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Quanto può essere di aiuto l’I.A. per fare una diagnosi e curare le malattie?


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Photo by Pavel Danilyuk on Pexels.com

Controllare la propria pelle e identificare in modo rapido e semplice eventuali segni di melanoma, il  tipo di tumore della pelle più pericoloso, utilizzando solo il proprio smartphone. Come? Grazie all’intelligenza artificiale. Diventa però fondamentale che questi sistemi di IA siano sicuri e precisi, per evitare falsi allarmi o diagnosi mancate. A garantirne la loro sicurezza e la loro efficacia ci pensa un organismo di certificazione accreditato, verificando che l’AI rispetti rigide norme tecniche, riducendo errori e possibili pregiudizi. E’ questo il tema centrale dell’Osservatorio “Norme tecniche e valutazione della conformità accreditata per lo sviluppo dei sistemi di Intelligenza Artificiale”, realizzato da Accredia, l’Ente di accreditamento nazionale, in collaborazione con il CINI (Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica) e presentato il 16 ottobre a La Sapienza di Roma. Come si legge nello Studio, l’intelligenza artificiale, grazie a tecniche avanzate come il “deep learning”, può analizzare le immagini della pelle e identificare anomalie sospette. Ma affinché questa tecnologia possa essere usata in modo sicuro, essendo ad alto rischio, è necessario che venga approvata da un organismo notificato ossia autorizzato dall’Autorità competente, preferibilmente previo accreditamento. Solo quando un sistema di IA supererà con successo la procedura di valutazione della conformità, potrà ricevere la marcatura CE, che certificherà il rispetto delle normative europee. I sistemi di IA considerati “ad alto rischio” infatti devono soddisfare una serie di requisiti per ridurre al minimo i potenziali rischi legati al loro utilizzo, come la sicurezza informatica, la qualità dei dati utilizzati e la supervisione umana.

Un sistema, quello dell’accreditamento, valido anche quando si parla di intelligenza artificiale applicata alla Pubblica Amministrazione. In questo ambito l’IA viene utilizzata per migliorare l’efficienza, la trasparenza e la qualità dei servizi offerti ai cittadini. L’adozione di norme tecniche rigorose, in questo caso la ISO/IEC 42001:2023 che riguarda la gestione della qualità per i sistemi di IA, è fondamentale per garantire che le tecnologie siano implementate in modo sicuro, etico e responsabile. Nell’Osservatorio di Accredia, è riportato il caso specifico dell’INAIL, l’ente che si occupa dell’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, che, utilizzando la ISO/IEC 42001:2023 ha dimostrato come l’adozione di sistemi di IA conformi agli standard di qualità non solo migliora l’efficienza, ma garantisce anche che le decisioni basate su tali tecnologie siano coerenti, trasparenti e basate su dati accurati.

Nell’assistenza sanitaria l’intelligenza artificiale esiste da decenni

L’uso dell’intelligenza artificiale (IA) nell’assistenza sanitaria può sembrare all’avanguardia, ma in realtà la tecnologia esiste da decenni. La ricerca suggerisce che la prima incarnazione dell’IA , la simulazione dell’intelligenza umana nei computer, risale agli anni ’50. Certo, i limiti dei primi modelli ne hanno impedito l’accettazione diffusa, per non parlare dell’applicazione, nel mondo della medicina. Tuttavia, all’inizio degli anni 2000, l’IA ha iniziato a mantenere le promesse iniziali. Gli operatori sanitari potevano usare l’IA per effettuare lo screening di malattie che andavano dalla retinopatia diabetica al cancro della pelle con una precisione sorprendente. E la Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti ha approvato una serie di primati dell’IA: il primo dispositivo basato sull’IA per l’uso in sala operatoria, il primo dispositivo basato sull’IA per la diagnosi del cancro, un algoritmo di apprendimento profondo per interpretare le risonanze magnetiche cerebrali. Ad oggi, la FDA ha autorizzato più di 900 dispositivi medici basati sull’IA/apprendimento automatico negli Stati Uniti. “Nei prossimi anni l’intelligenza artificiale avrà un ruolo ancora più importante”, ha dichiarato Jim Swanson, Vicepresidente esecutivo e Chief Information Officer di Johnson & Johnson. Ciò è particolarmente vero in Johnson & Johnson , dove “la tecnologia viene attualmente utilizzata per aiutare i nostri dipendenti a rilevare le malattie in fasi iniziali, accelerare la scoperta di farmaci, assistere nel reclutamento per le sperimentazioni cliniche, mappare l’anatomia di un paziente prima di una procedura e aiutare i chirurghi a prevedere lo strumento migliore per l’intervento chirurgico”.



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