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DOPO LA CONDANNA DI HAMAS E NETANYAHU, ORA L’OBIETTIVO È RICONOSCERE UNO STATO DELLA PALESTINA


ph. Internazionale

Ieri mercoledì 22 maggio, Norvegia, Spagna e Irlanda hanno annunciato l’intenzione di riconoscere uno Stato della Palestina, rompendo con la posizione a lungo sostenuta dalle potenze occidentali, secondo cui uno Stato palestinese può nascere solo nell’ambito di una pace negoziata con Israele. Secondo l’Autorità Palestinese, che ha poteri limitati in alcune parti della Cisgiordania occupata, 143 dei 193 Paesi membri delle Nazioni Unite riconoscono già uno Stato di Palestina. Tra questi vi sono molti Paesi mediorientali, africani e asiatici, ma non gli Stati Uniti, il Canada, la maggior parte dell’Europa occidentale, l’Australia, il Giappone e la Corea del Sud. Ad aprile, gli Stati Uniti hanno usato il loro veto al Consiglio di Sicurezza dell’ONU per impedire la richiesta palestinese di diventare uno Stato membro a pieno titolo delle Nazioni Unite. A marzo i capi di governo di Spagna, Irlanda, ma anche di Malta e Slovenia, avevano pubblicato un comunicato congiunto in cui parlavano della necessità del riconoscimento dello Stato di Palestina «per la pace e la sicurezza» nella regione. La Spagna aveva approvato una risoluzione per il riconoscimento dello Stato di Palestina già nel 2014, dieci anni fa: tuttavia, in seguito, sia i governi di centrodestra di Mariano Rajoy sia quelli di sinistra di Pedro Sánchez avevano sostenuto che il riconoscimento ufficiale della Palestina avrebbe dovuto essere formalizzato solo insieme a tutti gli altri paesi dell’Unione Europea.

Il primo ministro spagnolo Sánchez, socialista, ha durante un suo discorso nell’aula del parlamento ha annunciato che il riconoscimento verrà formalizzato il 28 maggio seppure il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu “stia ancora facendo orecchie da mercante, continuando a bombardare ospedali e scuole, a punire donne e bambini con la fame e il freddo. Sánchez ha infine aggiunto che “questo riconoscimento non è contro Israele, non è contro gli ebrei e non è a favore di Hamas. Questo riconoscimento non è contro nessuno, è a favore della pace e della convivenza”.

Contemporaneamente il primo ministro irlandese Simon Harris, leader del partito di centrodestra Fine Gael e nominato lo scorso aprile, ha annunciato il riconoscimento dello Stato di Palestina per il prossimo 28 maggio dicendo che i palestinesi a Gaza stanno vivendo in condizioni «spaventose, tra sofferenze, privazioni e fame» e che “una catastrofe umanitaria, inimmaginabile e inconcepibile per la maggior parte delle persone si sta svolgendo in tempo reale”.

Nel frattempo il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz ha ordinato di richiamare gli ambasciatori in Irlanda, Norvegia e Spagna: «Oggi sto inviando un chiaro messaggio», ha detto Katz: «Israele non trascurerà coloro che mettono in discussione la sua sovranità e mettono in pericolo la sua sicurezza». Il ministro ha aggiunto che le «decisioni avventate» di questi paesi avranno «altre terribili conseguenze». Al momento la Palestina è riconosciuta da quasi due terzi degli stati membri delle Nazioni Unite, ovvero da gran parte degli stati dell’America Latina, dell’Africa, dell’Asia e dell’Europa orientale. In passato anche il Parlamento Europeo aveva approvato una risoluzione in cui diceva di sostenere in linea di principio uno stato palestinese entro i confini del 1967, ma al momento solo nove dei 27 paesi membri dell’Unione lo riconoscono, tra cui Bulgaria, Cipro, Malta, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Svezia e Ungheria. Di questi, la Svezia è stato il primo e unico paese a riconoscere la Palestina quando era già un paese membro dell’Unione, nel 2014, mentre gli altri lo avevano riconosciuto prima di entrare nell’Unione. Nel 2012 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite aveva promosso la Palestina da “entità non statuale” a “stato osservatore non membro”, con 138 voti favorevoli (compreso quello dell’Italia), 9 contrari (tra cui Stati Uniti, Canada e Israele) e 41 astenuti. l’Italia, favorevole alla soluzione a due Stati, però frena. ”Noi siamo favorevoli alla nascita di uno Stato palestinese che riconosca Israele e sia riconosciuto da Israele – precisa il ministro degli Esteri, Antonio Tajani – . Non abbiamo mai cambiato la nostra filosofia due popoli due Stati. Noi siamo pronti a lavorare per una soluzione, così come proposta dalla Lega Araba, per preparare il terreno alla nascita di uno Stato palestinese con una sorta di amministrazione dell’Onu, anche con una presenza militare e siamo pronti a inviare militari italiani. Passi che creano tensione non servono, dobbiamo lavorare per la pace e per la soluzione due popoli, due Stati. Nel fine settimana incontrerò il primo ministro e ministro degli Esteri dell’Anp che noi sosteniamo e andiamo avanti su un percorso di pace”.

La condanna della Corte Penale Internazionale

Il 20 maggio Karim Ahmad Khan, il Procuratore capo della Corte penale internazionale dal 2021davanti alla Camera preliminare I della Corte penale internazionale, sulla base delle prove raccolte ed esaminate dal suo ufficio, ha presentato richieste di mandato d’arresto per la situazione nello Stato di Palestina ritenendo che Yahya SINWAR (capo del Movimento di resistenza islamica (“Hamas”) nella Striscia di Gaza), Mohammed Diab Ibrahim AL-MASRI, più comunemente noto come DEIF (comandante in capo dell’ala militare di Hamas, conosciuta come Brigate Al -Qassam ) e Ismail HANIYEH (capo dell’ufficio politico di Hamas) sono responsabili penalmente dei numerosi crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi sul territorio di Israele e dello Stato di Palestina (nella Striscia di Gaza) almeno dal 7 ottobre 2023.  

“Il mio ufficio sostiene”, ha detto Khan, “che i crimini di guerra presunti in queste domande sono stati commessi nel contesto di un conflitto armato internazionale tra Israele e Palestina e di un conflitto armato non internazionale tra Israele e Hamas che si svolgeva parallelamente. Riteniamo che i crimini contro l’umanità facessero parte di un attacco diffuso e sistematico contro la popolazione civile di Israele da parte di Hamas e di altri gruppi armati in conformità con le politiche organizzative. Alcuni di questi crimini, secondo la nostra valutazione, continuano ancora oggi”. Per Khan quindi ci sono fondati motivi per ritenere che SINWAR, DEIF e HANIYEH siano penalmente responsabili dell’uccisione di centinaia di civili israeliani negli attacchi perpetrati da Hamas (in particolare dalla sua ala militare, le Brigate al-Qassam) e da altri gruppi armati il ​​7 Ottobre 2023 e la presa di almeno 245 ostaggi. “Nell’ambito delle nostre indagini”, ha proseguito Khan, “il mio Ufficio ha intervistato vittime e sopravvissuti, inclusi ex ostaggi e testimoni oculari provenienti da sei principali luoghi di attacco: Kfar Aza, Holit, la location del Supernova Music Festival, Be’eri, Nir Oz e Nahal Oz. L’indagine si è basata anche su prove quali filmati CCTV, materiale audio, fotografico e video autenticato, dichiarazioni di membri di Hamas compresi i presunti autori sopra menzionati e prove di esperti. Durante la mia visita al Kibbutz Be’eri e al Kibbutz Kfar Aza, nonché al sito del Supernova Music Festival a Re’im”, ha raccontato Khan, “ visto le scene devastanti di questi attacchi e il profondo impatto dei crimini inconcepibili accusati nelle domande depositate oggi. Parlando con i sopravvissuti, ho sentito come l’amore all’interno di una famiglia, i legami più profondi tra un genitore e un figlio, fossero distorti per infliggere un dolore insondabile attraverso una crudeltà calcolata e un’estrema insensibilità. Questi atti richiedono responsabilità. Il mio ufficio sostiene inoltre che ci sono ragionevoli motivi per ritenere che gli ostaggi prelevati da Israele siano stati tenuti in condizioni disumane e che alcuni siano stati soggetti a violenza sessuale, compreso lo stupro, mentre erano tenuti in cattività. Siamo giunti a questa conclusione sulla base di cartelle cliniche, prove video e documentali contemporanee e interviste con vittime e sopravvissuti”.

Ora l’obiettivo della Corte Penale è quello di restare concentrata sull’approfondimento delle indagini su tutti i crimini commessi nell’ambito di questi attacchi per garantire che venga fatta giustizia. Khan ha poi ribadito ancora una volta il suo appello per il rilascio immediato di tutti gli ostaggi prelevati da Israele e per il loro ritorno sicuro alle loro famiglie. Una richiesta di giustizia che non punta il dito solo su Hamas ma anche su Benjamin NETANYAHU, il Primo Ministro israeliano, e Yoav GALLANT , il Ministro della Difesa israeliano, anche loro ritenuti responsabili penalmente di crimini di guerra e crimini contro l’umanità impegnata sul territorio dello Stato di Palestina (nella Striscia di Gaza) almeno dall’8 ottobre 2023. Tra le motivazioni più truci, “quella di avere ridotto alla fame dei civili come metodo di guerra, l’avere causato intenzionalmente grandi sofferenze o gravi lesioni al corpo o alla salute o trattamenti crudeli indistintamente a tutti, avere ucciso intenzionalmente, avere diretto  intenzionalmente attacchi contro una popolazione civile con persecuzioni e atti disumani che costituiscono crimini contro l’umanità”.

“Riteniamo”, ha spiegato Khan, “che questi crimini contro l’umanità siano stati commessi come parte di un attacco diffuso e sistematico contro la popolazione civile palestinese in conformità alla politica statale. Questi crimini, secondo la nostra valutazione, continuano ancora oggi. Le prove che abbiamo raccolto, comprese interviste con sopravvissuti e testimoni oculari, video autenticati, foto e materiale audio, immagini satellitari e dichiarazioni del presunto gruppo colpevole, dimostrano che Israele ha intenzionalmente e sistematicamente privato la popolazione civile in tutte le parti del Gaza di oggetti indispensabili alla sopravvivenza umana. Ciò è avvenuto attraverso l’imposizione di un assedio totale su Gaza che ha comportato la chiusura completa dei tre valichi di frontiera, Rafah, Kerem Shalom ed Erez, dall’8 ottobre 2023 per periodi prolungati, limitando arbitrariamente il trasferimento di forniture essenziali – inclusi cibo e medicine – attraverso i valichi di frontiera dopo la loro riapertura. L’assedio ha comportato anche il taglio delle condutture idriche transfrontaliere da Israele a Gaza – la principale fonte di acqua pulita per gli abitanti di Gaza – per un periodo prolungato a partire dal 9 ottobre 2023, e il taglio e l’impedimento delle forniture di elettricità almeno dall’8 ottobre 2023 fino ad oggi. In aggiunta ad altri attacchi contro i civili, compresi quelli di ridurli a fare la coda per il cibo; ostacolare la consegna degli aiuti da parte delle agenzie umanitarie con conseguenti attacchi e uccisioni di operatori umanitari, che hanno costretto molte agenzie a cessare o limitare le loro operazioni a Gaza”.

Tuttora la carestia è presente in alcune zone di Gaza ed è imminente in altre. Come ha avvertito il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres più di due mesi fa, “1,1 milioni di persone a Gaza stanno affrontando una fame catastrofica – il numero più alto mai registrato – ovunque e in qualsiasi momento” a causa di un “disastro interamente causato dall’uomo”. Ecco perché si è resa inevitabile la condanna per  NETANYAHU e GALLANT. Israele, come tutti gli Stati, ha il diritto di agire per difendere la propria popolazione. Tuttavia, non esonera Israele o qualsiasi Stato dall’obbligo di rispettare il diritto internazionale umanitario. Nonostante gli obiettivi militari che possono avere, i mezzi che Israele ha scelto per raggiungerli a Gaza – vale a dire causare intenzionalmente morte, fame, grandi sofferenze e gravi lesioni fisiche o alla salute della popolazione civile – per Khan sono criminali.

Khan nel presentare queste richieste di mandato d’arresto, ha voluto ricordare che il suo Ufficio agisce in conformità al mandato conferitogli dallo Statuto di Roma. Il 5 febbraio 2021, la Camera preliminare I ha deciso che la Corte può esercitare la sua giurisdizione penale sulla situazione nello Stato di Palestina e che l’ambito territoriale di tale giurisdizione si estende a Gaza e alla Cisgiordania, compresa Gerusalemme est. Questo mandato è in corso e prevede l’escalation delle ostilità e della violenza dal 7 ottobre 2023. “Il mio Ufficio ha giurisdizione anche sui crimini commessi da cittadini di Stati Parte e da cittadini di non Stati Parte sul territorio di uno Stato Parte” ha precisato. “I giudici indipendenti della Corte penale internazionale sono gli unici arbitri riguardo al rispetto degli standard necessari per l’emissione di mandati di arresto. Se dovessero accogliere le mie richieste ed emettere i mandati richiesti, lavorerò a stretto contatto con il Cancelliere in tutti gli sforzi per arrestare le persone nominate. Conto su tutti gli Stati parti dello Statuto di Roma affinché prendano queste richieste e la conseguente decisione giudiziaria con la stessa serietà che hanno dimostrato in altre situazioni, adempiendo ai loro obblighi ai sensi dello Statuto. Sono inoltre pronto a collaborare con i non-Stati parti nella nostra comune ricerca di responsabilità. È fondamentale in questo momento che al mio Ufficio e a tutte le parti della Corte, compresi i suoi giudici indipendenti, sia consentito di svolgere il proprio lavoro con piena indipendenza e imparzialità. Insisto affinché tutti i tentativi di ostacolare, intimidire o influenzare indebitamente i funzionari di questa Corte debbano cessare immediatamente. Il mio Ufficio non esiterà ad agire ai sensi dell’articolo 70 dello Statuto di Roma se tale condotta dovesse continuare. Incoraggio coloro che dispongono di informazioni pertinenti a contattarci inviando informazioni tramite OTP Link . Il mio Ufficio nel frattempo non esiterà a presentare ulteriori richieste di mandati di arresto se e quando riterremo che sia stata raggiunta la soglia di una prospettiva realistica di condanna. Rinnovo quindi il mio appello a tutte le parti coinvolte nell’attuale conflitto affinché rispettino subito la legge”.



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