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Proseguono i raid israeliani sulla Palestina, cresce il timore di una guerra con gli Hezbollah libanesi e Israele


soldiers amid debris
Photo by Mohammed Soufy on Pexels.com

Tredici palestinesi ricercati sono stati arrestati la scorsa notte dall’esercito israeliano in Cisgiordania. Lo ha fatto sapere il portavoce militare, secondo cui sono state confiscati “materiali utilizzati per fabbricare esplosivi e oltre 70.000 shekel (oltre 17 mila euro) usati per attività terroristiche nella città palestinese di Qalqilya”. Dall’inizio della guerra – ha ricordato l’ Idf – 4.150 palestinesi ricercati sono stati arrestati, inclusi 1.750 persone affiliate ad Hamas.  Almeno 37.598 palestinesi sono stati uccisi e altri 86.032 feriti nell’offensiva militare israeliana a Gaza dal 7 ottobre, ha comunicato oggi il ministero della Sanità di Gaza. La Casa Bianca è preoccupata per l’imminente discorso di Benyamin Netanyahu a una sessione congiunta del Congresso americano, ritenendo che il primo ministro israeliano potrebbe utilizzare il suo intervento per criticare il presidente Joe Biden per non aver sostenuto abbastanza la ritorsione contro Hamas a Gaza. Il discorso, previsto per il mese prossimo, potrebbe creare uno spettacolo diplomaticamente complicato e politicamente rischioso per un presidente in corsa per la rielezione. I timori sono cresciuti negli ultimi giorni quando Netanyahu ha rilasciato una serie di dichiarazioni pubbliche – inclusa una in un discorso video in inglese – accusando l’amministrazione di trattenere più aiuti militari di quanto sia stato pubblicamente divulgato. Ora Netanyahu spera nell’invio di armi da parte degli Usa: “Vorrei sottolineare, e l’ho detto anche ai nostri amici statunitensi – ha sottolineato il premier nella seduta di governo a Gerusalemme – che abbiamo un mezzo e questo ha sempre fatto da ago della bilancia: il coraggio e la determinazione dei nostri combattenti. Con quest’arma vinceremo”. Netanyahu, dopo la polemica con gli Usa, innescata dal suo video di critica all’amministrazione Biden, si è detto “pronto a subire attacchi personali per il bene della sicurezza di Israele”. Un video diffuso da Hezbollah ha mostrato in queste ore quali strutture israeliane potrebbero essere colpite in qualsiasi momento. Nella sequenza delle immagini non sono nominati i siti strategici ma compaiono le coordinate geografiche. Si tratterebbe di una minaccia esplicita alle raffinerie di Haifa, all’aeroporto Ben Gurion, e al Porto di Ashdod. Da nord a sud, insomma, il gruppo sciita Hezbollah, alleato dell’Iran, sarebbe pronto a una rappresaglia totale in caso di guerra con Israele. Ovviamente Israele ha risposto alla provocazione inviando suoi aerei militari che hanno colpito le postazioni di Hezbollah con raid nel sud del Libano ossia una base di osservazione nella zona di Kfarkila e un commando di miliziani nella zona di Taiba.

L’agenzia Wafa – che cita fonti a Gaza – ha riferito di “10 palestinesi uccisi in un raid israeliano” che avrebbe colpito una casa nel quartiere di Sabra e un’altra abitazione a nord del campo profughi di Nuseirat. Secondo le prime ricostruzioni l’obiettivo sarebbe stato un comandante ai vertici della struttura di Hamas. I militari israeliani hanno precisato di aver colpito “siti di infrastrutture di Hamas”. Ma fonti mediche palestinesi denunciano la morte di almeno 39 persone nella sola giornata di ieri. Da un edificio distrutto in un quartiere orientale dell’insediamento sono stati estratti decine di corpi senza vita, ha denunciato la Difesa civica palestinese. Il Comitato internazionale della Croce rossa aveva denunciato l’uccisione di almeno 25 persone nel bombardamento che ha anche danneggiato i suoi uffici circondati da una tendopoli con centinaia di profughi. Se si arriverà alla guerra con Israele, migliaia di combattenti di gruppi sostenuti dall’Iran in Medio Oriente pare siano pronti a combattere in Libano al fianco degli Hezbollah. Lo sosterrebbero alcuni funzionari sostenuti da Teheran, citati dall’agenzia di stampa Ap. Dallo scorso 7 ottobre, tra i due Paese ci sono degli scambi di fuoco quasi quotidiani lungo la frontiera.

Raid a tappeto investono Gaza e la Striscia. Condanna della comunità internazionale per morte civili

Raid a tappeto investono Gaza e la Striscia causando vittime anche civili e scatenando la reazione della comunità internazionale mentre è polemica per un video che mostra mezzi blindati israeliani in Cisgiordania avanzare con un ferito palestinese sul cofano, episodio condannato dallo stesso esercito dello Stato ebraico. L’esercito israeliano sta continuando le sue operazioni a Rafah, nel sud Gaza, dove è in azione la 162/esima divisione. Lo ha fatto sapere il portavoce militare secondo cui i soldati “hanno preso munizioni e distrutto imbocchi di tunnel del terrore”. L’esercito – secondo la stessa fonte – sta proseguendo anche nel centro di Gaza dove gli aerei israeliani avrebbero distrutto “decine di obiettivi di Hamas”. Il ministro israeliano della Difesa, Yoav Gallant, nel frattempo è volato a Washington, sottolineando l’importanza delle relazioni di Israele con gli Stati Uniti e affermando che gli incontri saranno decisivi per la guerra. “Il rapporto con gli Stati Uniti è più importante che mai”, afferma Gallant nella dichiarazione appena rilasciata, filmata poco prima della sua partenza per gli Usa. “Gli incontri con gli alti funzionari governativi sono fondamentali per il futuro della guerra”, afferma il politico. “Durante questi incontri ho intenzione di discutere gli sviluppi a Gaza e in Libano”, ha anticipato avvertendo che Israele “è pronto a qualsiasi azione che potrebbe essere necessaria a Gaza, in Libano e in altre aree”. Secondo i media israeliani, Gallant dovrebbe incontrare il segretario di Stato americano Antony Blinken, il segretario alla Difesa Lloyd Austin, il direttore della Cia William Burns e l’inviato speciale Amos Hochstein. Lo scopo principale della missione è di convincere gli Stati Uniti a sbloccare un carico di bombe pesanti destinato a Israele.

“Il leader di Hamas Yahya Sinwar sta prendendo tempo nei negoziati nella speranza che scoppi una vera e propria guerra sul fronte libanese”, lo riferisce Haaretz in base alle informazioni fornite da un funzionario coinvolto nei colloqui per la pace. “Hamas non vuole un accordo adesso”, ha ribadito la fonte, “non vuole liberare gli ostaggi, ma piuttosto guadagnare tempo in attesa di una guerra al confine settentrionale”. L’agenzia di stampa palestinese Wafa riferisce che le truppe israeliane hanno aperto il fuoco nella città di ar-Ram, in Cisgiordania, ferendo almeno sei persone. Gli attacchi sarebbero avvenuti vicino al muro di separazione, costruito da Israele, che circonda la città palestinese situata a nord-est di Gerusalemme. Wafa ha anche riferito di incursioni israeliane nel campo di Ein el-Sultan a Gerico, nelle città di Anabta e Kafr al-Labad vicino a Tulkarem, e nella città di Tuqu vicino a Betlemme. Citando fonti locali, l’agenzia ha detto che i raid hanno innescato scontri a Tuqu, con le forze israeliane che hanno usato proiettili rivestiti di gomma e gas lacrimogeni e ferito decine di palestinesi.

Cresce il timore di una guerra tra Hezbollah libanesi e Israele

L’esercito israeliano ha approvato i piani per attaccare il Libano, mentre il movimento islamista libanese Hezbollah minaccia di colpire Israele in profondità. Un’escalation che rischia di rendere il conflitto più ampio, lungo e sanguinoso. Hezbollah è pronta “con tutte le sue risorse” a rispondere a un’eventuale guerra con Israele. Lo ha ribadito il leader del gruppo sciita, Hassan Nasrallah, in un video diffuso dal canale libanese Al Mayadeen Tv. “Nel caso in cui venga imposta una guerra inclusiva al Libano, la resistenza combatterà senza limiti e senza restrizioni”. Il messaggio è rivolto a Israele ma anche agli Usa, che in via ufficiosa avevano fatto trapelare il pieno sostegno a Benjamin Netanyahu.



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