una dichiarazione congiunta di cooperazione o ad una dichiarazione generale. Nella conferenza stampa seguita all’incontro, Biden rispondendo ad una domanda (volutamente provocatoria) di un giornalista che gli ha chiesto se riteneva Xi un dittatore, lui ha risposto di sì, “Sì è un dittatore, nel senso che è colui che è alla guida di un paese comunista”. Il segretario di Stato Antony Blinken seduto in prima fila non è riuscito a contenere il suo disappunto, chiudendo gli occhi e scuotendo la testa, riguardo l’affermazione del presidente degli Stati Uniti. Dopo dopo la Cina ha replicato definendo le parole di Joe Biden “estremamente sbagliate”.



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