«Stai con Musk o Mattarella?». Questa la domanda che Enrico Lucci, nel servizio andato in onda stasera a Striscia la notizia, ha rivolto ai politici riferendosi alle dure parole di Elon Musk sui giudici italiani, che si sono espressi sulla questione migranti in Albania, e alla replica di Sergio Mattarella, che lo ha invitato a rispettare la sovranità nazionale. Il leader della Lega Matteo Salvini ha espresso grande rispetto per le parole del Presidente della Repubblica, e come lui tanti altri esponenti del partito. Sorprendente, invece, il vicesegretario della Lega Andrea Crippa che invece si è schierato nettamente: «Sto con Elon Musk».
Insomma trascorse 24 ore dopo l’affondo di Elon Musk nei confronti dei giudici italiani sul caso migranti è ancora polemica. E per mettere a tacere i rumors è intervenuta persino la massima carica dello stato italiano, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha detto: “L’Italia è un grande Paese democratico e devo ribadire, con le parole adoperate il 7 ottobre 2022, che sa badare a se stessa nel rispetto della sua Costituzione”. Un messaggio chiaro lanciato a Musk con parole che sono suonate come un vero e proprio monito, che aveva l’obiettivo di fargli sapere che il suo attacco ai giudici italiani non è stato gradito perché di fatto è scorretto interferire sulla sovranità di altri Paesi.
Per comprendere meglio cosa è accaduto però occorre fare qualche passo indietro
I giorni scorsi, per la precisione lunedì scorso, la sezione immigrazione del tribunale di Roma ha sospeso la convalida delle ordinanze di trattenimento dei sette migranti trasferiti la settimana scorsa nel centro di permanenza per il rimpatrio costruito dall’Italia in Albania. La pronuncia ha così bloccato per la seconda volta il tentativo del governo italiano di avviare il modello di esternalizzazione dell’accoglienza e rimpatrio dei migranti sulla base di un accordo firmato con Tirana lo scorso anno, e a cui parte dell’Europa ha guardato con interesse. I sette richiedenti asilo provenienti da Egitto e Bangladesh, i due Paesi già al centro da settimane dello scontro tra la magistratura e il governo, che ha prima impugnato la decisione del tribunale di Roma del 18 ottobre davanti alla Corte di Cassazione (si pronuncerà il 4 dicembre) e poi ha agito a livello politico. A fine ottobre il Consiglio dei ministri ha infatti approvato un decreto legge con la lista aggiornata dei cosiddetti “Paesi sicuri” per i migranti, con l’intento di aggirare l’ostacolo giuridico imposto dal diritto comunitario con una norma di rango superiore rispetto al precedente decreto interministeriale. Ma l’ordinamento parla chiaro: in caso di contrasto, il diritto europeo prevale sulle norme nazionali. I sette migranti verranno dunque trasferiti in Italia e in condizione di libertà, come già accaduto al primo gruppo il mese scorso, in attesa della pronuncia della Corte di Giustizia europea (Cge) già adita sul caso da diversi tribunali italiani. Come prevedibile, i giudici hanno mantenuto la linea già espressa nella precedente decisione, motivata dal fatto che la procedura di frontiera “accelerata” con cui erano state respinte le richieste d’asilo per dodici migranti è applicabile solo a persone non vulnerabili e soprattutto provenienti da Paesi considerati “sicuri”. Per i giudici Bangladesh ed Egitto non sono “sicuri”, sulla base della recente sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea, che sostiene che per essere considerato sicuro un Paese deve esserlo in ogni sua parte e per ogni categoria di cittadino.
Quali sono le motivazioni dei giudici di Roma per il rientro dei migranti?
”Ferme le prerogative del Legislatore nazionale, il giudice ha il dovere di verificare sempre e in concreto, la corretta applicazione del diritto dell’Unione, che, notoriamente, prevale sulla legge nazionale ove con esso incompatibile, come previsto anche dalla Costituzione italiana”, ha argomentato nella decisione Luciana Sangiovanni, presidente della Sezione per i diritti della persona e immigrazione del tribunale civile di Roma. Nella nota Sangiovanni ha precisato che ”l’esclusione di uno Stato dal novero dei Paesi di origine sicuri non impedisce il rimpatrio e/o l’espulsione della persona migrante la cui domanda di asilo sia stata respinta o che comunque sia priva dei requisiti di legge per restare in Italia”, di fatto bocciando solo il rimpatrio per così dire automatico verso alcuni Paesi tentato dal governo italiano. I giudici hanno anche sottolineato che la loro decisione non è nel merito della richiesta di convalida, ma che si tratta di una sospensione in vista del giudizio in materia atteso dalla Cge in Lussemburgo. “Non ho nessuna intenzione di andare allo scontro con il governo, è il governo che vuole fare uno scontro con me e io voglio sottrarmi. C’è stato un pronunciamento unanime sulla supremazia del diritto europeo e non ci si può fare nulla”, ha detto domenica la presidente di Magistratura democratica Silvia Albano, giudice della sezione immigrazione del tribunale di Roma, responsabile della mancata convalida del trattenimento di dodici migranti nel centro di rimpatrio in Albania lo scorso 18 ottobre. “Credo che tutto quello che è successo finora sia molto, molto grave e molto problematico. Io sono stata scelta come parafulmine, si è scatenata una campagna personalizzata su di me, fomentata da alcuni giornali e trasmissioni, ma anche da politici, dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni in giù”, ha proseguito Albano dal palco della festa in Campidoglio per i sessanta anni dell’associazione Magistratura democratica.* La giudice ora è sotto sorveglianza per le minacce di morte giunte sulla sua mail e sui social, dopo che esponenti di spicco dei partiti di governo hanno lanciato pesanti accuse alla magistratura, accusandola di essere “politicizzata” o addirittura in combutta con l’opposizione di sinistra per sabotare le decisioni dell’esecutivo. “Il fatto che chi cerca di applicare la Costituzione venga appellato come ‘giudice comunista’ mi preoccupa molto per lo stato della nostra democrazia e per il suo futuro”, ha aggiunto la giudice Albano. “La maggioranza di governo dice che i giudici non devono ostacolare i loro piani e non devono criticare le leggi. Ma il potere giudiziario è stato creato per garantire la legalità, i costituenti hanno sancito alcuni diritti inviolabili e noi dobbiamo interpretare le leggi alla luce della Costituzione” ha concluso la magistrata.
Meloni: “Rispetto per il Presidente”. Poi ha sentito Musk
Dal canto suo la premier Giorgia Meloni, tramite fonti di Palazzo Chigi, ha fatto sapere di ”ascoltare sempre con grande rispetto le parole del presidente della Repubblica”. Confermando il colloquio telefonico con il Ceo Tesla, che nel corso della chiamata – spiegano le fonti – avrebbe espresso stima e rispetto nei confronti del presidente della Repubblica. Per dirla tutta Musk ha poi affidato il compito di dare una risposta ufficiale al Capo dello Stato italiano ad Andrea Stoppa, suo referente in Italia. ”L’imprenditore Elon Musk esprime il suo rispetto per il presidente Mattarella e la Costituzione italiana. Così come ribadito in una amichevole conversazione avvenuta con la presidente del Consiglio Meloni nel pomeriggio. Tuttavia, l’imprenditore sottolinea che la libertà di espressione è protetta dal Primo Emendamento e dalla stessa Costituzione italiana. Pertanto, da cittadino continuerà a esprimere liberamente le proprie opinioni”, ha scritto Stoppa su ‘X’. ”Nel 2023, ancor prima di conoscere il presidente Meloni, l’imprenditore” Musk ”ha dato connettività satellitare gratuita all’Emilia-Romagna colpita da una grave alluvione garantendo connessioni immediate e sicure a soccorritori, forse di pubblica sicurezza, ospedali, scuole e privati cittadini con il solo obiettivo di aiutare un Paese amico. L’imprenditore si augura che le relazioni Stati Uniti-Italia siano sempre più forti e auspica di incontrare presto il presidente della Repubblica”. “Quando si tratta di difendere la sovranità nazionale sono in prima fila, quindi rispetto per le parole del presidente della Repubblica, Musk ha diritto di esprimere il suo parere, noi poi siamo adulti e vaccinati. Gli italiani ragionano con la loro testa”, questo il commento di Matteo Salvini, ospite di Otto e mezzo su La7. ”Sempre utile l’intervento del presidente della Repubblica nel ribadire l’importanza del rispetto della sovranità nazionale”. “Se condivido Mattarella? Anche le virgole e le pause”, ha detto Giovanni Donzelli, il responsabile organizzazione del partito Fdi.Il vicepremier Antonio Tajani non ha commentato, ma per Forza Italia ha parlato il capogruppo alla Camera, Paolo Barelli, che, raccontano, ha sentito il segretario nazionale e prede le distanze da Musk: ”Il presidente Mattarella ha detto cose sagge, in linea con la logica democratica e della sovranità di ogni singolo paese”.
Il presidente dei senatori azzurri, Maurizio Gasparri, invece, ha detto che ”il problema non è Musk”, ma ”quella fetta di magistratura italiana che attira un grave discredito sull’Italia e sulla nostra democrazia. Sono loro che trasformano i comizi in sentenze. E, quindi, il problema non è chi interferisce, ma chi causa le interferenze, dovute al discredito causato dalla azione dissennata di larghi settori della magistratura”. Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati, critica Musk e condivide le parole capo dello Stato: ”Ho definito le parole di Musk inopportune e già mi sembra un complimento. Facciamo nostre le parole del presidente Mattarella: l’Italia è un grande paese europeo con una solida democrazia, in cui, per fortuna, c’è una dialettica, talvolta eccessivamente aspra, tra visioni differenti. Riteniamo infondate, quindi, le preoccupazioni” del patron della Tesla. Duro il giudizio di Giuseppe Conte, leader M5S: ”Sono fortemente preoccupato dallo strapotere di un padrone del web che interviene a piè pari” parlando dei giudici. ”Sono preoccupatissimo per la nostra democrazia. Musk non conosce neanche l’abc dei sistemi democratici. A lui chi lo ha eletto? Stiamo parlando di un signore che ha uno strapotere economico, finanziario che ha addirittura posizioni di rilievo a livello globale nel campo dell’automotive, dei media, della comunicazione, nel campo satellitare…”. Per Carlo Calenda ”Musk è un pericolo gigantesco”, perché “siamo di fronte alla trasformazione degli Stati Uniti da democrazia ad oligarchia. Dove miliardari in una proporzione che non c’è mai stata nella storia del mondo non solo entrano a far parte con milioni di conflitti di interessi nella amministrazione, ma fanno una ingerenza nei fatti di politica interna di altri paesi”.
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