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SÌ AL PATTO DI STABILITÀ, INVECE SI RIMANDA PER IL MES


L’8 dicembre i Governo italiano ha incassato l’approvazione del PNRR. “La cabina di regia del PNRR”, ha detto la premier Giorgia Meloni, “ha ratificato il raggiungimento dei 52 obiettivi necessari per consentire all’Italia di presentare, entro il 31 dicembre 2023, la richiesta per la quinta rata da 10,5 miliardi di euro alla Commissione europea. Traguardo che si somma al primato già raggiunto dall’Italia, ovvero quello di essere la prima Nazione in Europa ad aver presentato la quarta richiesta di pagamento del PNRR e che consentirà di ricevere nei prossimi giorni la somma di 16,5 miliardi di euro relativi alla quarta rata e di far salire complessivamente la quota già incassata a circa 102 miliardi di euro, più della metà dell’intero Piano di ripresa e resilienza.

Ma non è tutto. Ieri si è svolta una riunione tecnica tra gli sherpa di tutti i 27 ministeri e anche se l’accordo sul nuovo patto di stabilità e crescita Ue è stato di fatto raggiunto, ora bisogna capire se seguirà anche l’intesa politica. Perché per modificare il Patto di stabilità occorre cambiare 3 Regolamenti Ue di cui uno all’unanimità, quindi basterebbe il no di un falco rigostita come lo sono Austria, Olanda e Finlandia per fare saltare tutto.

Prima del sospirato “sì, andiamo avanti”, i giornali italiani avevano scritto che l’intesa sul Patto era stata raggiunta grazie all’accordo di Francia e Germania, ossia tra il ministro francese Le Maire e quello tedesco Lindner,  e questo è andato un po’ di traverso alla Meloni che non è certo quel tipo di persona che fa passare le decisioni che riguardano l’Italia senza alcun coinvolgimento.  Che in realtà, seppur in minima parte, c’è stato se si tiene conto che Le Maire e Linden si sono confrontati telefonicamente con il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Con obiettivi ben chiari. Portare il debito a livelli più bassi e individuare un persorso affidabile per ridurre il deficit con nuove regole. Perché Paesi come la Francia e l’Italia con un debito superiore al 90 per cento del Pil, devono ridurre il disavanzo fino ad arrivare all’1,5% del Pil.

Intesa conclusiva

Passa il sì conclusivo al nuovo Patto di Stabilità, con la benedizione dei 27 ministri dell’Economia europei. Il Consiglio Economia e Finanza “ha concordato un nuovo quadro di governance economica” ha annunciato la presidenza spagnola dell’Ue al termine dell’Ecofin in videoconferenza, “che garantisca stabilità e crescita, con regole che siano equilibrate, realistiche, pronte per le sfide presenti e future”. L'”accordo politico unanime” sulla riforma del Patto di Stabilità “dà certezza ai mercati finanziari e chiarezza ai cittadini”. 

Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, considera importante che sia stato trovato tra i 27 Stati membri della Ue un compromesso di buonsenso per un accordo politico sul nuovo Patto di stabilità e crescita. Nonostante posizioni di partenza ed esigenze molto distanti tra gli Stati, il nuovo Patto risulta per l’Italia migliorativo rispetto alle condizioni del passato. Regole meno rigide e più realistiche di quelle attualmente in vigore, che scongiurano il rischio del ritorno automatico ai precedenti parametri, che sarebbero stati insostenibili per molti Stati membri. “Grazie a un serio e costruttivo approccio al negoziato, l’Italia è riuscita, non solo nel proprio interesse ma in quello dell’intera Unione, a prevedere meccanismi graduali di riduzione del debito e di rientro dagli elevati livelli di deficit del periodo Covid. Inoltre, si terrà conto degli investimenti del PNRR e dei maggiori costi sugli interessi causati dall’innalzamento dei tassi di interesse da parte della Bce e le spese per la difesa saranno considerate separatamente in quanto fattori rilevanti. Sebbene il nuovo Patto contempli dei meccanismi innovativi volti a tener conto degli effetti di eventi esterni e straordinari nel computo dei parametri numerici da rispettare, rimane il rammarico per la mancata automatica esclusione delle spese in investimenti strategici dall’equilibrio di deficit e debito da rispettare. Una battaglia che l’Italia intende comunque continuare a portare avanti in futuro”, ha detto.

“Cose positive, altre meno. L’Italia però ha ottenuto molto” queste le parole del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Nel nuovo patto di stabilità ”ci sono regole più realistiche di quelle attualmente in vigore. Le nuove regole naturalmente dovranno sottostare alla prova degli eventi dei prossimi anni che diranno se il sistema funziona realmente come ci aspettiamo”. “Quello che sottoscriviamo è un accordo sostenibile per il nostro Paese, volto da una parte a una realistica e graduale riduzione del debito, mentre dall’altra guarda agli investimenti specialmente del Pnrr con spirito costruttivo”. “Abbiamo partecipato all’accordo politico per il nuovo patto di stabilità e crescita con lo spirito del compromesso inevitabile in un’Europa che richiede il consenso di 27 Paesi”, sottolinea Giorgetti. “Consideriamo positivo il recepimento delle nostre iniziali richieste di estensione automatica del piano connessa agli investimenti del Pnrr, l’aver considerato un fattore rilevante la difesa, lo scomputo della spesa per interessi dal deficit strutturale fino al 2027″.

Il commissario europeo Gentiloni

“Come in ogni negoziato” la riforma del Patto di Stabilità, concordata oggi, ha detto il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni, “riflette un compromesso tra posizioni diverse, è normale. Anche se i negoziati hanno aggiunto una certa complessità ai testi rispetto alla nostra proposta, ne preservano gli elementi fondamentali: uno spostamento verso una pianificazione fiscale più a medio termine; una maggiore titolarità da parte degli Stati membri dei piani fiscali, all’interno di un quadro comune; e la possibilità di perseguire un aggiustamento fiscale più graduale per riflettere gli impegni verso investimenti e riforme.m L’accordo unanime raggiunto oggi tra i ministri delle Finanze dell’Ue – continua – è una buona notizia per l’economia europea al termine di un anno molto impegnativo. Desidero ringraziare la presidenza spagnola del Consiglio per i suoi instancabili sforzi per portarci a questo punto e in particolare Nadia Calviño e la sua squadra. Il viaggio però non è ancora completato. A gennaio bisognerà passare alla fase successiva, quella dei negoziati del ‘trilogo’ tra Consiglio Ue, Parlamento Europeo e Commissione. Sono fiducioso che lo stesso spirito di compromesso costruttivo che ci ha portato al risultato positivo di oggi ci porterà a una conclusione positiva delle fasi finali di questo processo, e all’entrata in vigore di questa riforma cruciale nella primavera del 2024”.

L’Europa “ha bisogno di regole comuni, non di nostalgie dell’austerity e penso che questo compromesso” raggiunto oggi sulla riforma del Patto di Stabilità “ci aiuterà in questa direzione”. I “parametri numerici previsti dalla riforma del patto di stabilità sono tutti parametri che i diversi Paesi, inclusa l’Italia, possono affrontare. Sono realisti. Certamente avevamo alle spalle dei parametri numerici assolutamente lontani dalla realtà. Quello che può essere il limite di questo schema è che si sono aggiunti diversi parametri. Si sono aggiunti in positivo e in negativo, perché ci sono anche dei parametri utili ad assicurare che non ci siano rischi, come si suol dire, di prociclicità, cioè che in tempi difficili si accentuano le difficoltà de in tempi facili non si riesce a risanare la finanza pubblica. Quindi, noi abbiamo fatto una proposta che certamente era più semplice dell’accordo a cui si è pervenuti ma credo che i suoi pilastri fondamentali restino validi”, ha concluso.

Fumata nera sul Mes

La commissione Bilancio della Camera ha concluso i lavori con un nuovo rinvio del parere sulle proposte di ratifica del Mes . Secondo la relatrice Ylenja Lucaselli, capogruppo di FdI in commissione Bilancio, “non c’è urgenza. E non ci sono effetti negativi per gli altri Stati che possono comunque usufruire del Mes. Quindi approfondire e porre delle condizionalità rispetto a un provvedimento che sulla programmazione potrebbe avere effetti finanziari è doveroso per rispetto degli italiani”. Le opposizioni però hanno protestato per l’ennesimo stop. In prima linea il deputato di Italia Viva, Luigi Marattin, che ha detto di non accettare l’ennesimo slittamento del parere del governo sul Mes: “Noi diciamo se volete rinviare la decisione sul Mes per vedere cosa succede all’Ecofin, venite in Aula e prendete la responsabilità politica di dire ‘noi vogliamo attendere l’esito dell’Ecofin’. Invece avete scelto una cosa pericolosa, di usare la commissione Bilancio per arrivare a una finalità politica. Gli elementi per esprimere un parere oggi c’erano tutti. Il governo ha detto per la seconda volta che non ci sono effetti sulla finanza pubblica, e voi maggioranza avete detto al governo ‘ma, non so, non sono sicuro’. Ne va del rispetto e della dignità di queste istituzioni”, ha concluso Marattin.



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