Deng Xiaoping 22 agosto 1904- 19 febbraio 1997
Oggi giovedì 22 agosto in Cina è un giorno importante perché si celebra il 120° anniversario della nascita di Deng Xiaoping, l’uomo che dopo avere ricoperto ruoli direttivi nel Partito Comunista Cinese (PCC) a più riprese nell’era di Mao Zedong, divenne leader de facto della Cina dal 1978 al 1992 e tutt’oggi viene ricordato, a 27 anni dalla sua morte, come il “capo architetto” della riforma economica cinese.
Nato nella provincia di Sichuan durante la dinastia Qing, successivamente studiò in Francia, dove entrò a far parte del Partito Comunista Cinese. All’inizio del 1926 lasciò la Francia per Mosca e vi trascorse un anno ricevendo una formazione comunista. Deng svolse un ruolo importante nella lunga marcia (1934-1935), nella seconda guerra sino-giapponese (1937-1945) e nella guerra civile cinese (1945-1949). Dopo la fondazione della Repubblica popolare cinese (1949), Deng fu responsabile della “campagna anti-destra” (1957) sotto Mao Zedong, e partecipò attivamente alla ricostruzione economica dopo il disastroso grande balzo in avanti (1958-1962) lanciato da Mao, che cercò di togliergli il potere che si era conquistato per le sue posizioni ideologiche di destra, epurandolo per ben due volte durante la Rivoluzione Culturale (1966-1976) accusandolo di aver preso la via del capitalismo.
Dopo la morte di Mao Zedong
Dopo la morte di Mao, Deng divenne il cuore della seconda generazione dei leader del Partito Comunista Cinese alla fine del 1978. Dopo avere ereditato un paese caratterizzato da un’estrema povertà e da profondi conflitti sociali, sotto il suo controllo la Cina divenne una delle economie dalla crescita più rapida al mondo, senza che il partito perdesse il controllo sul Paese. Nel 1977 Deng propose per la prima volta l’idea di “Boluan Fanzheng” per correggere gli errori della Rivoluzione Culturale. Nel 1978 Deng e i suoi alleati lanciarono il programma “Riforma e apertura” e iniziarono una nuova fase della Cina. Nel 1979 la Cina stabilì relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti e Deng divenne il primo leader supremo della Cina a visitare gli Stati Uniti dove alla Casa Bianca il presidente Jimmy Carter, poco dopo che questi aveva interrotto le relazioni diplomatiche con la Repubblica di Cina, per stabilirle con la Repubblica Popolare Cinese. Anche le relazioni sino-giapponesi migliorarono significativamente. Deng usò il Giappone come esempio di rapido sviluppo di una potenza economica utilizzandolo come ottimo modello per la futura direzione economica della Cina.
Tanti i successi sul fronte commerciale
Un altro successo fu l’accordo firmato dal Regno Unito e dalla Cina il 19 dicembre 1984 (dichiarazione congiunta sino-britannica) in base al quale Hong Kong sarebbe stata consegnata nel 1997 alla Repubblica Popolare Cinese. Allo scadere dei novantanove anni di affitto dei “nuovi territori”, Deng concordò che la Repubblica Popolare Cinese non avrebbe interferito con il sistema capitalista di Hong Kong per i successivi cinquant’anni. Un accordo simile fu firmato con il Portogallo per la restituzione della colonia di Macao. Definito “un Paese, due sistemi”, questo approccio venne propagandato negli ultimi anni dalla Repubblica Popolare Cinese come un potenziale modello strutturale attraverso il quale Taiwan avrebbe potuto essere riunificata alla terraferma. Tuttavia Deng fece poco per migliorare le relazioni con l’Unione Sovietica, continuando ad aderire alla linea maoista dell’era della divisione, che considerava l’URSS una superpotenza tanto egemonica quanto lo erano gli Stati Uniti, ma persino più pericolosa nei confronti della Cina, a causa della sua vicinanza geografica.
La sua riforma
La finalità delle riforme di Deng era riassunta nel programma delle quattro modernizzazioni: agricoltura, industria, scienza e tecnologia, apparato militare. La strategia da usare per conseguire l’obiettivo di una nazione moderna, industriale era l’economia socialista di mercato. Allo stesso tempo, ha imposto i “Quattro Principi Cardinali” per mantenere il governo monopartitico del Partito Comunista. Deng argomentò che la Cina si trovava nello stadio base del socialismo e che il dovere del partito era di perfezionarlo facendolo diventare un “socialismo con caratteristiche cinesi”. Questa interpretazione cinese del marxismo ridusse il ruolo e il peso dell’ideologia nelle decisioni economiche e l’efficacia delle linee di condotta da seguire. Deng pose in risalto l’idea che socialismo bandendo l’idea della povertà condivisa.
Ad offuscare la sua fama fu il ruolo controverso che ebbe nel reprimere le proteste di piazza Tiananmen nel 1989. Le proteste di piazza Tienanmen. Deng ebbe un ruolo cruciale nella repressione delle proteste di piazza Tienamen del 1989. La violenza con la quale venne trattata la protesta comportò una condanna internazionale della Repubblica Popolare Cinese. Deng, assieme ad altri che avevano tenuto la linea dura, come Li Peng, vennero incolpati dell’evento. La critica accusò Deng di reprimere ogni forma di libertà politica che potesse minare la condotta delle sue riforme economiche. Il coinvolgimento di Deng nella repressione dimostrò che possedeva ancora solidi poteri dittatoriali e che non esitava a usarli. Come Deng, anche i governi successivi hanno continuato a giustificare la cruenta repressione delle proteste come una misura necessaria per mantenere la stabilità sociale e per continuare verso un efficace progresso economico. Per anni dopo la repressione gli oppositori di Deng, concentrati principalmente attorno alle università, bruciarono e ruppero anonimamente piccole bottiglie di vetro come segno di disprezzo nei suoi confronti, soprattutto nell’anniversario delle proteste. La parola usata per le piccole bottiglie suona proprio come xiaoping (小瓶) in cinese.
Elogiato per il suo tour nel sud del 1992 che riprese la Riforma e nuove aperture, la sua proposta “un Paese, due sistemi” diventò il quadro per il “ritorno di Hong Kong” nel 1997 e il “ritorno di Macao” nel 1999, nel 1978 e nel 1985 Deng venne eletto “Person of the Year” dal Times.
E morto il 19 febbraio 1997. Secondo le agenzie ufficiali, soffriva da lungo tempo a causa della malattia di Parkinson e il decesso avvenne per complicazioni polmonari. I funerali di stato si svolsero il 24 febbraio, alla presenza di centomila persone. Secondo i report giornalistici, a differenza delle esequie di altri leader come Mao Zedong e Zhou Enlai, la partecipazione popolare fu meno spontanea e la cerimonia non assunse toni politici.
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