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Giorgio Armani, il re della moda compie 90 anni


Giorgio Armani

Secondo la Real time billionaires di Forbes, Giorgio Armani, 90 anni compiuti oggi, ha un patrimonio – stimato al 19 aprile 2024 – di 11,3 di miliardi di dollari ed è la terza persona più ricco d’Italia. Un grande traguardo il suo di cui lui ha una visione disincantata forse perché questa storia di successo l’ha costruita con grande dedizione in oltre 70 anni di lavoro, e non certo solo a suon di like come usa ora. Primo di tre figli (lui, Rosanna e Sergio) di Ugo Armani e Maria Raimondi, cresciuto a Piacenza dove ha studiato al Liceo Scientifico Respighi, nel 1949 a 15 anni si trasferisce con la famiglia a Milano. In questa città nel 1953 si diploma al Liceo Leonardo da Vinci, e si iscrive alla facoltà di medicina dell’Università statale, ma dopo tre anni interrompe gli studi per la chiamata dell’esercito. Al termine del servizio di leva trova lavoro come commesso alla Rinascente dove lavora fino al 1965, anno in cui viene assunto da Nino Cerruti per ridisegnare la moda del marchio Hitman, confezione dei prodotti del Lanificio Fratelli Cerruti. Armani compare così per la prima volta direttamente nell’universo della moda attraverso il marchio di abbigliamento in pelle Sicons. E quando nel 1974 nasce la sua prima linea la Armani by Sicons, si convince della necessità di creare un suo marchio personale.

La sua prima collezione risale al 1975, anno in cui fonda l’omonima azienda assieme al compagno di vita Sergio Galeotti (morto prematuramente solo 10 anni dopo). Nel luglio 2000 Armani e il Gruppo Zegna siglano un accordo per produrre e distribuire le linee Armani Collezioni in joint venture. Analogamente nel 2002 Armani firma un accordo con la Safilo per la produzione di una esclusiva linea di occhiali, chiamata Emporio Armani occhiali. Nel 2000 il Guggenheim Museum di New York gli tributa una retrospettiva. Oltre alla linea profumi, di enorme successo commerciale, fra i suoi marchi più famosi ci sono Emporio Armani e Armani Jeans.

Nel 2006 esce la prima biografia dedicata allo stilista, Essere Armani, scritta da Renata Molho, pubblicata in Italia da Baldini Castoldi Dalai e tradotta in dieci lingue. Tanti i meriti dello stilista.  Apprezzatissimo quello di avere  fondato una catena di boutiques diffusa in tutto il mondo. Nel giugno 2013 apre la nuova boutique in via Condotti a Roma con una festa inaugurale a cui partecipano, tantissimi vip di fama internazionale.

Sempre nel 2013 lo stilista sostiene i designer emergenti e presta il suo teatro Armani come location per le loro sfilate. Il primo a sfilare in via Bergognone è Andrea Pompilio a giugno, con la collezione Uomo Primavera/Estate 2014. La seconda è Stella Jean con la collezione donna Primavera/Estate 2014 presentata a settembre. Nel giugno 2020 si aggiudica il Premio la Moda Veste la Pace, dell’Organizzazione Mondiale contro le Discriminazioni nella Moda. Nel 2020 in un’intervista al Corriere (8 gennaio) confessa che uno dei suoi grandi dubbi è sulla successione: “Vorrei sparire senza danneggiare il mio lavoro e chi mi ha aiutato, il nome che ho costruito e chi lo ha creato con me”. Amatissima la sua produzione per la classe e l’eleganza dei suoi abbigliamenti e accessori, utilizza stili di ogni categoria: dal classico, all’innovativo, come per esempio le giacche destrutturate con cui rivoluziona il design: vengono eliminati i supporti interni (imbottiture e controfodere), vengono spostati i bottoni e modificate le proporzioni tradizionali. E le giacche diventano uno degli emblemi dello stile italiano. Armani rivisita anche il tailleur con pari successo.

Ispirato al cinema in bianco e nero e alle atmosfere dell’America degli anni venti e trenta, il suo stile sceglie tagli nitidi e puliti e toni di colori freddi: il beige, il grigio e il greige, una nuova tonalità in bilico tra il grigio e il sabbia terroso, anche se è soprattutto il blu-Armani a contraddistinguere la sua produzione. Non esclude, però l’intramontabile abito nero e bianco, portandolo ad una classe superiore del comune. Un’altra fonte di grande ispirazione per Armani è la cultura orientale e araba. Vengono infatti introdotti in alcuni suoi capi colletti alla coreana, e cappotti simili a djellaba, messi in commercio nel 1990, in contemporanea all’uscita nei cinema di Il tè nel deserto.

Anche la sua collezione Armani Casa realizzata con fantasie ispirate all’Art Déco e all’estremo Oriente, riscuote molto successo. Nel 1980 Armani ha disegnato i costumi di scena di Richard Gere per il film American Gigolò. Nel 2008 invece ha realizzato gli abiti indossati dall’attore Christian Bale (nel ruolo di Bruce Wayne) per il film Il cavaliere oscuro, e poi nel 2012 ne Il cavaliere oscuro – Il ritorno. Nel 2015 ha vestito Jessica Chastain nel film 1981: Indagine a New York. Nel 1999 ha prodotto il famoso documentario di Martin Scorsese sul cinema italiano Il mio viaggio in Italia. Armani è sempre stato uno dei brand più amati ad Hollywood, non solo per la costumistica. Nicole Kidman, Katie Holmes e Penelope Cruz sono tra le più note celebrità ad avere scelto lo stilista italiano per il loro matrimonio.



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