Ancora in diminuzione il numero dei protesti
I protesti hanno assunto rilevanza statistica dalla fine degli anni Venti (oltre un milione di protesti l’anno), crescendo soprattutto a partire dagli anni successivi alla Seconda guerra mondiale fino a toccare i livelli più alti alla fine degli anni Sessanta (oltre 16 milioni all’anno). Dai primi anni Settanta iniziano a diminuire, scendono sotto il milione dal 2014 e sotto i 500 mila nel 2018. Nel 2022 sono 255.202 (-7,7% rispetto al 2021 e -78,6% rispetto al 2013, primo anno della nuova serie storica). Negli anni più recenti, focalizzandoci sugli anni della pandemia, il calo è più deciso nel 2020 (-38,7% rispetto al 2019) ed è recuperato soltanto in parte nel 2021 (+9,3% rispetto al 2020). I dati rilevati in questo biennio vanno però letti tenendo conto dei provvedimenti legislativi sulla sospensione dei termini di scadenza di cambiali, vaglia cambiari e ogni altro titolo di credito o atto avente forza esecutiva, adottati in risposta all’emergenza sanitaria da Covid-19. Per capire meglio l’evoluzione del fenomeno occore dunque attendere la fine degli effetti di tali norme. Nel 2022 il calo ha interessato tutto il Paese, con variazioni rispetto al 2021 che oscillano da -18,8% nel Sud a -1,7% nel Centro; fa eccezione il Nord-ovest che segna un aumento del 4,2%. Il calo si osserva in quasi tutte le regioni con differenze accentuate: da -31,3% in Calabria a -1,8% in Liguria. Soltanto Lombardia e Lazio hanno variazioni positive (rispettivamente +8,1% e +5,7%). Le cambiali protestate coprono l’88,1% dei protesti (224.899), raggiungono quote più elevate al Sud (98,8%), nel Nord-est (98,6%) e nelle Isole (97,7%) e risultano associate più alle persone (139.732; 62,1% delle cambiali protestate) che alle imprese. Gli assegni sono 30.303, l’11,9% del totale dei protesti, con quote più alte al Centro (27,1%) e nel Nord-ovest (14,9%). Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste e Province Autonome di Bolzano/Bozen e di Trento non presentano assegni protestati. Diversamente dalle cambiali, gli assegni sono più a carico delle imprese (16.293, il 53,8% degli assegni protestati).
Gli assegni protestati sono in aumento del 36,7% con una dinamica disomogenea sul territorio. Crescono nel Centro (+52,9%) e nel Nord-ovest (+41,1%), calano nelle Isole (-51,9%), al Sud
(-37,9%) e nel Nord-est (-19,6%). Differenziata la situazione regionale: forte crescita nel Lazio (+54,1%), Piemonte (+50,0%) e Lombardia (+41,6%), tendenza opposta nella Provincia Autonoma di Bolzano/Bozen (-100,0%), Calabria (-90,6%), Friuli Venezia-Giulia (-90,0%) e Umbria (-63,0%). Rispetto al 2021 diminuiscono soprattutto i protesti associati alle imprese (-22,0% contro -3,5% dei protesti associati alle persone). Il calo riguarda esclusivamente le cambiali per entrambi i soggetti (rispettivamente -27,8% e -5,8%). Gli assegni, invece, aumentano in entrambi i casi, con variazioni più consistenti per quelli associati alle persone (+40,1% contro +17,6).
In aumento i tassi di protesti
Il calo dei protesti dipende da molti fattori. L’utilizzodei titoli di credito come mezzi cambiari per il pagamento dilazionato di una certa somma di denaro, su base fiduciaria, ha subito sostanziali modifiche legate alla trasformazione dell’intero sistema creditizio. In particolare, tra le innovazioni informatiche nelle pratiche di pagamento di individui, famiglie e imprese, sono stati introdotti sistemi come le carte di pagamento: carte di credito, carte di debito, carte prepagate, carte a spendibilità limitata. Rispetto alla cambiale, l’uso dell’assegno è molto più diffuso, ma anch’esso in calo. Secondo quanto rilevato dalla Banca d’Italia, gli assegni emessi passano da 76.150.772 nel 2021 a 67.803.163 nel 2022 (-11,0%; -69,1% rispetto al 2013, quando erano 219.550.952). In confronto al 2021, il tasso di utilizzo degli assegni nel 2022 registra una flessione simile a quella delle cambiali: da 1.288 a 1.150 (-10,7%) gli assegni emessi ogni 1.000 abitanti. Sul lungo periodo, la contrazione è più consistente per i tassi di utilizzo degli assegni: -68,4% rispetto al 2013, quando erano 3.640.
La riduzione della circolazione di cambiali e di assegni e del loro uso non sembra essere sufficiente, da sola, a spiegare la consistente diminuzione dei protesti. La flessione dei tassi delle cambiali protestate è infatti più ampia dei tassi di utilizzo delle cambiali stesse. Su questa dinamica in ribasso sul lungo periodo dei tassi di cambiali e assegni protestati ha inciso anche l’attività di pubblicità realizzata dal Registro informatico dei protesti – REPR e, per gli assegni, anche l’esercizio di controllo da parte di altri organismi, come la Centrale di allarme interbancaria (CAI). L’attività di pubblicità e di vigilanza sui soggetti protestati, infatti, ha lo scopo di tutelare chiunque abbia rapporti economici con il protestato. Il nome del debitore iscritto nel REPR è pubblico ed è di semplice consultazione da parte di chiunque abbia a che fare con l’eventuale debitore. Inoltre tali servizi di vigilanza per gli assegni comportano effetti più restrittivi per i soggetti protestati in termini di accesso al credito e ai mezzi di finanziamento bancario, rispetto a quelli previsti dalla legislazione vigente in caso di pubblicità del protesto mediante il REPR.
Più numerose le cambiali nelle Isole ma più protesti nel Nord-ovest
A livello di ripartizione territoriale il ricorso alle cambiali è più diffuso nelle Isole (142 cambiali emesse ogni 1.000 abitanti), seguono Sud e Centro (rispettivamente 123 e 114) (Figura 2). A livello regionale le cambiali sono più diffuse in Umbria (188 ogni 1.000 abitanti) e, a seguire, Sicilia (163), Campania (154), Lazio (142) e Veneto (133). Nel Nord-ovest si riscontra il tasso d’uso di cambiali più basso (82 cambiali emesse ogni 1.000 abitanti). Anche il più alto tasso di cambiali protestate (56,4 ogni 1.000 cambiali emesse) è nel Nord-Ovest, mentre il più basso si osserva nel Nord-est (20,7 cambiali protestate ogni 1.000 emesse) e, in particolare, tra le regioni, nel Veneto (11,5 cambiali protestate ogni 1.000 emesse nel 2022). Gli assegni, anche quelli protestati, sono più diffusi al Centro (1.264 emessi ogni 1.000 abitanti; 1,1 protesti ogni 1.000 assegni emessi, erano 0,6 nel 2021). A livello regionale gli assegni si utilizzano soprattutto in Liguria (1.628 assegni ogni 1.000 abitanti; 1.896 nel 2021), Sardegna (1.484), Toscana (1.457) e Puglia (1.425). Il Lazio è, invece, la regione con i tassi più alti di assegni protestati (2,5 ogni 1.000 emessi; erano 1,4 nel 2021), seguito dalla Lombardia (1,1). Nel Nord-est si registrano i tassi più bassi: 890 assegni emessi ogni 1.000 abitanti e sostanzialmente nulli gli assegni protestati. Nello specifico, i più bassi tassi di utilizzo sono nelle Province Autonome di Bolzano/Bozen e di Trento (rispettivamente 152 e 426 ogni 1.000 abitanti). Le Province Autonome e la Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste non presentano assegni protestati. Tassi di assegni quasi nulli in Friuli Venezia-Giulia, Umbria, Marche, Calabria, Piemonte, Emilia-Romagna, Liguria, Veneto, Toscana e Campania.
Cambiali: mancato pagamento soprattutto per mancanza di istruzioni
A partire da questo comunicato l’Istat amplia l’offerta informativa riguardante il fenomeno dei protesti, rendendo disponibili i dati riguardanti la motivazione del mancato pagamento del protesto e il tempo intercorso tra la data di emissione e la data di levata del protesto stesso.
Assegni: per lo più protestati per “mancanza totale o parziale di fondi”
Nel 2022 il 66,7% degli assegni (20.215) è protestato per “Mancanza totale o parziale di fondi nel momento in cui il titolo viene presentato per il pagamento” (codice A20), cioè per un difetto di provvista, secondo l’Art.2, legge n.386 del 1990, con quote che vanno dal 71,6% nel Nord-est al 55,9% nelle Isole e, a livello regionale, dal 100% delle motivazioni indicate in Friuli Venezia-Giulia al 15,6% di quelle registrate in Calabria. Il 24,0% degli assegni (7.278) è protestato perchè “emesso [dal correntista] in data posteriore a quella di iscrizione in archivio effettuata dal trattatario ai sensi degli articoli 9 e 10-bis, lettera a), della legge n. 386 del 1990” (codice A12), cioè per mancanza di autorizzazione, secondo l’art. 1, legge n. 386 del 1990. Questo codice rappresenta il 28,8% di quelli indicati nelle Isole e il 9,6% di quelli dichiarati nel Nord-est, con quote comprese tra il 46,9% in Calabria e quote nulle in Friuli Venezia-Giulia.
In calo il tasso di persone e di imprese protestate
Spostando l’attenzione dai protesti ai soggetti protestati, si osserva una diminuzione dei tassi di persone e di imprese protestate. Nel 2022 le persone protestate sono 50.297, il tasso di persone protestate è di 0,9 ogni 1.000 abitanti residenti (nel 2021 era di 1 ogni 1.000 abitanti residenti). Considerando il genere, il tasso di uomini protestati è quasi il doppio rispetto a quello delle donne (1,1 su 1.000 uomini contro 0,6 su 1.000 donne), inoltre diminuisce ma meno rispetto alle donne (nel 2021 era 1,3 per gli uomini e 0,8 per le donne). Sono 20.563 le imprese protestate, 4,5 su 1.000 imprese attive nell’anno precedente (nel 2021 5,9 imprese protestate ogni 1.000 attive).
Il più alto tasso di persone protestate in Campania e di imprese in Calabria
I più alti tassi di persone protestate si registrano al Sud e nelle Isole (entrambi 1,1 ogni 1.000 abitanti; erano, rispettivamente 1,4 e 1,3 ogni 1.000 abitanti nel 2021). La Campania è la regione dove si osserva il più alto numero di persone protestate rispetto alla popolazione (1,3 ogni 1.000 abitanti); seguono la Calabria e la Sicilia (entrambe 1,2 ogni 1.000 abitanti residenti). A livello di ripartizione i tassi distinti per genere confermano quanto già osservato per il complesso delle persone: vengono protestati al Sud e nelle Isole, rispettivamente, 1,5 e 1,4 uomini ogni 1.000 e 0,8 donne su ogni 1.000. Nel 2021 erano, rispettivamente, 1,8 e 1,7 per 1.000 uomini e 1,0 su 1.000 donne in entrambe le aree geografiche. A livello regionale i tassi degli uomini protestati sono più alti in Campania (1,8), mentre i valori massimi per le donne si hanno in Campania, Lazio, Calabria e Sicilia (0,9).
Nel Nord-est si osservano i valori più bassi dei tassi sia di persone protestate (0,5 ogni 1.000 abitanti residenti), sia di imprese (2,3 ogni 1.000 imprese attive). Nello specifico regionale si riscontrano valori minimi nelle due Province Autonome per i tassi di persone (rispettivamente 0,2 a Bolzano/Bozen e 0,3 ogni 1.000 abitanti a Trento) e di imprese protestate (0,8 per Bolzano/Bozen e 1,4 per Trento).
Tra i protestati prevalgono i maschi, gli italiani e le persone tra 36 e 55 anni
Le persone iscritte nel REPR nel 2022 sono soprattutto uomini (61,4%; 30.901 maschi sul totale di 50.297 iscritti) quota lievemente in aumento rispetto all’anno precedente (+0,7 punti percentuali). L’84,2% del totale dei protestati è nato in Italia (42.332) Gli stranieri (7.959, 15,8%) provengono in prevalenza da Romania (18,9%), Filippine (8,6%), Marocco (5,9%), Albania (4,5%) e Ecuador (4,0%). Fra i protestati stranieri la quota di donne è più consistente rispetto a quella rilevata fra i protestati italiani (43,4% contro 37,6%) ed è in diminuzione di 2 punti percentuali rispetto al 2021. Il 41% dei soggetti protestati nel 2022 ha un’età compresa fra 36 e 55 anni. Nel 2021 la stessa classe di età rappresentava circa il 50% dei soggetti protestati. Nel 2022, dunque, rispetto al 2021, si osserva una maggiore distribuzione delle persone protestate nelle altre classi di età. Nel 2022 l’età media del complesso dei protestati è di 49 anni (49 per gli uomini e 50 per le donne). Risulta leggermente inferiore nel Nord-est (48 anni) e lievemente superiore nel Nord-ovest e al Centro (50 anni). L’età media rimane invariata, rispetto al 2021, per il complesso dei soggetti protestati, mentre registra uno spostamento in avanti sia per gli uomini sia per le donne (nel 2021 era 48 anni per gli uomini e 49 per le donne). I protestati italiani hanno un’età media di 50 anni (49 per gli uomini e 51 per le donne), mentre i nati all’estero hanno in media 46 anni, con differenze di genere più accentuate (44 anni per gli uomini e 48 per le donne).
In aumento la recidività dei protestati nel corso dell’anno
Nel 2022 il 63,2% delle persone iscritte nel Registro Informatico dei Protesti risulta protestato nel corso dell’anno per più titoli di credito. In particolare, più della metà (54,6%) di tutti i protestati lo è per un numero che varia fra due e sei titoli (27.461). Il 36,8% è protestato per un solo titolo di credito (18.503 persone) (Figura 7). La recidività aumenta nel 2022 di 13 punti percentuali rispetto al 2021.
Al 99,1% delle persone iscritte nel REPR (49.845 in valore assoluto) risulta levato uno o più protesti da una sola Camera di Commercio, quota in leggero aumento rispetto al 2021: le persone protestate da più Camere di Commercio erano 2,7% nel 2021, contro lo 0,9% nel 2022.
In crescita anche la recidività delle imprese
Le imprese protestate hanno andamento analogo a quello delle persone. La maggioranza (il 60,1%, ovvero 12.350 su 20.563 imprese protestate nel 2022) è iscritta nel REPR per più titoli di credito protestati nell’anno. Anche per le imprese cresce la recidività nel 2022 (+12,4 punti percentuali rispetto al 2021). Nel 2022 quasi tutte le imprese presenti nel REPR hanno protesti per una sola tipologia di titolo di credito (98,4%, 20.226 unità). Fra le imprese con uno o più protesti per una sola tipologia di effetto, la porzione maggioritaria riguarda le imprese protestate per sole cambiali (72,0%, 14.567). La quota di imprese protestate per soli assegni è invece minoritaria (28,0%, 5.659 unità), ma superiore a quella rilevata per le sole persone (pari a 12,2%) e in aumento di 10 punti percentuali rispetto al 2021. Il 97,8% delle imprese iscritte al REPR nel 2022 (20.118) risulta protestata da una sola Camera di Commercio, quota lievemente superiore rispetto a quella registrata nel 2021 (+1,4 punti percentuali). Tra queste, il 59,2% delle imprese è protestata per più di un titolo di credito (+13,4 punti percentuali rispetto al 2021).
In calo ammontare dei protesti e importo medio di cambiali e di assegni
Il valore monetario dei titoli di credito protestati nel 2022 è di oltre 242 milioni di euro (-11,8% rispetto al 2021; nel 2013 il valore superava i due miliardi e mezzo di euro). Il 64,8% dell’ammontare complessivo protestato interessa le cambiali (circa 157 milioni di euro) e il 35,2% gli assegni (oltre 85 milioni di euro). Il valore monetario è sceso dal 2021 al 2022 più del numero di protesti: rispettivamente -11,8% e – 7,7%. Rispetto al 2013 i cali sono stati rispettivamente -91,0% e -78,6% (in ribasso il valore degli importi medi).
Gli assegni hanno un importo medio circa quattro volte più grande di quello delle cambiali (2.810 euro, -15,4% rispetto al 2021 e -39,4 rispetto al 2013), 2.485 euro nel Centro e 7.784 euro nel Nord-est. Gli importi medi scendono se associati alle persone fisiche. Questo vale per i protesti nel loro complesso (370 euro, -10,4% rispetto al 2021) e distinti per tipo di effetto: 209 euro in caso di cambiali (-19,9%) e 2.501 euro in caso di assegni (-26,4%). Per le imprese, gli importi medi risultano sempre più alti: 1.507 euro per i protesti nel loro complesso (-10,9% rispetto al 2021), 1.240 euro nel caso di cambiali (-15,9%) e raggiungono i 2.640 euro per gli assegni (-17,4%). A livello territoriale, le cambiali nel complesso (sia di persone fisiche sia di imprese) hanno importi medi più esigui nelle Isole (rispettivamente 145 euro e 758 euro) e più alti al Sud (rispettivamente 232 euro e 1.521 euro). Per gli assegni, gli importi medi più bassi si registrano nelle Isole (1.712 euro) per le persone fisiche e al Centro (2.437 euro) per le persone giuridiche; quelli più corposi al Sud (16.121 euro) per le persone e nel Nord-est (4.911 euro) per le imprese (Figura 8). Gli importi medi elevati degli assegni protestati alle persone al Sud e al Nord-est vanno letti tenendo conto che si riferiscono a un numero esiguo di assegni (79 al Sud e 30 nel Nord-est).
Importi medi più bassi per donne e stranieri
Nel 2022 l’importo medio per persona protestata è pari a 1.104 euro (+5,3% rispetto al 2021), con valori che, a livello di ripartizione geografica di residenza del protestato, variano fra gli 854 euro nel Nord-est e i 1.293 euro al Sud e, a livello regionale, fra i 480 euro del Trentino Alto-Adige (453 euro la Provinca Autonoma di Trento e 521 euro quella di Bolzano/Bozen), seguito da Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste (627 euro), Liguria (717 euro) e Friuli Venezia-Giulia (771 euro) e i 1.509 euro della Campania, seguita da Sardegna (1.424 euro), Lazio (1.359 euro) e Basilicata (1.345 euro). I protesti delle donne hanno un valore medio più contenuto (1.000 euro) rispetto agli uomini (1.170 euro). Per gli stranieri i valori medi scendono ulteriormente (672 euro contro 1.185 euro per gli italiani), con distanze più marcate fra stranieri e italiani nella popolazione maschile (681 euro contro 1.253 euro) piuttosto che in quella femminile (660 euro per le straniere e 1.073 per le italiane).
Importi medi più alti per le persone più anziane e per gli uomini
Gli importi medi più alti sono associati a persone con un’età superiore ai 65 anni di età (2.083 euro), quelli più bassi riguardano le persone fra i 26 e i 35 anni (850 euro), seguite da quelle con un’età compresa tra i 35 e i 45 anni (947 euro). In tutte le classi di età gli uomini vengono protestati per importi medi più alti rispetto alle donne, con divari più consistenti quando hanno un età tra i 56 e i 65 anni. Gli uomini registrano importi medi più bassi solo nella fascia di età 18-25 anni (1.240 euro contro 1.462 euro per le donne).
Alle persone protestate da più Camere di Commercio (452) è associato un importo medio più elevato (3.307 euro nel 2022; +105,1% rispetto al 2021), di quello registrato per le persone mandate in protesto da una sola Camera di Commercio. Per queste ultime l’importo medio è di 1.002 euro se protestate per un solo titolo (+8,3% rispetto al 2021) e 1.133 euro per più titoli (-1,2%).
Imprese protestate: importo medio più alto al Sud e più basso nel Nord-ovest
L’importo medio per impresa protestata nel 2022 è di 3.100 euro (+23,1% rispetto al 2021), con valori che a livello di ripartizione variano fra i 3.769 euro del Sud e i 2.450 euro del Nord-ovest e tra i 4.709 euro dell’Umbria e i 1.610 della Liguria a livello di regione. Se il soggetto giuridico iscritto nel REPR è protestato per una sola tipologia di titolo di credito, l’importo medio per impresa è di 2.953 euro (+22,1% rispetto al 2021), leggermente inferiore se protestata per sole cambiali (2.383 euro contro 4.421 euro se protestata per solo assegno). Per i soggetti giuridici protestati per più tipologie di titolo di credito, nel 2022 l’importo medio per impresa è quasi quattro volte superiore, 11.925 euro (+23,6% rispetto al 2021 quando era pari a 9.651 euro). Nel 2022 l’importo medio per impresa, calcolato sul numero di imprese protestate per le quali sia stato levato un solo protesto da una sola Camera di Commercio nel corso dell’anno, è di 1.675 euro (+29,1% rispetto al 2021). Sale a 3.807 euro nel caso in cui il soggetto sia stato protestato più volte, ma sempre da una sola Camera di Commercio (+2,9% rispetto al 2021), mentre è pari a 10.475 euro, se lo è da più Camere di Commercio (+79,1% rispetto al 2021).
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