Quando conta per l’Iran il presidente Biden? Purtroppo pochissimo quasi niente. La prova l’abbiamo avuta quando ha chiesto imperiosamente all’Iran di non attaccare Israele con un tono di ammonizione per sottolineare quel “Non fatelo” era una via di non ritorno. Invece non è servito a nulla perché la dittatura teocratica iraniana non presta alcuna attenzione a Biden da molto tempo. E la dimostrazione sta nel fatto che l’Iran e i suoi delegati hanno ucciso decine e decine di americani, hanno regolarmente sparato contro le basi e navi statunitensi e ignorando con grande nonchalance anche questo monito presidenziale hanno sparato nel cielo 335 droni e missili. Avremmo potuto aspettarci una reazione seria da parte di un presidente che aveva pubblicamente dato istruzioni all’Iran di non attaccare. Invece, Biden ha poi cercato laconicamente di persuadere gli israeliani a non rivendicare il torto subito. Ripetendo l’errore che fece quando ignorò il pallone spia del Partito Comunista Cinese quando attraversò i cieli americani. Quando l’esercito americano avvertì il presidente Biden che lasciare l’Afghanistan troppo in fretta avrebbe fatto crollare il governo filoamericano sviluppato in 22 anni, lui ha ignorato il consiglio. Si è mosso così velocemente da garantire che i talebani avrebbero vinto la guerra.
Così la mancanza di un’adeguata programmazione e di una meticolosa attuazione di un piano di evacuazione di decine di migliaia di cittadini americani e dei partner della coalizione, compreso tutto il personale civile non diplomatico, addestratori, consulenti, personale medico, dei servizi di supporto e le migliaia di cittadini afghani che in oltre 20 anni di guerra hanno collaborato e creduto nell’Occidente, hanno creato le condizioni affinché si realizzasse uno dei peggiori scenari possibili, previsto dalla CIA, ma ritenuto poco probabile dal presidente Biden e dal suo Staff di sicurezza nazionale. E le falle sono venute fuori anche dopo che l’Iran ha pianificato, equipaggiato e finanziato l’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre. All’inizio Biden si è mostrato propenso ad aiutare Israele poi quando Israele ha iniziato a vincere, Biden ha iniziato a manifestare preoccupazione per la popolazione della Striscia di Gaza che ha dato rifugio e sostenuto ad Hamas. Alla Convention nazionale repubblicana del 1984, Jeane Kirkpatrick, all’epoca ambasciatrice degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite, descrisse con lungimiranza ciò che Biden e i democratici sono diventati da allora. Gli “incolpa prima l’America”, perché qualunque cosa accada nel mondo, “incolpano sempre prima l’America”. E citando il grande analista francese Jean Francois Revel, aggiunse: “Chiaramente, una civiltà che si sente in colpa per tutto ciò che è e fa, non avrà l’energia e la convinzione per difendersi”.
Oggi ci sono fanatici americani a Chicago che cantano “morte all’America”. In quattro città, ci sono altri fanatici che occupano gli uffici di Google chiedendo che il colosso della tecnologia rinunci al contratto che aiuta Israele a difendersi. È facile vedere il danno che sta causando il relativismo morale dei democratici. Imboccando una strada che potrebbe rappresentare un boomerang.
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