La Camera ha messo la parola fine al tormentato percorso del Mes, respingendo l’autorizzazione alla sua ratifica. I no sono stati 184, 72 i sì e 44 gli astenuti. Un voto che ha visto divise sia maggioranza che opposizioni. Sì perché Fdi e Lega hanno votato contro e Forza Italia si è astenuta. E all’opposizione, Pd, Iv, Azione e +Europa hanno votano a favore, Avs (Alleanza Verdi e Sinistra) si è astenuta e i 5 Stelle, come ampiamente annunciato da Giuseppe Conte, hanno votato contro.
Tutto inizia nella tarda serata di ieri quando corre voce che l’intenzione della maggioranza è quella di arrivare al voto. I capigruppo di maggioranza che si incontrano alle 8.30 del mattino si presentano così in commissione Bilancio con un “parere contrario” motivato con l’assenza di coinvolgimento delle Camere che perderebbero la possibilità di monitorare eventuali impatti sulla finanza pubblica e alla fine il parere contrario della Bilancio apre la porta alla bocciatura dell’Aula, che si consumerà di lì a poco grazie a una inaspettata inversione dei lavori proprio per consentire il voto sul Mes prima della mini-pausa natalizia e prima dell’arrivo della manovra. Una decisione non dell’ultima ora, ma presa giorni fa e di “comune accordo” tra gli alleati e con il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.
In maggioranza c’è chi non nasconde che un diverso atteggiamento della Germania sul Patto di Stabilità forse avrebbe portato a un esito diverso anche della ratifica del Mes. Ma, è il ragionamento di un big della maggioranza, se la trattativa diventa “che ognuno tutela gli aspetti di proprio interesse”, allora è naturale lasciare che il Parlamento si esprima senza forzature da parte del governo (peraltro assente al momento del voto, mentre erano presenti diversi portavoce). Che il Mes non fosse di grande “interesse” italiano, che ha un sistema bancario “tra i più solidi” lo dicono anche da Palazzo Chigi, dove si “prende atto” del voto e si sottolinea che, anzi, “può essere l’occasione per avviare una riflessione” su “nuove ed eventuali modifiche” al Mes, “più utili all’intera Eurozona”. Un ragionamento che Meloni avrebbe già avuto fatto a Bruxelles con Emmanuel Macron e con la stessa Ursula von der Leyen.
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