In Italia sono ancora troppi gli ostacoli culturali per l’ascesa delle donne ai vertici aziendali. Tra l’altro si sta anche acuendo il fenomeno degli uomini che per motivi culturali oppure religiosi si rifiutano di lavorare assieme alle donne. Questo è quanto si evince dalla testimonianza di quattro imprenditrici e manager nel secondo incontro di Economia sotto l’Ombrellone 2024, a Lignano Sabbiadoro che hanno segnalato che i preoccupanti dati sarebbero pure in crescita.
E dire che un maggior impiego delle donne a tutti i livelli del mondo del lavoro e ancor più nei ruoli apicali delle aziende di ogni settore aiuterebbe la crescita delle imprese e, più in generale, dell’economia italiana, ma come appena detto gli ostacoli culturali sono ancora troppi e questo rende difficile l’ascesa delle rappresentati del gentil sesso, che già devono fare i salti mortali per conciliare gli impegni lavorativi con la vita familiare, ai vertici delle aziende. Da tutto ciò conseguono i ben noti problemi che portano troppe donne ad abbandonare il lavoro dopo il primo parto, anche a causa di stipendi (o fatturati nel caso delle Partite Iva) inferiori ai colleghi maschi a parità di livello.
Anche Elisabetta Cois di UbiRoom e Impresa Cois, Elisabetta e Federica Gortani di Gortani Srl e Lisa Tosolini delle Distilleria Bepi Tosolini e Distillerie Camel, moderate dal giornalista e direttore editoriale di Nord Est di Eo Ipso, Carlo Tomaso Parmegiani, si sono confrontate raccontando le loro realtà lavorative
“Le donne”, ha detto Lisa Tosolini, “nel mondo del lavoro, scontano ancora retaggi culturali del passato, ma sono un indubbio valore aggiunto anche in settori tradizionalmente “maschili” come i nostri. È bene che nelle aziende ci sia un giusto equilibrio fra uomini e donne perché le diverse sensibilità si completano a vicenda. Nella mia azienda ho tantissime donne e sono tutte bravissime. Credo che, nonostante le difficoltà, nel 2024 ci sia l’opportunità per le donne di emergere, però”, ha aggiunto, “la titolare delle distillerie Tosolini e Camel, “da un lato bisogna impegnarsi e dall’altro occorre avere anche un aiuto dalla parte maschile che dovrebbe comprendere che oggi è normale, se non necessario, che in una famiglia lavori anche la donna e, quindi, debba esserci una distribuzione più equa dei compiti in casa”. Aul fatto poi che per una donna sia più difficile farsi percepire e accettare come “capo” ha precisato: “, “Vero, invece per gli uomini questo è scontato, e, quindi, la donna che vuole guidare un’azienda deve sfruttare al meglio le sue qualità e io credo che ne abbiamo tante. Più empatia, riusciamo a comprendere meglio le esigenze dei dipendenti e sappiamo essere autorevoli, senza diventare autoritarie”.
Sul tema culturale e sulle difficoltà di lavorare in mondi tradizionalmente maschili, anche le altre relatrici: le due sorelle Gortani hanno raccontato i problemi avuti nell’inserirsi in un’azienda metalmeccanica, superati grazie alla tenacia, alla competenza tecnica, e dimostrando che non avevano paura di nulla. «Abbiamo voluto entrambe imparare a usare una saldatrice!» ha detto Elisabetta Cois, narrando che dopo la laurea aveva voluto passare un’estate in cantiere, fra gli operai, che la guardavano con un misto di curiosità e scetticismo, per comprendere bene le dinamiche dell’impresa familiare: «questo mi ha aiutato molto anche a imparare a non arrabbiarmi e a sorridere, quando, come è accaduto spesso, mi hanno scambiato per la segretaria, non immaginando che una donna possa avere ruoli di vertice in un’azienda edile”.
Con molta schiettezza, poi, le imprenditrici ospiti di “Economia sotto l’ombrellone” hanno sottolineato come per le aziende italiane la questione della maternità rimanga un problema di difficile gestione perché spesso la perdita temporanea di dipendenti in ruoli chiave a seguito della maternità comporta “vuoti” difficili da colmare, tanto più in un mercato del lavoro che vede una scarsa disponibilità di figure da inserire in azienda e un forte rischio che le donne in maternità decidano di non rientrare al lavoro a causa della difficile conciliazione fra vita familiare e impegni lavorativi. “«”Noi” ha aggiunto Elisabetta Cois, “da imprenditrici e donne quasi ci vergogniamo a pensare che la maternità possa costituire un problema e cerchiamo di agevolare le collaboratrici con elasticità sugli orari e sui tempi di lavoro, ma è innegabile che nel contesto italiano, spesso per le aziende le sostituzioni maternità diventino un problema rielevante, tanto più se, come spesso capita, si sono spesi alcuni anni a formare persone che, poi, a seguito della maternità decidono di non rientrare al lavoro. Anche per me – ha ammesso – il fatto di non aver avuto figli è stato collegato, almeno in parte, all’impatto che una maternità avrebbe potuto avere sulla mia attività e sullo sviluppo professionale”.
Dal canto suo, Federica Gortani, responsabile risorse umane dell’azienda di famiglia, ha spiegato come la loro azienda, proprio per cercare di agevolare al meglio l’impiego femminile, si sia certificata, fra le primissime in Friuli Venezia Giulia, per la parità di genere: “È un percorso complesso e impegnativo”, ha detto, “ma estremamente utile anche per superare al meglio i conflitti che si possono creare fra maschi e femmine all’interno dell’azienda, sia per affrontare eventuali problemi di molestie che, per fortuna, nella nostra azienda non si sono mai verificati e che più in generale stanno diminuendo, ma dei quali, purtroppo, si sente ancora parlare”.
La più giovane delle relatrici, Elisabetta Gortani, da cinque anni in azienda e responsabile commerciale della stessa, si è poi soffermata sui consigli per giovani donne che volessero intraprendere una carriera imprenditoriale o manageriale: “Bisogna cercare di avere chiari i propri obiettivi, impegnarsi molto, avere coraggio e non fermarsi davanti alle prime inevitabili difficoltà, ai muri che si incontrano e che talvolta paiono insormontabili. Servono, poi, flessibilità ed elasticità, tanto più oggi in un mondo in cui i mercati sono in continua evoluzione e quello che poteva sembrare certo fino a ieri, oggi può cambiare completamente. Non serve “mascolinizzarsi” e bisogna cercare di essere sempre sé stesse, noi donne, infatti, abbiamo qualità diverse da quelle dei maschi che possono essere utili alle aziende. Oggi nella gestione di un’azienda non è più né necessario, né utile, essere autoritari, ma serve, piuttosto, conquistarsi autorevolezza con l’esempio, la competenza, la capacità di comunicare con i collaboratori e queste sono doti che noi donne abbiamo”.
L’incontro si è concluso con numerosi interventi del pubblico, fra i quali quelli della vicepresidente della commissione pari opportunità del Comune di Udine, Ester Soramel e di Luigina Barbuio, vicepresidente di ConfapiD, gruppo nazionale delle donne imprenditrici di Confapi. La prima ha sottolineato l’importanza di eventi che colleghino la parità di genere all’economia perché un maggior impiego delle donne nel mondo del lavoro può favorire lo sviluppo economico del Paese. La seconda ha ricordato l’importanza di stimolare l’imprenditorialità femminile e la scelta da parte delle studentesse dei corsi di laurea in materie Stem.
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