L’11 marzo il Consiglio dei Ministri ha approvato, in esame preliminare, un decreto legislativo in materia di riordino del sistema nazionale della riscossione. Una novità nell’ambito della riforma fiscale prodotta dal governo Meloni, il cui schema non è ancora definitivo e che apporterà importanti novità in materia di riscossione dei debiti dei contribuenti con il Fisco. Con uno scopo ben preciso: conferire al sistema di riscossione maggiore efficienza, bilanciandola con i diritti dei contribuenti.
I punti salienti della riforma riguardano, in primis, le cartelle esattoriali notificate a partire dal 1° gennaio 2025, la cui dilazione viene concessa per un periodo di 120 mesi, a fronte degli attuali 72. Per chi ha un debito con lo Stato inferiore a 120 mila euro sarà possibile richiederne la dilazione, nel 2025 e nel 2026, ad 84 rate, cioè 7 anni mentre, per le richieste inoltrate nel 2027 o 2028, il periodo di possibile dilazione salirà a 96 rate (8 anni), fino ad arrivare nel 2029 ad una rateizzazione massima di 108 rate (9 anni).
Per ottenere la rateizzazione massima sarà sufficiente per il contribuente dichiarare di trovarsi in una situazione di temporanea difficoltà economica. Qualora si voglia beneficiare di una rateizzazione massima di 120 rate in 10 anni, il contribuente non potrà limitarsi a dichiarare la propria difficoltà, ma dovrà integrare la richiesta con il proprio Isee, documentando l’impedimento dichiarato.
Quanto invece ai debiti ammontanti a più di 120 mila euro, al fine di ottenere la rateizzazione massima in 120 rate non sarà possibile limitarsi ad una dichiarazione di difficoltà economica, ma sarà sempre necessario documentare la propria richiesta di rateizzazione: le persone fisiche dovranno produrre la propria certificazione Isee, mentre per le richieste avanzate da imprese verranno presi in esame l’indice di liquidità e il rapporto tra debito da rateizzare e quello residuo eventualmente già rateizzato, insieme al valore della produzione. Inoltre, viene introdotto (sempre a partire dal 2025) il “discarico automatico”, un sistema che prevede la cancellazione delle cartelle iscritte a ruolo dall’Agenzia delle Entrate decorsi 5 anni dall’affidamento all’agenzia di riscossione. Il discarico però non comporta automaticamente l’estinzione del debito: l’Ente creditore può provvedere autonomamente alla riscossione del credito non prescritto o, quando vi siano “nuovi e significativi elementi reddituali o patrimoniali del debitore”, affidarlo nuovamente all’Agenzia delle Entrate. Sul discarico automatico e sulle azioni intraprese per la riscossione del credito verrà operato il controllo sia da parte del Ministero dell’economia e finanze sia da parte dell’Ente creditore, il quale potrà contestare all’agente della riscossione l’intervenuta decadenza o prescrizione del diritto di credito. Con questo decreto legislativo viene inoltre introdotta una pianificazione annuale del lavoro di riscossione previsto per l’Agenzia delle Entrate, al fine di assicurare la salvaguardia dei crediti tributari affidati dai vari Enti. Si porrà, quindi maggiore attenzione affinché le notifiche della cartella di pagamento e degli atti interruttivi della prescrizione siano effettuate tempestivamente e possa partire in maniera più spedita l’attività di recupero, per evitare che i debiti cadano in prescrizione.
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