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Italia, manovra economica, le imprese più grandi pagheranno più tasse


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Photo by Mary Taylor on Pexels.com

Si chiederà “uno sforzo alle imprese più grandi” di alcuni settori e non ci saranno nuove tasse per gli individui. Ecco uno dei cardini della Manovra economica 2024-2025, reso noto al termine della giornata di oggi, 3 ottobre, caratterizzata da alcune dichiarazioni del ministro dell’Economia italiano, Giancarlo Giorgetti. Nella definizione della prossima manovra economica, “la linea guida sarà l’articolo 53 della Costituzione, che è la legge fondamentale dello Stato italiano e che contiene le norme e i principi generali relativi all’organizzazione e al funzionamento dello Stato” stabilendo che tutti siano tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Questo significa che “si chiederà uno sforzo alle imprese più grandi che operano in determinati settori in cui l’utile ha beneficiato in qualche modo di condizioni favorevoli esterne affinché contribuiscano con modalità sulle quali è in corso un confronto”. Non è allo studio, si chiarisce, “nessuna nuova tassazione per gli individui mentre le aziende più piccole sono già interessate al Concordato biennale preventivo”. “Altre eventuali interpretazioni delle parole del ministro Giorgetti sono da considerarsi forzature” spiegano le fonti.

Cosa ha detto Giorgetti

“Ci sarà una chiamata alla contribuzione – ragionata e razionale – per tutti, non solo per le banche” ma anche per altri settori che hanno beneficiato della congiuntura come la difesa, ha detto il ministro dell’Economia intervistato in occasione dell’evento Future of Finance Italy Economic Outlook di Bloomberg. “Le aziende non fanno beneficenza e i contributi volontari non esistono” ma “esiste la stella polare che è l’articolo 53 della Costituzione” in base al quale “tutti sono chiamati a contribuire per le loro possibilità alle necessità della nazione”, ha affermato, visto che l’Italia è impegnata in un “percorso particolarmente esigente di rientro” riportando il deficit sotto il 3% nel 2026, mentre la Francia conseguirà questo obiettivo nel 2029. Si tratterebbe di “tassare utili determinati in modo corretto”, ha spiegato, osservando che “chi lavora su base transfrontaliera fare determinati passi, chi come le categorie che aderiscono al ravvedimento operano dovranno accettare l’idea che devono dichiarare di più: ci rivolgiamo a tutti”. Ma, ha precisato “non si tratta di replicare la narrativa degli extra profitti bancari”, dicendosi “convinto che alla fine troveremo una soluzione equilibrata”.



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