Menu Chiudi

Kennedy Jr sospende la corsa e dà l’endorsement a Trump


Prima apparizione insieme per Donald Trump e il candidato indipendente Robert Kennedy jr, figlio 70enne di Bob Kennedy e nipote di Jfk, dopo che quest’ultimo ha annunciato di ritirarsi dalla corsa elettorale uscendo dalla corsa negli Stati in bilico e dando il suo endorsement a Donald Trump. La decisione è stata rapida, gli è bastato vedere che la sua base di potenziali elettori, tra l’altro già abbastanza ristretta, era in forte in calo, (il sito web RealClearPolitics lo collocava al 5%), per decidere di ritirarsi. Voltando definitivamente le spalle ai dem, “diventati il partito della guerra, della censura, della corruzione, di Big Pharma, della grande tecnologia… e dei grandi soldi”. “È una cosa grandiosa. È una persona eccezionale, rispettato da tutti”, ha commentato raggiante l’ex presidente Trump durante il comizio a Glendale, in Arizona. Tutta colpa del crollo dei numeri del signor Kennedy dovuto in gran parte dovuto all’entusiasmo dei democratici per il loro nuovo candidato, la vicepresidente Harris. Ora gli elettori di Kennedy potrebbero far pendere la bilancia a favore di Donald Trump o di Kamala Harris alle elezioni di novembre. “Bobby ed io combatteremo insieme per sconfiggere l’establishment politico corrotto”, ha detto Donald Trump al comizio del tycoon, annunciando che, se vincerà, istituirà una commissione presidenziale indipendente sui tentativi di assassinio, che avrà il compito di pubblicare i restanti documenti classificati relativi all’omicidio di John F. Kennedy. Una mossa “in onore di Bobby”, ha spiegato, riferendosi a Robert Kennedy, sul palco accanto a lui. La commissione, ha aggiunto, condurrà anche un rigoroso esame dell’attacco da lui subito il 13 luglio in Pennsylvania.

Accolto da calorosi applausi dei fan di Trump, Kennedy jr nel corso del comizio, ha riconosciuto le differenze ideologiche con il candidato repubblicano alla presidenza, ma ha detto che i loro valori si sovrappongono nell’ “avere cibo sicuro e porre fine all’epidemia di malattie croniche”. “Non volete che le sostanze chimiche siano eliminate dal nostro cibo?” ha detto Kennedy alla folla. “Non volete un presidente che ci faccia uscire dalle guerre e ricostruisca la classe media?”, ha aggiunto. Rfk ha spiegato che intende rimuovere il suo nome dalle schede in 10 stati in bilico (già fatto in Arizona e Pennsylvania), per non fare da ‘spoiler’, e ha incoraggiato a votarlo negli altri in cui resta in corsa. Ma ha scelto di appoggiare il tycoon per alcune battaglie in comune, come la liberta’ di espressione, la fine della guerra in Ucraina e “ai nostri bambini” (per malattie e malnutrizione).

Ma in una nota comune, cinque dei fratelli di Kennedy jr (Kathleen Kennedy Townsend, Courtney Kennedy, Kerry Kennedy, Chris Kennedy e Rory Kennedy) hanno subito bollato il suo endorsement al tycoon come “un tradimento dei valori che nostro padre e la nostra famiglia hanno più cari. È la triste conclusione di una triste storia”

Completa così la sua bizzarra parabola elettorale, Robert Kennedy jr, dopo aver sfidato Joe Biden alle primarie prima da democratico e poi da indipendente, diventando la pecora nera di una blasonata dinastia politica schierata interamente con il presidente. “Sarei onorato di avere il suo appoggio”, aveva confessato nei giorni scorsi Trump, dicendosi pronto a valutare un incarico di governo per Rfk (come pure per Elon Musk). Perché Kennedy jr aveva tentato di contattare anche la campagna di Harris, che però ha respinto la sua richiesta di un incontro definendolo “un candidato marginale finanziato dal movimento Maga”. “Vinceremo lo stesso”, assicura lo staff, non dimenticando però la minaccia di un candidato terzo che storicamente ha sempre penalizzato i dem, come nel caso dell’attivista Ralph Nader che affondò Al Gore.

La Harris al momento, fresca di convention democratica, è in vantaggio. E al di là delle sviolinate ricevute dai vari ex presidenti americani e consorti, pure abbastanza noiose e stucchevoli, ora punta a conquistare quella fetta di repubblicani indecisi che desiderano che l’America ritorni a essere uno stato sicuro, che mette fra le sue priorità la legalità. Soprattutto dopo l’indimenticata insurrezione del 6 gennaio 2021 a Washington, quando i manifestanti pro-Trump (Tra Party Patriots) assaltarono il Campidoglio, una pagina nera della storia americana che costò la vita a ben 5 persone. E lei avendo ricoperto la carica di vice procuratrice distrettuale nella Contea di Alameda dal 1990 al 1998 e poi di San Francisco e della California potrebbe avere le carte in regola agli occhi di molti repubblicani per guidare il Paese. I dubbi però su di lei restano. Perché c’è chi si domanda come mai una donna di così tanto valore, come l’ha definita Michelle Obama, parlando di lei alla convention democratica con magnificenza, in quei 4 anni accanto a Biden è rimasta nell’ombra? Di lei nessuno ricorda gesta particolari. Certo è vero di prassi il ruolo del vice-presidente è quello che restante alle spalle del presidente e servire un po’ da cuscinetto, ma lei in quelle rare apparizioni ha lasciato il nulla. Ora c’è fervente attesa per il dibattito che il 4 settembre porterà lei e Trump sullo stesso palco per un confronto su molti temi e che sarà decisivo. Perché sarà in questa occasione che la Harris dovrà dimostrare di essere per davvero il presidente migliore per gli Stati Uniti.



Scopri di più da WHAT U

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

Articoli Correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

error: Content is protected !!

Scopri di più da WHAT U

Abbonati ora per continuare a leggere e avere accesso all'archivio completo.

Continua a leggere