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ALLA Cop28 DI DUBAI L’ATTENZIONE SI CONCENTRA SUL NUCLEARE PER LA SVOLTA CLIMATICA


Credit: Filmbetrachter | Pixabay

Secondo l’ultimo report UNFCCC, pubblicato il 14 novembre, i piani nazionali di azione per il clima rimangono insufficienti per limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5 gradi Celsius e raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi. Nonostante i maggiori sforzi da parte di alcuni paesi, il rapporto mostra che ora sono necessarie molte più azioni per piegare ulteriormente la traiettoria delle emissioni mondiali. Gli ultimi dati del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite indicano che le emissioni di gas serra devono essere ridotte del 43% entro il 2030, rispetto ai livelli del 2019. Ciò è fondamentale per limitare l’aumento della temperatura a 1,5 gradi Celsius entro la fine di questo secolo ed evitare gli impatti peggiori del cambiamento climatico, tra cui siccità, ondate di caldo e precipitazioni più frequenti e intense. Il report ha analizzato i Nationally Determined Contributions (NDC), i piani nazionali non vincolanti di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, di 195 Paesi che hanno aderito all’accordo di Parigi, rilevando che, sebbene le emissioni non aumenteranno più dopo il 2030, non stanno ancora dimostrando la rapida tendenza al ribasso che sarebbe necessaria in questo decennio. Inoltre, anche se venissero rispettati tutti gli impegni attualmente presi, le emissioni di gas serra aumenterebbero comunque di circa l’8,8% rispetto ai livelli del 2010. Si tratta di un miglioramento marginale rispetto alla valutazione dello scorso anno, secondo il quale i paesi stavano aumentando le emissioni del 10,6% entro il 2030 rispetto sempre al 2010.

Al summit della Cop28 di Dubai si è parlato del rilancio del nucleare, tornato al centro del dibattito nella comunità internazionale alle prese con la lotta ai cambiamenti climatici. Sono una ventina infatti i Paesi, tra cui Stati Uniti, Francia e Regno Unito, che hanno stretto un patto con l’obiettivo di triplicare entro il 2050 la produzione di energia atomica. Perché il nucleare «pulito», quello di ultima generazione, viene visto come l’alternativa più potente in grado di garantire uno sviluppo futuro davvero sostenibile. L’annuncio, a cui hanno aderito anche i padroni di casa del summit, gli Emirati Arabi Uniti – è stato dato dallo «zar» del clima della Casa Bianca, John Kerry, e dal presidente francese, Emanuel Macron. E a marzo 2024 il premier belga, Alexander De Croo, ha reso noto che il suo Paese organizzerà, insieme all’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), il primo vertice mondiale sul nucleare. L’obiettivo è uno solo: raggiungere a metà del secolo gli obiettivi di zero emissioni nette. La Von der Leyen ha annunciato che nei prossimi due anni dal bilancio dell’Ue verranno impiegati 2,3 miliardi di euro per sostenere la transizione energetica in tutto il mondo, fondi che si integreranno “con l’iniziativa Global Green Bond da un miliardo annunciata a giugno, che prevede che l’Ue e i Paesi membri si impegneranno a investire «oltre 20 miliardi nella cooperazione energetica solo in Africa».

Gli Stati Uniti hanno detto che stanzieranno 3 miliardi di dollari dedstinati al fondo per il clima. Mentre la presidenza della Cop 28 ha annunciato che 116 Paesi si impegneranno a triplicare la capacità di energia rinnovabile nel mondo da qui al 2030. “L’Italia sta facendo la sua parte nel processo di decarbonizzazione in modo pragmatico con un approccio che rispetti la neutralità tecnologica libero da radicalismo: se vogliamo essere efficaci” ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni intervenendo in plenaria alla Cop28, “Serve “una sostenibilità ambientale che non comprometta la sfera economica e sociale, una transizione ecologica non ideologica”. E poi sui combustibili fossili ha aggiunto: “Non penso che sia un tema scottante, non se n’è parlato poco, anzi la presidenza emiratina è stata molto incalzata, e io penso che sia un obiettivo che dobbiamo continuare a centrare. Chiaramente lo dobbiamo fare mentre produciamo altre fonti energetiche, quindi il tema è sempre lo stesso: gli obiettivi sono chiari e mi paiono condivisi. Bisogna avere un approccio non ideologico ma pragmatico, bisogna secondo me lavorare sulla neutralità tecnologica molto di più ed è una posizione che il Governo italiano porta avanti. E costruire passi che siano veloci ma che sia possibile centrare perchè se noi continuiamo a darci degli obiettivi che sono irraggiungibili ci ritroveremo qui tra 5 anni e scopriremo che non li abbiamo raggiunti”. Insomma per la premier italiana siamo a “un momento chiave del nostro sforzo di contenere le temperature entro 1,5 gradi”, ammettendo che anche se ci sono ragioni per essere ottimisti l’obiettivo è lontano. “La Cop28 deve essere una svolta fissando una chiara direzione e agendo in modo ragionevole ma concreto”.

Il rapporto Global Stocktake pubblicato quest’anno dalle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici mostra chiaramente dove i progressi sono troppo lenti. Ma illustra anche la vasta gamma di strumenti e soluzioni proposti dai paesi. “Miliardi di persone si aspettano di vedere i loro governi raccogliere questi strumenti e metterli in pratica”, ha detto il segretario esecutivo delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, Simon Stiell. Stiell ha sottolineato che la conclusione del primo bilancio globale alla COP28 rappresenta un punto di ripartenza “affinché le nazioni possano ritrovare lo slancio per aumentare i propri sforzi in tutte le aree e mettersi sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi”. Un bilancio ha lo scopo di informare il prossimo ciclo di piani d’azione per il clima previsti dall’Accordo di Parigi (noti come contributi determinati a livello nazionale, o “NDC”) importante da presentare entro il 2025, per aprire la strada ad un’azione accelerata. Gli ultimi dati scientifici del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite indicano che le emissioni di gas serra devono essere ridotte del 43% entro il 2030, rispetto ai livelli del 2019. Ciò è fondamentale per limitare l’aumento della temperatura a 1,5 gradi Celsius entro la fine di questo secolo ed evitare gli impatti peggiori del cambiamento climatico, tra cui siccità, ondate di caldo e precipitazioni più frequenti e gravi. “Ogni frazione di grado conta, ma siamo gravemente fuori strada. La COP28 è il momento per cambiare la situazione”, ha affermato Stiell. “È tempo di mostrare ora gli enormi benefici di un’azione più coraggiosa per il clima: più posti di lavoro, salari più alti, crescita economica, opportunità e stabilità, meno inquinamento e migliore salute”.

Le Nazioni Unite sui cambiamenti climatici hanno analizzato gli NDC di 195 parti dell’accordo di Parigi, inclusi 20 NDC nuovi o aggiornati presentati fino al 25 settembre 2023. In linea con i risultati dell’analisi dello scorso anno, il rapporto di oggi mostra che, sebbene le emissioni non aumenteranno più dopo il 2030, rispetto ai livelli del 2019, non stanno ancora dimostrando la rapida tendenza al ribasso che la scienza ritiene necessaria in questo decennio.

Se verranno implementati gli ultimi NDC disponibili, gli impegni attuali aumenteranno le emissioni di circa l’8,8%, rispetto ai livelli del 2010. Si tratta di un miglioramento marginale rispetto alla valutazione dello scorso anno, che rilevava che i paesi erano sulla buona strada per aumentare le emissioni del 10,6% entro il 2030, rispetto ai livelli del 2010. Si prevede che entro il 2030 le emissioni saranno inferiori del 2% rispetto ai livelli del 2019, evidenziando che il picco delle emissioni globali avverrà entro questo decennio. Per raggiungere il picco delle emissioni prima del 2030, afferma il rapporto, “è necessario implementare gli elementi condizionali degli NDC, che dipendono principalmente dall’accesso a maggiori risorse finanziarie, dal trasferimento di tecnologia, dalla cooperazione tecnica e dal sostegno allo sviluppo di capacità; così come la disponibilità di meccanismi basati sul mercato. “Utilizzando il Global Stocktake per pianificare in anticipo, possiamo rendere la COP28 un punto di svolta. E fornire un trampolino di lancio per un’impennata di due anni di azioni a favore del clima”, ha affermato Stiell. “Dobbiamo ricostruire la fiducia nel processo di Parigi. Ciò significa mantenere tutti gli impegni, in particolare quelli finanziari, il grande promotore dell’azione per il clima. E assicurandoci di aumentare la resilienza agli impatti climatici ovunque”.

“Il rapporto di sintesi odierno dei piani nazionali sul clima sottolinea la necessità di agire con maggiore ambizione e urgenza per raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi: semplicemente non c’è tempo per ritardi”, ha affermato il dottor Sultan Al Jaber, presidente designato della COP28. “La COP28 deve rappresentare un punto di svolta storico in questo decennio critico affinché le parti possano cogliere l’attimo del Global Stocktake per impegnarsi ad aumentare le proprie ambizioni e ad unirsi, agire e ottenere risultati che mantengano l’1,5°C a portata di mano, senza lasciare nessuno indietro”.

“Gli NDC rimangono la pietra angolare della nostra visione condivisa di raggiungimento degli obiettivi di Parigi, compreso il mantenimento dell’obiettivo al di sotto dei 2 gradi e l’aspirazione a limitare l’aumento al di sotto di 1,5 gradi”, ha affermato il presidente della COP27 e ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry. “A Sharm El-Sheikh i leader hanno discusso diverse iniziative per aiutarci a raggiungere questo obiettivo, nonché per aiutare il Sud del mondo ad adattare di conseguenza le proprie economie. Dobbiamo mantenere lo slancio perché non c’è tempo da perdere o perdere la concentrazione sull’obiettivo.” “

È essenziale mentre perseguiamo il nostro impegno continuare a cercare giustizia climatica e assistere il Sud del mondo, che contribuisce meno alle emissioni ma sopporta il peso degli effetti più dannosi del cambiamento climatico, non solo per sopravvivere ma anche per passare a un’economia più sostenibile attraverso percorsi di transizione giusti”, ha affermato Shoukry.
Un secondo rapporto delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici sulle strategie di sviluppo a basse emissioni a lungo termine, anch’esso pubblicato oggi, ha esaminato i piani dei paesi per la transizione verso emissioni nette pari a zero entro o intorno alla metà del secolo. Il rapporto indica che le emissioni di gas serra di questi paesi potrebbero essere inferiori di circa il 63% nel 2050 rispetto al 2019, se tutte le strategie a lungo termine saranno pienamente attuate in tempo.
Le attuali strategie a lungo termine (che rappresentano 75 parti dell’accordo di Parigi) rappresentano l’87% del PIL mondiale, il 68% della popolazione mondiale nel 2019 e circa il 77% delle emissioni globali di gas serra nel 2019. Questo è un segnale forte che il il mondo sta iniziando a puntare a zero emissioni nette. Il rapporto rileva, tuttavia, che molti obiettivi net-zero rimangono incerti e rinviano al futuro le azioni cruciali che devono essere intraprese ora.

Insomma la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP28) attuamente in corso a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, e che si concluderà il 12 dicembre, tra poco più di  una settimana dovrà mettere le basi per un vero cambiamento.

IN OCCASIONE DELLA COP28 REALACCI E PRETE CONSEGNANO A MATTARELLA IL RAPPORTO GREENITALY 2023

In occasione della COP28 di Dubai, Ermete Realacci,, presidente onorario di Legambiente con il Presidente di Unioncamere Andrea Prete ha consegnato il rapporto GreenItaly al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Nel rapporto si legge un’Italia che va verso un’economia più a misura d’uomo puntando su sostenibilità, innovazione, comunità e territori. Giunto alla 14a edizione, il rapporto conferma che chi investe nel green esporta di più, innova di più, crea più posti di lavoro. Sono 510 mila le imprese italiane che negli ultimi 5 anni hanno investito sulla transizione verde e sono 3,2 milioni i green jobs. “È giusta la scelta dell’Europa di puntare su coesione, transizione verde e digitale per costruire un’economia più a misura d’uomo e per questo più forte. Anche per questo sono inaccettabili i ritardi sullo sviluppo delle fonti rinnovabili nel nostro Paese. Mentre l’Italia può dare, con l’Europa, un forte contributo quando fa l’Italia e incrocia la green economy con la qualità, l’innovazione, la bellezza”, ha detto Realacci. 

Accelerare gli investimenti nella transizione verde e nelle energie rinnovabili aumenta la stabilità finanziaria, come dimostrano gli studi della BCE e della Banca D’Italia, dà forza al made in Italy, riduce i costi a medio termine per famiglie e imprese, rafforza la nostra indipendenza energetica. L’Italia è il Paese europeo con il più alto tasso di riciclo sul totale dei rifiuti speciali e urbani (83,4%), un valore molto superiore alla media europea (53,8%) e a quello della Germania (70%). Un risultato che determina una riduzione annuale delle emissioni pari a 21 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio e a 63 milioni di tonnellate equivalenti di CO2.



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