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MORTO IN CARCERE IN SIBERIA, L’ATTIVISTA POLITICO ANTI-PUTIN, ALEXEY NAVAL’NYJ


Alexey Naval’nyj, 47 anni, attivista, politico, blogger russo, fra i più noti oppositori del presidente russo Wladimir Putin è morto, nel carcere in Siberia dove stava scontando la sua lunga pena. Lo ha reso noto il servizio carcerario russo.  Sua madre che gli aveva fatto visita la scorsa settimana ha detto che Alexey era in ottime condizioni di salute, quando lo ha visto: “Vivo, sano e allegro”. Ulteriori notizie saranno rese note nelle prossime ora dal suo legale ora in viaggio verso la colonia carceraria.

Naval’nyj è diventato noto a livello mondiale quando è stato avvelenato con un agente nervino nel 2020 

La mattina del 20 agosto 2020, Naval’nyj e la sua portavoce Kira Jarmyš erano a bordo dell’aereo S7 Airlines volando da Tomsk a Mosca (aeroporto di Domodedovo). Durante il volo, Naval’nyj cominciò a manifestare sintomi di malessere perdendo conoscenza. L’aereo fece un atterraggio di emergenza all’aeroporto di Omsk, l’uomo venne portato al reparto di rianimazione  dell’Ospedale di emergenza clinica n. 1 della città. Il primario dell’ospedale rese noto che Naval’nyj era in coma e la sua respirazione era supportata da un ventilatore. L’uomo il 22 agosto, su richiesta della famiglia, del suo medico curante Anastasia Vasilieva e del partito Russia del Futuro recapitata alla cancelliera tedesca Angela Merkel e al presidente francese Emmanuel Macron, venne trasportato in aereo in Germania e ricoverato in una clinica di Berlino, all’ospedale della Charité. Il 2 settembre un portavoce del governo tedesco confermò l’ipotesi dell’avvelenamento, affermando che le analisi su Naval’nyj avevano riscontrato la presenza del Novichok, agente nervino già utilizzato per avvelenare l’ex spia Sergej Skripal’ nel 2018. Il 7 settembre l’attivista russo uscì dal coma indotto.

Il 14 dicembre venne pubblicata un’indagine congiunta di The Insider e Bellingcat in collaborazione con la CNN e Der Spiegel, che rese pubblico il coinvolgimento nel tentativo di avvelenamento di Naval’nyj di agenti del Servizio di sicurezza federale (FSB) russo. Non l’unico visto che sono stati ipotizzati altri tentativi precedenti a questo avvelenamento. In seguito a questa indagine, ma prima della sua pubblicazione, Naval’nyj telefonò a Konstantin Kudryavtsev, uno degli agenti dell’FSB coinvolti, presentandosi come aiutante di Nikolaj Patrušev (direttore del FSB) chiedendo dettagli sulle motivazioni del tentato avvelenamento. E Kudryavtsev viene riportato che gli rispose che l’agente del Novichok era stato versato sulle mutande di Naval’nyj mentre si trovava in hotel a Tomsk, sapendo che le avrebbe indossate per il volo come previsto e l’agente nervino sarebbe stato assorbito lentamente dal suo corpo. Ovviamente ogni traccia venne poi venne fatta sparire dai vestiti di Naval’nyj furoro prima che potessero essere testati da esperti indipendenti.

Una vita complicata quella di questo attivista che dopo essere diventato una figura di riferimento dell’opposizione russa al Presidente Putin, ha subito varie condanne in Russia, in parte per fatti legati al suo attivismo politico e in parte per fatti estranei ad esso (come l’appropriazione indebita). Nel dicembre 2014 Aleksej Naval’nyj e suo fratello Oleg vennero condannati in tribunale a 3 anni e sei mesi di carcere per appropriazione indebita ai danni dell’azienda francese di cosmetici Yves Rocher, alla quale la loro compagnia di trasporti Glavpodpiska avrebbe sottratto 30 milioni di rubli. Mentre Oleg scontava la pena in carcere, ad Aleksej venne concessa la sospensione in via condizionale, con l’obbligo di presentarsi alle autorità per due “firme” mensili fino al 30 dicembre 2020. Nel marzo del 2017 Naval’nyj fu arrestato insieme ad altre centinaia di persone a causa di una manifestazione contro la corruzione non autorizzata dal governo, e per questo venne condannato a 15 giorni di carcere e a una multa da 20.000 rubli (circa 200 euro). Nel giugno del 2017 venne nuovamente arrestato a causa di nuove proteste nei confronti della corruzione, assieme ad altre 1.500 persone. Il 29 settembre 2017 venne arrestato con l’accusa di aver invitato, ripetutamente, i suoi sostenitori a partecipare a “eventi pubblici” non autorizzati. Il 17 gennaio 2021, al ritorno a Mosca dopo il periodo di degenza a Berlino, venne arrestato presso l’Aeroporto di Mosca-Šeremet’evo da forze di polizia in assetto anti-sommossa, venendo processato per direttissima in una stazione di polizia e il successivo 2 febbraio è stato condannato a due anni e otto mesi di carcere. Il 10 agosto del 2021, Naval’nyj è stato accusato di aver creato «un’associazione non-profit che violava i diritti dei cittadini», rischiando altri 3 anni di reclusione. Nell’agosto 2023, Naval’nyj venne condannato ad altri 19 anni di carcere per aver “presumibilmente finanziato attività estremiste, incitato pubblicamente ad attività estremiste” e “riabilitato l’ideologia nazista”. Il 26 settembre la prima Corte d’appello di giurisdizione generale riconobbe la legalità della decisione di condanna a 19 anni di detenzione nella colonia penale di massima sicurezza IK-6 nel villaggio di Melekhovo, notizia riferita da un corrispondente della TASS dall’aula del tribunale e resa nota a Naval’nyj tramite collegamento video dal luogo di detenzione.

La moglie di Alexey Naval’nyj, Yulia Navalnaya , dopo avere saputo della morte del marito, ha esortato la comunità internazionale a lottare contro il regime “orribile” di Putin, ricevendo una standing ovation per il suo discorso. Ora sono molti coloro che stanno attribuendo la colpa della morte dell’attivista politico a Putin e al suo regime autocratico, per il quale Navalny rappresentava un’enorme minaccia politica e simbolica, soprattutto ora in prossimità delle elezioni in Russia. Ma per ora queste sono solo illazioni. L’unica cosa certa ora è solo la sua morte. Tanti i leader che hanno espresso il loro cordoglio. Tra i primi il presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella. Il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy ha valutato senza mezzi termini le notizie su Naval’nyj. “È ovvio che è stato ucciso da Putin”, ha detto Zelenskyj, in visita in Germania per la conferenza sulla sicurezza mentre cercava aiuto per il suo Paese nella sua resistenza armata. Il primo ministro Justin Trudeau, offrendo le sue condoglianze alla famiglia dell’attivista ha descritto Naval’nyj come qualcuno che “si è schierato con straordinario coraggio per un futuro migliore per la Russia e i russi”. Il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg ha detto che la Russia ha delle domande a cui rispondere. “Quello che abbiamo visto è che la Russia è diventata una potenza sempre più autoritaria, che da molti anni usa la repressione contro l’opposizione”, ha detto Stoltenberg. Naval’nyj, ha detto, “era in prigione, prigioniero, e questo rende estremamente importante che la Russia ora risponda a tutte le domande che le verranno poste sulla causa della morte”.



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