Oggi Hamas ha dichiarato di aver accettato un accordo per il cessate il fuoco proposto da Egitto e Qatar che cercano di fermare la guerra iniziata sette mesi fa con Israele a Gaza. L’annuncio al primo ministro del Qatar e al ministro dell’intelligence egiziano lo ha dato Ismail Haniyeh, capo del Politburo di Hamās, figura centrale nella scena politica palestinese a partire dal 2006, anno nel quale il blocco parlamentare di Hamas da lui guidato si affermò alle elezioni legislative, permettendogli di assumere la carica di Primo ministro dell’Autorità Nazionale Palestinese. I palestinesi di Rafah hanno subito festeggiano la notizia. Israele ha detto che la proposta accettata da Hamas non aveva ancora i “requisiti necessari”, ossia quelli che si aspettava,ma poi ha aggiunto che avrebbe inviato una delegazione ai mediatori ribadendo comunque di non volere abbandonare il proposito di lanciare un’offensiva a Rafah, nel sud di Gaza con l’obiettivo di proseguire “ad esercitare pressioni militari” come deciso dal suo gabinetto all’unanimità.
A Tel Aviv, le famiglie degli ostaggi e i loro sostenitori hanno implorato i leader israeliani di accettare l’accordo. Ma è proprio l’argomento ostaggi ad essere poco chiaro. Il quadro più recente, che Israele ha contribuito a elaborare ma che non ha pienamente accettato, prevede il rilascio di un numero compreso tra 20 e 33 ostaggi nell’arco di diverse settimane in cambio di un cessate il fuoco temporaneo e del rilascio dei prigionieri palestinesi. Una fonte diplomatica che ha familiarità con i colloqui ha detto alla CNN che dopo un incontro di una giornata a Doha, la capitale del Qatar, tra il direttore della CIA Bill Burns e il primo ministro del Qatar Sheikh Mohammed bin Abdulrahman Al Thani, i mediatori avevano convinto Hamas ad accettare un accordo in tre parti. “Il disegno di legge è ora saldamente davanti alla corte del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu”, ha detto la fonte.
Oggi la Casa Bianca ha confermato che c’è stata “una risposta da parte di Hamas” alla proposta di un accordo sugli ostaggi in Israele, e che il presidente degli Stati Uniti Joe Biden era stato informato senza aggiunre ltro su cosa potrebbe comportare un accordo. “Biden è “consapevole della situazione che si è creata e il punto a cui è arrivata”, ha detto il portavoce della sicurezza nazionale della Casa Bianca John Kirby in una conferenza stampa. Il direttore della CIA Bill Burns resta nella regione “lavorando in tempo reale sul campo”, ha aggiunto Kirby. “Crediamo ancora che raggiungere un accordo sia il miglior risultato in assoluto non solo per gli ostaggi, ma per il popolo palestinese e non smetteremo di lavorare per raggiungere questo risultato”, ha aggiunto. La notizia è arrivata poche ore dopo che Israele ha ordinato ai palestinesi che vivono a Rafah, una città nel sud di Gaza, di “evacuare immediatamente”.L’ordine ha fatto temere che l’assalto israeliano alla città, a lungo minacciato, potesse essere imminente. Più di un milione di palestinesi sono fuggiti a Rafah, dove si ritiene che Hamas si sia riorganizzato dopo la distruzione di gran parte del nord di Gaza da parte di Israele.
Una fonte vicina ai piani israeliani ha detto alla CNN che un’incursione limitata a Rafah aveva lo scopo di mantenere la pressione su Hamas affinché concordasse un accordo che avrebbe portato ad un cessate il fuoco e al rilascio degli ostaggi. Alla domanda se l’accettazione di un accordo da parte di Hamas potrebbe cambiare i piani di Israele per Rafah, il portavoce delle Forze di Difesa Israeliane (IDF) Daniel Hagari ha detto che l’esercito continuerà ad operare a Gaza. Ha detto che le operazioni sono in corso, ma che l’IDF sta facendo ogni sforzo nei negoziati per riportare a casa gli ostaggi il più velocemente possibile. Netanyahu ha subito forti pressioni da parte dell’ala più estrema della sua coalizione affinché non accettasse la proposta di cessate il fuoco delineata la scorsa settimana e si concentrasse invece sulla distruzione di Hamas a Rafah. Orit Strook, ministro israeliano per gli insediamenti e membro del partito di estrema destra Sionismo religioso, ha dichiarato la scorsa settimana che accettare l’accordo “getterebbe” il progresso militare di Israele “nella spazzatura”. Itamar Ben Gvir, ministro della sicurezza nazionale israeliano, ha affermato che Netanyahu “ha promesso che Israele entrerà a Rafah, ha assicurato che la guerra non finirà e ha promesso che non ci sarà alcun accordo sconsiderato”. Ma gran parte dell’opinione pubblica israeliana ha chiesto a Netanyahu di accettare un accordo. La settimana scorsa le famiglie e i sostenitori degli ostaggi hanno bloccato l’autostrada Ayalon a Tel Aviv, brandendo uno striscione con la scritta: “Rafah o gli ostaggi – scegliete la vita”. Benny Gantz, membro del gabinetto di guerra israeliano ma visto come un rivale e possibile successore di Netanyahu, ha detto che il ritorno degli ostaggi è più urgente che entrare a Rafah. In risposta all’annuncio di lunedì, l’Hostages Families Forum ha affermato: “Ora è il momento per tutti coloro che sono coinvolti di mantenere il proprio impegno e trasformare questa opportunità in un accordo per il ritorno di tutti gli ostaggi”.
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