Dopo avere vinto i caucus in Iowa, Donald Trump candidato repubblicano alle presidenziali ha tenuto un discorso davanti ai suoi sostenitori, nel corso del quale ha promesso che, se riuscirà a tornare alla Casa Bianca, risolverà molti problemi. A partire dalla guerra in Ucraina e il conflitto tra Israele e Hamas. “La Russia non avrebbe mai attaccato”, – ha detto il tycoon che ha vinto le elezioni del 2020 “e Israele non sarebbe mai stata attaccata se io fossi stato al potere. La situazione in Ucraina è orribile, tanto quanto quella in Israele. Risolveremo tutto molto in fretta”. Trump poi ha parlato anche dei migranti clandestini che passano dalla frontiera che divide gli Stati Uniti e il Messico. Una retorica sui migranti che non è una novità, ma interessa molti americani. E per questo motivo ha promesso di inasprire le leggi sull’immigrazione in caso di vittoria. Un altro obiettivo cui è molto interessato riguarda anche le trivellazioni finalizzate all’’estrazione del petrolio. Su Biden invece ha espresso il solito disprezzo senza freni: “Non voglio essere troppo duro con il presidente in carica, ma devo dire che è il peggiore presidente che abbiamo avuto nella storia del nostro Paese. Sta distruggendo il nostro Paese”.
L’appuntamento al caucus dell’Iowa, seppure abbia registrato la più bassa affluenza alle urne in un quarto di secolo, ha visto numerose persone affrontare strade ghiacciate, sopportando un freddo glaciale, pur di dare la propria preferenza regalando a Trump la vittoria e facendogli superare il 50% dei voti. De Santis è ufficialmente arrivato secondo con 21 punti e la Haley, ex ambasciatrice all’Onu, si è fermata attorno al 19%. Ma nonostante la sconfitta ha attaccato sia Trump sia Biden, asserendo che incarnano “più o meno la stessa cosa”: sono entrambi troppo in là con gli anni, “consumati dal passato, dalle indagini, dalle vendette, dalle lamentele”. Mentre sul governatore della Florida De Santis ha aggiunto: “La vera gara si vedrà in New Hampshire e in South Carolina”, ha sottolineato Haley, riferendosi ai prossimi due appuntamenti delle primarie repubblicane. Le elezioni presidenziali negli Stati Uniti sono previste il prossimo novembre, ma che la corsa alla Casa Bianca sia partita con le primarie repubblicane, ossia con l’attesissima corsa interna del Grand Old Party (Gop), è fuor di dubbio.
Differenza tra caucus e primarie
Dagli anni Settanta, i caucus dell’Iowa aprono ufficialmente la grande la corsa alle elezioni per la presidenza degli Stati Uniti. Quest’anno, per la prima volta in vent’anni, questo importante appuntamento segnato nel calendario per il 15 gennaio, è coinciso con l’anniversario della nascita del reverendo afroamericano, simbolo della lotta per i diritti civili dei neri. Anche se spesso i termini caucus e primarie vengono assimilati, i due eventi non sono la stessa cosa. Vediamo allora in cosa consistono.
A differenza degli anni scorsi, questa volta i caucus dell’Iowa presentano una novità: i democratici li terranno via posta e i risultati non saranno noti fino a marzo. I liberal hanno deciso il cambio dopo il caos del 2020, quando non emerse un chiaro vincitore, ma soprattutto su spinta di Joe Biden. Il presidente in carica ha infatti voluto dare la priorità a Stati più eterogenei dal punto di vista socioculturale ed etnico rispetto all’Iowa e al New Hampshire, dove la popolazione è per la maggior parte bianca. Così i primi due Stati protagonisti della corsa dei democratici saranno la South Carolina, il 3 febbraio (con una grande popolazione afroamericana), e il Nevada, il 6 febbraio.
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