Il ministro Giorgetti ieri durante i lavori della commissione Finanze del Senato ha annunciato l’obbligo di diluire i crediti del derivato da lavori di superbonus su un periodo di 10 anni. E, contemporaneamente è arrivata anche la stretta su nuove deroghe al blocco delle cessioni, proposte dai parlamentari con gli emendamenti al decreto 39/2024 in conversione a Palazzo Madama. “Spalmare crediti su dieci anni”, ha spiegato il ministro, non sarà una possibilità, ma un obbligo facendo riferimento allo strumento già utilizzato in passato per consentire ai contribuenti di allungare il periodo di utilizzo, sia delle detrazioni sia dei crediti di imposta di superbonus. Attualmente, questo strumento non è più attivo e anche dagli stessi parlamentari sono arrivate sollecitazioni a rimetterlo in moto, attraverso gli emendamenti al decreto. Emendamenti, però, tutti nel segno della volontarietà. Il Mef, invece, sta ragionando su uno strumento obbligatorio, che avrà la funzione di alleggerire il carico del debito nel 2024 e negli anni immediatamente successivi, per spostare il peso più in avanti.
Riguardo possibili nuove deroghe al blocco delle cessioni, il ministro ha aggiunto: «Gli emendamenti parlamentari, come avvenuto in passato, di ampliamento delle deroghe non saranno presi in considerazione». Per le zone sismiche invece, c’è in ballo l’ipotesi di allungare, a costi invariati, l’elenco delle Regioni che possono accede alle deroghe. Per Giorgetti, infine, «la soluzione proposta da Bankitalia di fermare il Superbonus prima della scadenza sarebbe stata gradita se fosse stata fatta magari nel 2022, nel 2023, nel 2021: invece è arrivata nel 2024 quando il governo sta esattamente procedendo a fare questo». Pochi giorni fa, infatti, la Banca d’Italia, nel corso delle audizioni, aveva evocato la possibilità di un blocco completo al superbonus se anche l’intervento previsto dal decreto 39/2024 dovesse, come i precedenti, fallire i suoi obiettivi. La decisione del ministro ha sollevato molti rumors.
Tra i contrari Alleanza delle Cooperative che ha inviato addirittura una lettera al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti per segnalare le proprie preoccupazioni. “Se la previsione diventasse un obbligo di legge per alleggerire il peso dei crediti esigibili sul bilancio dello Stato si rischierebbe di far saltare tutti i piani economico-finanziari e di mettere in dissesto le imprese che confidavano di poter utilizzare il credito, acquisito come pagamento del corrispettivo contrattuale, in 4 anni, come previsto dalla legislazione vigente. Si arriverebbe al paradosso che le imprese, pur in presenza del credito, dovrebbero comunque versare parte di imposte e contributi dovuti, per effetto della dilazione in 10 anni introdotta con effetto retroattivo. Se poi la disposizione riguardasse anche i lavori in corso, ciò determinerebbe un blocco degli stessi in modo da rivedere tutte le condizioni contrattuali con la committenza, compresi i condomini, per rendere gli appalti economicamente sostenibili. Le controversie che insorgerebbero produrrebbero un effetto esplosivo con gravi conseguenze per tutti: famiglie, imprese, oltreché tutti i cessionari, comprese banche e intermediari finanziari. Senza dimenticare”, ha precisato l’Alleanza – le gravi ripercussioni che tale provvedimento è destinato a determinare per soggetti specifici e meritevoli di tutela per la loro funzione sociale come gli enti del Terzo Settore, le cooperative sociali e le cooperative di abitanti a proprietà indivisa. Auspichiamo pertanto che nel corso dell’iter del decreto legge Governo e Parlamento abbiano sempre in primo piano la tutela del legittimo affidamento sulla normativa vigente e che si eviti qualsiasi effetto retroattivo, consentendo di portare a termine operazioni eseguite nel pieno rispetto della legge”.
Maurizio Gardini presidente di Confcooperative
Maurizio Gardini, presidente del Gruppo Cooperativo Conserve Italia (Cirio, Valfrutta, Yoga, Derby) che poche ore fa è stato riconfermato alla presidenza di Confcooperative per il mandato 2024 – 2028, sul superbonus ha detto: «Rendere obbligatoria in 10 anni la dilazione dei crediti del superbonus innescherebbe una bomba a orologeria che metterebbe in ginocchio le imprese alimentando contenziosi che coinvolgerebbero aziende, banche e famiglie: uno shock che va scongiurato».
Poi per rilanciare la competitività dell’Italia ha elencato una serie di azioni da attuare partendo dallo stop alla “tassa Lagarde”: , agevolare l’accesso al credito alle aziende; consolidare il taglio del cuneo fiscale; investire in formazione e politiche attive per ridurre i gap dell’Italia del “paradosso” dove al boom di occupazione fa da contraltare un numero altissimo di inattivi 12,3 milioni e di Neet 2,1 milioni, colmare la mancanza di figure professionali che frena la competitività delle imprese, contrastare le false imprese di ogni tipologia societaria che sfruttano 2,8 milioni di lavoratori e regolarizzare i tempi di pagamenti della PA. Richieste avanzate in presenza del cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei e rivolte al governo per il quale sono intervenuti il vicepremier Tajani e i ministri Urso, Fitto, Calderone e Locatelli.
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