Donald Trump deve fare fronte a un nuovo addebito. Il procuratore speciale Jack Smith martedì 28 agosto ha presentato un nuovo atto d’accusa contro di lui per i suoi tentativi di annullare le elezioni presidenziali del 2020. La decisione ha lasciato molti americani attoniti visto che la Corte Suprema appena lo scorso mese aveva sentenziato che Trump, tenuto conto dell’ampia immunità riconosciuta agli ex presidenti, non era colpevole. Quindi quale sarebbe la nuova strada per incolparlo? Quella di trovare nuove accuse o meglio accuse che attestino che lui ha compiuto dei reati non nella veste di presidente, ma come persona comune per poterlo di nuovo trascinare in tribunale. La decisione arriva pochi giorni dopo che i pareri espressi dai procuratori e dagli avvocati sono stati resi noti al giudice distrettuale la statunitense Tanya Chutkan, cui l’Alta Corte ha passato il caso, che ora dovrà analizzare quali accuse indicate nell’atto di imputazione erano azioni non ufficiali, ossia intraprese da Trump come comune cittadino. Il nuovo atto, di accusa rivela un insider, rimuove di fatto la sua colpa di aver tentato di usare i poteri di polizia del Dipartimento di Giustizia per ribaltare la sua sconfitta elettorale, un’area di condotta per la quale la Corte Suprema, con un parere maggioritario (6-3) del mese scorso , ha affermato che Trump era assolutamente immune da procedimenti giudiziari.
L’ufficio del procuratore speciale ha affermato che l’atto di accusa aggiornato, depositato presso la corte federale di Washington, è stato emesso da una giuria popolare che non aveva mai ascoltato le prove precedentemente, proprio allo scopo di avere un giudizio da quest’ultima scevro da eventuali pregiudizi. La nuova incriminazione elimina i riferimenti alle accuse che potrebbero essere considerate atti ufficiali per i quali Trump ha diritto all’immunità alla luce della sentenza della Corte Suprema. Ciò include le accuse secondo cui Trump avrebbe tentato di arruolare il Dipartimento di Giustizia nel suo fallito tentativo di annullare la sua sconfitta elettorale, anche conducendo indagini fittizie e dicendo agli stati, in modo errato, che era stata rilevata una frode significativa.
Il corrispondente dell’AP a Washington, Sagar Meghani, ha reso noto che il procuratore speciale Jack Smith ha presentato un nuovo atto di accusa nel caso di Donald Trump del 6 gennaio, in seguito alla sentenza sull’immunità della Corte Suprema del mese scorso. Nella sua opinione, la Corte Suprema ha stabilito che le interazioni di un presidente con il Dipartimento di Giustizia costituiscono atti ufficiali per i quali egli ha diritto all’immunità. Il resto no. L’atto di accusa originale descriveva in dettaglio come Jeffrey Clark, un alto funzionario del Dipartimento di Giustizia di Trump, volesse inviare una lettera ai funzionari eletti in alcuni stati affermando falsamente che il dipartimento aveva “identificato preoccupazioni significative che avrebbero potuto avere un impatto sull’esito delle elezioni”, ma i funzionari di alto livello del dipartimento si sono rifiutati. Il sostegno di Clark alle accuse di frode elettorale di Trump ha portato l’ex presidente a contemplare apertamente la possibilità di nominarlo procuratore generale facente funzioni al posto di Jeffrey Rosen , che ha guidato il dipartimento nelle ultime settimane dell’amministrazione Trump. Trump alla fine ha ceduto a quell’idea “quando gli è stato detto che avrebbe portato a dimissioni di massa al Dipartimento di Giustizia”, secondo l’atto di accusa originale. Rosen è rimasto come procuratore generale facente funzioni fino alla fine del mandato di Trump. Quindi i presunti complici di Trump non sono stati nominati in nessuna delle due accuse, ma i dettagli chiariscono le loro identità. La nuova accusa sottolinea che nessuno degli altri complici “era un funzionario governativo durante le cospirazioni e tutti agivano a titolo privato”.
La nuova incriminazione rimuove anche i riferimenti alle comunicazioni di Trump con funzionari del governo federale, come avvocati senior della Casa Bianca, che gli avevano detto che non c’erano prove di frode che avrebbero cambiato l’esito delle elezioni del 2020. Rimuove anche i riferimenti a certe dichiarazioni di Trump, tra cui un’affermazione fatta durante una conferenza stampa alla Casa Bianca due giorni dopo le elezioni su uno scarico sospetto di voti a Detroit. Inoltre include ancora una delle accuse più sbalorditive mosse da Smith: Trump avrebbe partecipato a un piano orchestrato dagli alleati per arruolare liste di elettori fraudolenti negli stati chiave vinti dal democratico Joe Biden, i quali avrebbero falsamente attestato che Trump aveva vinto in quegli stati.
Tra le accuse rivolte a Trump anche quella di avere fatto di avere esercitato pressioni sul suo vice-presidente Mike Pence affinché respingesse i voti elettorali legittimi e quella do avere sfruttato il 6 gennaio il caos al Campidoglio nel tentativo di ritardare ulteriormente la certificazione della vittoria di Biden. Il presidente della Corte Suprema Roberts ha scritto nella sua opinione di maggioranza che le interazioni tra Trump e Pence equivalevano a una condotta ufficiale per la quale “Trump è almeno presumibilmente immune da azioni penali”. La giudice della Corte Suprema Ketanji Brown Jackson ha espresso dissenso dalla sentenza. In un estratto di un’intervista con “Sunday Morning” della CBS News andata in onda martedì, ha affermato: “Ero preoccupata per un sistema che sembrava garantire l’immunità a un individuo in una serie di circostanze. Quando abbiamo un sistema di giustizia penale che di solito tratta tutti allo stesso modo”.
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