Oggi il governo Meloni festeggia un altro traguardo. Quello di avere incassato la quarta rata del PNRR pari a 16,5 miliardi di euro versati dalla Commissione Europea. Un pagamento è frutto del conseguimento, accertato dall’Unione europea, di tutti i 28 obiettivi e traguardi legati alla quarta rata. Obiettivi e traguardi che riguardano misure necessarie per proseguire l’attuazione delle riforme in materia di giustizia e pubblica amministrazione, nonché importanti riforme nei settori dell’inclusione sociale e degli appalti pubblici. I principali investimenti sono legati alla digitalizzazione, in particolare per quanto riguarda la transizione dei dati delle pubbliche amministrazioni locali verso il cloud, lo sviluppo dell’industria spaziale, l’idrogeno verde, i trasporti, la ricerca, l’istruzione e le politiche sociali. E come preannunciato dal Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, il pagamento della quarta rata è avvenuto entro il 2023 e porta il totale delle risorse PNRR ottenute finora dall’Italia a circa 102 miliardi di euro, corrispondenti a più della metà delle risorse totali del Piano. Ciò dimostra i grandi progressi fatti dall’Italia nel raggiungimento delle misure previste. Ora sulla base del Piano così come recentemente modificato dal Consiglio Ue, il Governo Meloni proseguirà nell’opera di piena e tempestiva attuazione del PNRR, nel quadro della continua e stretta collaborazione con la Commissione europea.
Raffaele Fitto, ministro per gli affari europei, le politiche di coesione e il PNRR del governo Meloni e dal 10 novembre 2022 anche con delega al Sud, poche ore dopo l’incasso della sostanziosa somma, ha esultato su X per l’ennesima vittoria del governo Meloni. “Come preannunciato da @GiorgiaMeloni, il pagamento della quarta rata è avvenuto entro il #2023 e porta il totale delle risorse #PNRR a circa 102 mld, più della metà delle risorse totali. A conferma dei grandi progressi fatti dall’Italia nel raggiungimento delle misure previste”.
Per il M5S si tratta invece dell’ennesimo buco nell’acqua. “Sul PNRR questo Governo scherza col fuoco e rischia di far perdere al Paese i 209 miliardi che il Presidente Giuseppe Conte ha ottenuto in Europa”. Obiettivo, che secondo Conte, la Meloni non può vantare alcun merito. “A inizio dicembre l’Ufficio parlamentare di Bilancio aveva certificato il devastante ritardo nella messa a terra dei fondi. Questi i dati: spesi finora 28,1 miliardi, pari al 14,7% dell’intero Piano; nel 2023 spesi solo 2,5 miliardi, ovvero soltanto il 7,4% delle somme da spendere nell’anno; nella sanità speso solo l’1% dei 15,6 miliardi previsti dal Pnrr nella Missione salute. I numeri quindi smontano i deliri propagandistici di Giorgia Meloni. Per quanto tempo continuerà a mentire agli italiani?”, ha detto Conte.
Matteo Renzi invece su X si è scagliato contro il quotidiano Il Fatto Quotidiano reo a suo avviso di avere scritto il falso sulle sue intenzioni e programmo: “ha scritto “”Scrivere che la riqualificazione dello stadio Franchi si farà coi soldi del PNRR su spinta di Matteo Renzi è falso”, ha precisato Renzi. “Ho sempre detto che i soldi del PNRR devono andare alle case popolari e ai progetti sulle Cascine, non sullo stadio. Per me lo Stadio va rifatto coi soldi dei privati, non con le tasse dei contribuenti”.
Le critiche della Schlein risalgono invece allo scorso 4 settembre quando nel corso di una Festa dell’Unità a Vibo Valentia, la segretaria del PD ha definito “Inaccettabili” le scelte del governo sul Pnrr”. Criticando l’esecutivo anche sull’autonomia differenziata e sul progetto del Ponte sullo Stretto. “Il ministro Salvini pensi ad altre infrastrutture per Calabria e Sicilia”, queste le parole della Schlein.
Letteralmente catastrofico, più del solito, era stato il leader di Azione, Carlo Calenda che nel luglio scorso intervistato da Huffpost parlava di perdita del Pnrr e, con esso, della credibilità dell’Italia a livello internazionale. Diciassette a suo avviso gli obiettivi raggiunti su 27. “Quest’anno abbiamo speso solo 1,2 miliardi su 30. Un ritardo clamoroso. È chiaro che non riusciremo a completare i 155 mila bandi previsti dal piano” asseriva. La sua proposta? “Convertire una parte delle risorse in crediti d’imposta per gli investimenti digitali, ambientali ed energetici. Usare il meccanismo di industria 4.0 per far diventare il Pnrr il nostro Inflation Reduction Act che negli Usa sta avendo un successo straordinario”. Per queste motivazioni: “Finora sono stati spesi circa 70 miliardi quasi tutti da Mario Draghi e quasi tutti sono quelli non a bando ma con meccanismi automatici di spesa. Crediti d’imposta e similari. La pubblica amministrazione italiana non sembra in grado di spendere. Prevedere 133 mila bandi sotto il milione di euro è stato un grosso rischio. Alcune situazioni poi sono semplicemente scandalose come l’1 per cento dei fondi spesi sulla missione sanità. Anche in questo caso però occorre dire che alcuni progetti come le case di comunità di Roberto Speranza erano del tutto velleitari non essendoci i medici e gli infermieri per farle funzionare”.
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