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Trump, dopo la condanna resta attivo l’ordine di silenzio


Mandatory Credit: Photo by Evan Vucci/AP/REX/Shutterstock (10157313c) President Donald Trump speaks about border security in the Oval Office of the White House, in Washington Trump Border Security, Washington, USA – 15 Mar 2019

Oggi la Corte Suprema di New York ha rifiutato di ascoltare l’appello di Donald Trump per l’ordine di silenzio (Gag Order) deciso dal giudice del suo ultimo processo, Juan M. Merchan, lasciando in vigore le restrizioni. La Corte d’Appello ha ritenuto che l’ordinanza non sollevi questioni costituzionali “sostanziali” tali da giustificare un intervento immediato. Una decisione che ha fatto di nuovo infuriare Trump, che si è ripetutamente scagliato contro questa decisione che gli impedisce ancora di commentare testimoni, giurati e altri coinvolti nel caso. Una vera tortura per lui che non è mai parco di illazioni e je accuse.

Un portavoce della campagna di Trump, Steven Cheung, i ha detto che il team legale dell’ex presidente “continuerà a lottare contro l’incostituzionale Gag Order per il quale ha già presentato ricorso lo scorso 15 maggio, durante lo storico processo penale. A breve però Merchan dovrebbe pronunciarsi sulla richiesta della difesa di revocare l’ordine di silenzio imposto il 26 marzo, poche settimane prima dell’inizio del processo, dopo che i pubblici ministeri avevano espresso preoccupazione per la tendenza di Trump ad attaccare le persone coinvolte nei suoi casi. Durante il processo, Merchan aveva accusato Trump anche di oltraggio alla corte, multandolo di 10.000 dollari per aver violato l’ordine di silenzio, minacciandolo pure di metterlo in prigione se lo avesse fatto di nuovo. E così solo da quel momento in poi il tycoon si è leggermente rappacificato.

Com’è noto il processo si è poi concluso con la sua condanna per 34 capi d’imputazione di falsificazione di documenti aziendali derivanti da quello che secondo i pubblici ministeri era un tentativo di nascondere un pagamento in denaro nascosto all’attrice porno Stormy Daniels poco prima delle elezioni del 2016. E ora a Trump non resta che attendere la pubblicazione della sua sentenza prevista per l’11 luglio.

L’ufficio del procuratore distrettuale di Manhattan aveva esortato la Corte d’Appello a respingere il ricorso. Nella loro stessa lettera, i pubblici ministeri avevano sottolineato che la questione della revoca dell’ordine avrebbe potuto essere affrontata attraverso documenti giudiziari post-processuali. Gli avvocati di Trump dal loro canto avevano sostenuto di avere il diritto di affrontare pienamente il caso, date le continue critiche pubbliche nei confronti del loro cliente da parte del suo ex avvocato Michael Cohen e Daniels , entrambi testimoni chiave dell’accusa. Quello che è certo ora è che Donald Trump è diventato il primo ex presidente americano ad essere condannato per reati criminali.

Ora molti si domandano se la condanna di Trump per 34 capi d’accusa e la pubblicazione della sentenza l’11 luglio influirà la scelta dei repubblicani che pochi giorni prima avranno l’onere di decidere se concedere a Trump l’onore di essere candidato del 2024. L’altro quesito ricorrente è: “Trump può votare?” Può essere condannato e risiedere in Florida, ma può ancora votare finché rimane fuori dal carcere nello stato di New York. Non è chiaro se lo status immaginabile di Trump, una volta immaginabile, come persona condannata per un reato avrà un impatto sugli elettori.



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