Dopo la marcata crescita osservata nel 2022, i viaggi all’estero nel 2023 sono rimasti stabili e ancora al di sotto dei livelli del 2019 (-35,6%). Anche i viaggi in Italia non hanno registrato sostanziali variazioni e non hanno recuperato il 24% perso rispetto al 2019. Le vacanze, che nel 2022 avevano mostrato una decisa ripresa, sono sostanzialmente invariate e si attestano nel 2023 a poco più di 48 milioni (92% dei viaggi, 95% delle notti). Prevalgono le vacanze “lunghe”, di 4 o più notti (54,7% dei viaggi e 82% delle notti), che, dopo aver raggiunto nel 2022 i livelli pre-pandemia, nel 2023 interrompono la loro crescita attestandosi a 28,5 milioni (-19% sul 2019). Anche le vacanze brevi non cambiano rispetto al 2022 e sono ancora il 31% in meno di quelle registrate nel 2019. Il divario tra i pernottamenti di vacanza del 2023 e del 2019 rimane elevato (75 milioni, -19,6%). Solo il 7,9% dei viaggi è svolto per motivi di lavoro (4,1 milioni), senza sostanziali variazioni in termini di viaggi e di notti rispetto al 2022. Gli spostamenti per lavoro non mostrano quindi segnali di ripresa, attestandosi a circa la metà di quelli registrati nel 2019, con una durata media simile a quella del 2022 (4 notti rispetto a 3,8). Le riunioni d’affari e i viaggi per congressi, convegni e seminari sono le motivazioni più frequenti (17,8%), seguite dalle attività di rappresentanza, installazione o vendita (15,6%).
La percentuale di residenti che, in media, hanno effettuato almeno un viaggio in un trimestre diminuisce lievemente, passando da 19,4% del 2022 a 18,7% del 2023 (24,2% nel 2019). La media nazionale dei viaggi pro-capite si attesta, come nel 2022, a 0,9 (1,2 nel 2019), con il valore più elevato nel Nord-ovest e nel Nord-est (entrambi 1,2) e più basso al Sud e nelle Isole (entrambi 0,4). L’area dove risiede la maggior parte dei turisti è il Nord-ovest (25,4%; 35,5% in termini di provenienza dei viaggi), seguono il Nord-est (24,9% dei turisti e 27,1% dei viaggi), il Centro (20,8% dei turisti e 22,1% dei viaggi) e, a distanza, le Isole (9,7% di turisti; 5,3% di viaggi) e il Sud (8,0%, 10,0%).
In calo le vacanze lunghe estive
Nel primo trimestre del 2023 la domanda turistica aumenta rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+40,5% di viaggi, +34,4% di notti, +39,7% di turisti). La crescita si concentra nelle vacanze (+37,3% di viaggi, +32,1% di notti) ed è trainata dalle vacanze lunghe, che aumentano di oltre il 60%. Tuttavia, le vacanze sono ancora inferiori del 25,5% rispetto ai livelli dello stesso periodo del 2019
(-15% di notti). Nel secondo trimestre i viaggi sono sostanzialmente stabili rispetto alla primavera del 2022 e rimangono più bassi del 32% rispetto al corrispondente periodo del 2019 (-36,5% di notti). Nel trimestre estivo (luglio-settembre) il calo delle vacanze lunghe (-12,6% di viaggi, -13,4% di notti) é in controtendenza rispetto alle estati dei due anni precedenti e riporta l’ammontare dei viaggi sotto i valori dell’estate del 2019 (-18,5%,-15% in termini di notti).
Le persone partite per una vacanza estiva sono 18,4 milioni, in calo del 13% rispetto all’anno precedente (21,1 milioni nel 2022). La diminuzione riguarda tutte le fasce di età e si concentra tra i residenti nel Nord-ovest (-18%) e nel Sud (-17,8%), aree che tornano sotto i livelli dell’estate 2019 (rispettivamente -12% e -23%). Nel complesso, i turisti che partono per vacanza tra luglio e settembre sono il 19% in meno del 2019 (18,4 milioni nel 2023, 22,7 milioni nel 2019). I viaggi estivi sono mediamente più lunghi rispetto a quelli degli altri trimestri (8,5 notti) e di durata pari a quelli dell’estate del 2022. Le vacanze lunghe rappresentano il 73,3% dei viaggi estivi, quota simile all’estate del 2022 (73,6%) e del 2019 (72,6%). Quasi la metà delle vacanze lunghe (49,6%) dura meno di una settimana.
Mare e città le vacanze preferite dai residenti
Il 2023 conferma la tendenza a spostarsi in ogni periodo dell’anno principalmente per piacere, svago o riposo (73,3% delle vacanze) e per visite a parenti e amici (24,7%). Entrambe le motivazioni sono stabili rispetto al 2022, ma ancora sotto i livelli del 2019 (-21,3% per le vacanze di piacere, svago e riposo,
-31,1% per le visite a parenti e amici). La quota di vacanze per visite a una città, per la prima volta, eguaglia quella delle vacanze al mare (entrambe pari al 49% sul totale vacanze). Continua la lenta ripresa delle visite a città, grazie soprattutto al recupero di quelle estere (+29,3% sul 2022) e di quelle estive in città italiane, che superano ampiamente i livelli prepandemici (+37% sul 2019). Tuttavia, complessivamente, le visite a città sono ancora di circa il 15% inferiori rispetto al 2019. Per la prima volta dal 2019, le vacanze al mare in Italia tornano ad essere più scelte (50%) di quelle all’estero (45,1%), ma si assiste ad un rallentamento (-11,7%), in Italia e all’estero, rispetto alla crescita osservata negli ultimi due anni.
Rispetto al 2022, aumentano le vacanze dedicate a visite al patrimonio culturale, alla partecipazione a eventi e spettacoli e al turismo enogastronomico, grazie agli incrementi osservati nei primi nove mesi dell’anno (+55%). Inoltre, per la prima volta dopo anni di cali, il 2023 vede crescere la quota di vacanze con attività culturali (da 9,7% nel 2022 a 13,1% nel 2023) (Figura 2). Tuttavia, queste vacanze sono ancora inferiori del 39% rispetto al 2019.
Le vacanze per visitare le bellezze naturali del luogo (9,2%) sono stabili rispetto al 2022
Tra le vacanze svolte per piacere, svago o riposo, quelle dedicate al riposo o divertimento anche nel 2023 rimangono predominanti (68,3%) rispetto al periodo pre-pandemico (erano 57,8% nel 2019). Il saldo di fine anno si conferma prossimo ai livelli precedenti alla pandemia, grazie al marcato incremento osservato nel primo trimestre (+61% rispetto al corrispondente periodo del 2022), mentre in estate si conferma la stabilità registrata nel triennio precedente. Le altre attività, quali i trattamenti di benessere, lo shopping, il volontariato, la pratica di hobby, le visite ai parchi divertimento o le vacanze svolte per assistere a eventi sportivi, per studio o formazione, sebbene aumentino rispetto al 2022, non riescono a recuperare il gap dovuto alla pandemia. Di fatto la quota delle vacanze effettuate per svolgere queste attività è ancora molto contenuta (4,7%, era 7,5% nel 2019).
In estate aumentano le attività culturali, stabili i viaggi paesaggistici
Durante l’estate del 2023 i viaggi per visite alle bellezze naturali (57,5% dei viaggi estivi) e quelli con almeno un’attività culturale (64,3%), confermano le quote raggiunte nel periodo prepandemico, sebbene ancora non recuperino completamente rispetto al 2019. Le attività culturali preferite rimangono le visite a città e borghi (84,7%) e le visite ai monumenti e siti storici o archeologici (48,4%), seguite, quasi in egual misura, dalle visite a mercati tipici locali (35,9%) e a musei e mostre (33,4%) (Figura 3). Rispetto all’anno precedente, sono in aumento tutte le tipologie di attività, ad esclusione delle visite a città. In particolare, la quota delle attività legate all’enogastronomia (25,3%) è più alta del 2019 (19,7%) e, per la prima volta dal forte calo del 2020 (erano scesi all’11,3%, da 29,6% nel 2019) anche i viaggi estivi per partecipazione a spettacoli e manifestazioni tornano ad essere più frequenti (23,7%), seppure ancora inferiori di circa un terzo rispetto all’estate pre-pandemica.
Nel 2022 quasi un turista su 10 lavora dal luogo di vacanza
L’ampia diffusione del lavoro da remoto in questi anni, spinta anche dalla pandemia da COVID-19, ha permesso a molti di combinare due elementi storicamente contrastanti, la vacanza da un lato e il lavoro dall’altro, alimentando un fenomeno definibile come workation o holiday working. Si tratta della possibilità di svolgere il proprio lavoro dal luogo di vacanza, unendo il lavoro al piacere di viaggiare. Prima della pandemia, tale fenomeno era limitato ad alcune tipologie di liberi professionisti e lavoratori della conoscenza; l’accelerazione dell’adozione del lavoro a distanza lo ha reso accessibile a un pubblico più ampio diventando una possibile nuova tendenza nel settore del turismo. Nel 2022, il 9,7% dei vacanzieri occupati hanno lavorato dal luogo di vacanza in una qualsiasi modalità di lavoro da remoto (telelavoro, smartworking o lavoro agile). La propensione a lavorare in vacanza è maggiore tra i turisti occupati maschi (10,4%) rispetto alle donne (8,8%) e tra i residenti nelle regioni del Nord-ovest (12,1%, contro il 5,5% del Mezzogiorno). Inoltre la quota di holiday workers è oltre tre volte maggiore tra coloro in possesso di laurea o titolo superiore (18,5%) rispetto a chi ha titoli di studio più bassi. L’incidenza dell’holiday working tra i lavoratori autonomi (16,5%) è più del doppio di quella dei lavoratori alle dipendenze (7,7%). Tra questi ultimi, il fenomeno riguarda in misura maggiore i dirigenti (37,2%) e, tra gli autonomi, gli imprenditori (37%). Sono gli occupati nei settori “Servizi di informazione e comunicazione” (30,5%) e “Attività finanziarie e assicurative” (22,8%) a dichiarare più frequentemente di aver lavorato dal luogo di vacanza: si tratta soprattutto di professioni appartenenti al primo grande gruppo professionale “Legislatori, dirigenti e imprenditori” (33%) e al secondo “Professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione” (16,5%).
Toscana: meta preferita per le vacanze, sia brevi che lunghe
Nel 2023 il 79% dei viaggi ha come destinazione una località italiana. Il Nord rimane l’area del Paese con più potere attrattivo (38% dei viaggi), sia per le vacanze (soprattutto se brevi, 48,5%), sia per i viaggi di lavoro (38,9%). Il Mezzogiorno continua a registrare quote più elevate del Centro per le vacanze lunghe (29% contro 12,6%) e meno consistenti per le brevi (16% contro 25%) e per i viaggi di lavoro (11,3% contro 24,6%). I viaggi internazionali rimangono sostanzialmente stabili, ad eccezione di quelli versi i paesi extra-europei che crescono di poco meno del 50%. Ne consegue che la quota dei soggiorni oltre confine sale lievemente rispetto al 2022 (21% da 19,7%) e si avvicina sempre di più ai livelli pre-Covid (23,9% nel 2019).
Toscana, Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto, Lazio, Campania e Trentino Alto Adige sono le sette regioni più visitate e accolgono complessivamente il 59,4% degli spostamenti interni, con quote che variano tra il 6,2% del Trentino Alto Adige e l’11,6% della Toscana. Anche nel 2023 quest’ultima rimane la regione preferita per le vacanze (11,6%), sia lunghe (9,9%) sia brevi (13,7%). Per lavoro si viaggia invece di più verso Lombardia, Lazio e Toscana, che insieme ospitano quasi il 42% dei viaggi d’affari in Italia.
Lombardia e Lazio sono le mete preferite delle vacanze invernali (entrambe 11,7%), in particolare la prima per i soggiorni lunghi (15,1%), la seconda per quelli brevi (14%).
Le vacanze primaverili e autunnali confermano la Toscana al primo posto tra le destinazioni privilegiate sia per i soggioni brevi (rispettivamente 17,1% e 14,1%), sia per quelli lunghi (13,4% e 19,1%). Questa regione è seconda (9%) solo all’Emilia-Romagna (12%) nella graduatoria delle mete più frequentate in estate, anche durante le vacanze brevi. In occasione delle vacanze lunghe estive, invece, le destinazioni preferite, oltre all’Emilia-Romagna (11%), sono la Puglia (8,9%), il Trentino Alto Adige e la Calabria (entrambe 8,5%).
Preferiti gli alloggi privati in Italia, le strutture collettive all’estero
Nel 2023 gli alloggi privati si confermano la sistemazione prevalente per gli spostamenti turistici (52,9%, 62,3% in termini di pernottamenti), soprattutto in Italia (54,7%, 63,9% di notti) (Figura 5). Fuori dai confini nazionali, invece, si preferisce alloggiare in strutture ricettive collettive (54,1% dei viaggi), anche se gli alloggi privati rappresentano la quota prevalente in termini di pernottamenti (57,9%). Ciò è dovuto principalmente agli stili di viaggio dei residenti con cittadinanza straniera che prediligono, in più di otto spostamenti su 10 all’estero, gli alloggi privati alle strutture ricettive collettive. Queste ultime sono invece scelte in quasi il 61% dei viaggi all’estero dai cittadini italiani. Il ricorso agli alloggi privati prevale nel Mezzogiorno (64,4% dei viaggi) e nel Centro (53%), soprattutto abitazioni di parenti e amici (rispettivamente 38,3% e 26,1%) e alloggi in affitto/bed&breakfast (17,5% e 16,7%). Al Nord, strutture ricettive collettive e alloggi privati sono scelti in misura pressoché simile (rispettivamente 50,2% e 49,8%), ma maggiore, rispetto alle altre aree del Paese, è il peso dei soggiorni in albergo (44,2%).Gli alloggi privati sono scelti soprattutto durante le vacanze, specie se lunghe (58,2% dei viaggi e 66,4% delle notti). Tra questo tipo di sistemazione, le abitazioni di parenti e amici si confermano le più utilizzate per i soggiorni di quattro notti o più (33%, 35,2% in termini di pernottamenti), seguite da alloggi in affitto (16%) e abitazioni di proprietà (7,2%). Le strutture collettive sono preferite nel 79,2% dei viaggi di lavoro (77,3% delle notti); nella maggior parte dei casi si tratta di strutture alberghiere (76% dei viaggi e 56,5% delle notti), utilizzate anche in oltre un terzo delle vacanze (41,3% se brevi).
Viaggi all’estero
I viaggi all’estero hanno come destinazione prevalente una meta europea (82%): i paesi più visitati nell’anno sono Spagna (13,4%), Francia (10,7%), Germania (7,1%) e Romania (5,5%). Quest’ultima accoglie per la maggior parte i residenti stranieri in vacanza nel paese di origine, soprattutto nei mesi invernali ed estivi (9,7% e 6,4% delle vacanze rispettivamente del primo e del terzo trimestre). In estate e in autunno, la Spagna è la meta più scelta dai residenti per le vacanze all’estero (14,7% e 17,1%), ma in primavera è preceduta dalla Francia (16%). Tra le mete extra-europee, Egitto (4,3%), Stati Uniti (2,8%) e Marocco (2,3%) si riconfermano anche per il 2023 le destinazioni preferite per le vacanze lunghe.
Viaggi soprattutto in automobile, ma cresce la quota dei viaggi in aereo e in treno
Nel 2023 l’automobile continua a essere il mezzo di trasporto più utilizzato per viaggiare (58,8% dei viaggi), ma la sua incidenza continua a diminuire rispetto al triennio precedente (era 63,7% nel 2022, 69,8% nel 2021, 73,9% nel 2020) per tutti i tipi di viaggio e tende ad allinearsi al 2019 (56,5%). Di conseguenza cresce, rispetto al 2022, la quota dei viaggi in cui si utilizzano mezzi di trasporto collettivi (aereo, treno, nave e pullman) (37,9% da 32,4%). L’utilizzo dell’aereo (20,8% sul totale dei viaggi) riguarda soprattutto i viaggi di lavoro (29,5%) e le vacanze lunghe (26,5%) con incidenze simili ai livelli pre-Covid (rispettivamente 30% e 27,5% nel 2019). Il treno è utilizzato in oltre un quinto dei viaggi di affari (20,6%).
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