Federica Benassi, counselor esperta di comunicazione nella famiglia
Gli esami di maturità non mettono alla prova solo i ragazzi, ma anche i genitori. Difficile trovare la giusta formula per fare del proprio meglio per aiutare i propri ragazzi. Spesso i genitori sono eccessivamente apprensivi, ansiosi e senza volerlo mettono sotto torchio i propri figli, seppure col fine di aiutarli a trovare la migliore soluzione possibile per risolvere i loro problemi o per raggiungere un particolare obiettivo. «E l’errore sta proprio in questo», spiega Federica Benassi, counselor esperta di comunicazione nella famiglia, sempre a contatto con pre-adolescenti e adolescenti, i cui corsi e seminari nelle scuole italiane sono un punto di riferimento per molti genitori e insegnanti.
Lei è autrice del libro Genitori e adolescenti. Manuale del pronto soccorso e di un altro libro Abbasso i compiti (Ed. Paoline), focalizzati sulle relazioni tra figli, genitori e scuola. La maturità è una grande prova, quali consigli dare ai ragazzi?
(Ride). «Beh più che ai ragazzi bisognerebbe rivolgersi ai genitori che sono quelli che vivono questo periodo con altrettanto se non maggiore stress. Oggi rispetto al passato sono troppo presenti, accudenti e così facendo tolgono sicurezza ai figli. Non li responsabilizzano, perché non danno loro l’opportunità di mettersi alla prova».
Ma questo a volte non accade per evitare che un evento si traduca in una sconfitta?
«Certo il problema è che cominciano fin da quando sono piccoli a essere troppo accudenti. Ma questo è sempre controproduttivo sia per i figli sia per i genitori. Bisogna farli sbagliare. Le esperienze negative li fortificano, li rendono più autonomi col passare del tempo».
Quindi c’è chi leggendo ora penserà …. Allora bisogna lasciarli fare senza controllare più nulla?
«No bisogna creare delle finestre di dialogo, della liaison, per fare in modo che siano loro a cercare il genitore e non il contrario. Ma occorre farlo cogliendo il momento giusto. Quindi no al terzo grado quando rientrano a casa dopo una prova di esame, no alle domande insistenti per sapere se sono preparati o no sui prossimi esami, no alle domande eccessive su tutto…Non ci si deve focalizzare solo sul risultato, ma sulle emozioni, i sentimenti dei figli che sono molto più importanti».
Anche perché alla Maturità si arriva con un percorso di studio che dura anni…
«Appunto e non per forza tutto è sempre in discesa. E in un mese e mezzo non ci si può improvvisare geni se si hanno avuto numerose difficoltà precedentemente….tenuto presente che anche i geni possono sbagliare».
Però rispetto alle precedenti generazioni, queste che sono cresciute immerse nei Social, sembrano meno resilienti. Anche perché i Social ci vogliono perfetti, sempre pronti a mostrare un’immagine impeccabile di noi stessi….
«Peccato che poi non aiutino ad allenare la mente, perché rendono tutto apparentemente più facile e danno un’immagine edulcorata della vita, spesso irreale per la maggior parte di noi. E poi come ho già detto, da mettere in conto è il fatto che la società è cambiata tanto negli ultimi anni e con essa le dinamiche familiari. Siamo testimoni di una nuova realtà che potremmo definire “adultolescenza”, in cui i genitori sono sempre più coinvolti in un vortice di aspettative alte nei confronti dei figli. E il bel voto o il brutto voto del figlio, spesso diventa una cartina di tornasole con la quale i genitori misurano i sacrifici fatti per fare studiare con il massimo delle chances i figli e le proprie aspettative. E questo è profondamente sbagliato».
Va anche detto però che i ragazzi non sempre sono così loquaci e disponibili al dialogo…
«Giusto ci sono molti momenti in cui non vogliono condividere nulla e si chiudono in loro stessi. Ma occorre sapere aspettare. Inutile arrabbiarsi, rinfacciare, gridare, minacciare castighi, ritorsioni …. per ottenere una loro reazione. Così un genitore avrà nella maggior parte dei casi il peggiore dei risultati ottenibile».
Poi ci sono i genitori separati o divorziati che non sempre hanno un rapporto idilliaco e di questo ne risentono anche i figli. Uno dice una cosa l’altro l’esatto contrario…
«In questi casi bisogna a maggior ragione occorre imparare a dire la cosa giusta al momento giusto. Proprio perché i ragazzi di fatto si trovano fra due correnti opposte e prove come la Maturità già mettono a dura prova i loro nervi».
Già a volte bisogna fare anche i conti con l’eccessivo nervosismo dei ragazzi che in alcuni casi si traduce in aggressività…
«L’aggressività se eccessiva è un disagio che non nasce dallo stress per un esame di maturità, ma di prassi ha radici lontane… In questi casi bisogna evitare lo scontro diretto e agire di fioretto cogliendo dei segnali specifici che aiutino a capire cosa occorre dire e fare. Spesso i ragazzi si sentono sopraffatti da troppe richieste e troppi stimoli e per questo motivo reagiscono in questo modo. Soprattutto se hanno paura di non essere all’altezza di raggiungere un obiettivo. Certo non vanno giustificati, ma aiutati. E in questi casi l’aiuto di un psicoterapeuta è sempre consigliato».
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