Dopo quasi due dozzine di testimonianze in 16 giorni e ore di arringhe ieri sono iniziate le deliberazioni della giuria del primo processo penale contro l’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Una giuria composta da sette uomini e cinque donne, le cui identità sono state tenute nascoste al pubblico , ora ha il compito di decidere se Trump è colpevole di uno dei 34 reati di falsificazione dei registri della sua azienda che gli sono stati imputati.
I pubblici ministeri affermano che Trump ha falsificato i documenti per nascondere i rimborsi che l’allora suo avvocato Michael Cohen, aveva pagato all’attrice porno Stormy Daniels (130.000 dollari) per non fare trapelare che avevano avuto un incontro di solo sesso dieci anni prima.
L’ex presidente e ora di nuovo candidato alla Casa Bianca si è dichiarato non colpevole e nega qualsiasi interazione sessuale con la Daniels sostenendo che i pagamenti a Cohen erano correttamente designati come spese legali nei registri della società. Se la giuria condannasse Trump, dovrebbe accertare all’unanimità che l’ex presidente all’epoca commise un crimine per sua stessa decisione o inducendo qualcuno a farlo, falsificando i registri della sua azienda con l’intento di compiere un reato.
Tre le scelte dei giurati:
— Nella prima ipotesi, potrebbero scoprire che è stato violato il Federal Election Campaign Act, che nel 2016 rendeva illegale per una persona donare qualcosa del valore di più di 2.700 dollari per una campagna presidenziale vietando anche alle aziende di contribuire a una campagna.
— Nella seconda potrebbero scoprire che altri documenti aziendali sono stati falsificati, compresi i moduli fiscali federali rilasciati dalla società di Trump a Cohen, i documenti bancari associati al pagamento di Cohen alla Daniels o una fattura utilizzata quando la società madre del National Enquirer ha pagato Karen McDougal, un’ex modella che ha affermato di aver avuto una relazione con Trump da lui negata.
— Nella terza potrebbero scoprire che nella dichiarazione dei redditi sono state presentate informazioni false.
Quindi ora occorre solo attendere l’esito delle deliberazioni che si stanno svolgendo a porte chiuse in una stanza riservata alla giuria. I giurati prima di iniziare le deliberazioni hanno ricevuto istruzioni dettagliate dal giudice cui fa capo il processo Juan Merchan sul lavoro da fare, ossia su cosa deve essere dimostrato per poter condannare o assolvere l’ex presidente. I giurati prima di iniziare il loro lavoro, hanno dovuto consegnare i loro cellulari agli agenti del tribunale in momentanea custodia. Cosa sapremo delle discussioni? Pochissimo perché sono segrete.
IN QUANTO TEMPO DELIBERERANNO I GIURATI?
Finché ne avranno bisogno. La giornata tipo in tribunale va dalle 9:30 alle 16:30, con una pausa per il pranzo (i pasti dei giurati verranno consegnati). Ma i giudici a volte prolungano l’orario se i giurati lo desiderano. Non c’è limite al numero di giorni in cui le deliberazioni possono continuare.
I GIURATI POSSONO TORNARE A CASA?
Sì, alla fine di ogni giornata in tribunale. La giuria non è sequestrata, termine legale per isolare la giuria dal mondo esterno. Un tempo questo era obbligatorio per molti casi criminali nello Stato di New York, ma il requisito è stato revocato nel 2001 e il sequestro è ora raro.
COSA SUCCEDE SE C’È UN VERDETTO?
I giurati invieranno una nota, tramite un funzionario del tribunale, dicendo che esiste un verdetto, ma non quale sia. Il giudice convocherà Trump, la sua squadra di difesa e i pubblici ministeri in aula se non sono già presenti, e poi annuncerà che la giuria ha raggiunto un verdetto. Poi verrà coinvolta la giuria e al caposquadra – a New York, quel lavoro generalmente spetta al primo giurato scelto – verrà chiesto se la giuria ha raggiunto un verdetto. Se la risposta è sì, al giudice verrà chiesto quale sia il verdetto per ciascun conteggio e risponderà “colpevole” o “non colpevole”. Quindi probabilmente alla giuria verrà chiesto collettivamente: “È questo il tuo verdetto?” I pubblici ministeri o gli avvocati della difesa possono anche chiedere che ciascun giurato ponga la stessa domanda individualmente.
COSA SUCCEDE SE NON C’È UN VERDETTO?
Se i giurati inviano una nota dicendo che non sono d’accordo, il giudice, in consultazione con entrambe le parti, deve decidere cosa fare dopo. Di prassi si sprona sempre la giuria a continuare a provare per arrivare a una conclusione.
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