Nel 2022-2023 l’Istat ha svolto un’indagine sulla “Sicurezza dei cittadini in Italia” su un campione di 29.317 individui di 14 anni e più, intervistati sia telefonicamente sia di persona. L’Indagine ha ricostruito il quadro della percezione della sicurezza delle persone nei propri ambienti di vita, in casa e per strada e ha offerto numerose informazioni riguardanti la paura della criminalità, la preoccupazione di subire reati, l’impatto di queste paure sulla vita di tutti giorni, i sistemi di difesa messi in atto dai cittadini per proteggersi e la soddisfazione per il lavoro svolto dalle forze dell’ordine nel governare il territorio.
In Italia tra i cittadini prevale la sicurezza camminando al buio nella zona in cui vive
Alla domanda “quanto si sente al sicuro camminando da solo per strada al buio nella sua zona” il 12% delle persone di 14 anni e più afferma di sentirsi poco o per niente sicuro (con il 2% che si sente completamente insicuro); di contro il 57,6% si sente abbastanza sicuro, e il 18,4% molto sicuro. La quota di persone “molto o abbastanza sicure quando camminano al buio” (76% nel 2022-2023) mostra una crescita di 15,4 punti percentuali rispetto ai dati del 2015-2016, il dato è decisamente migliore anche rispetto alle precedenti edizioni della indagine (il valore minimo, 59,6%, è stato toccato con la Rilevazione del 2008-2009). Rispetto alla Rilevazione precedente resta stabile la quota di chi dichiara di non uscire mai di sera, né da solo né accompagnato (11,9% nel 2022-2023 e 11,8% nel 2015-2016).
Il quadro positivo che emerge dai risultati dell’Indagine è confermato dai comportamenti adottati per proteggersi, tutti in diminuzione di circa 10 punti percentuali: nel 2022-2023 il 12,6% della popolazione ha dichiarato di evitare (sempre o a volte) di uscire la sera per timore (23% nel 2015-2016); il 19,8% delle persone, di sera, cerca di evitare situazioni (strade o luoghi) ritenute a rischio (28,0% nel 2015-2016); il 29,4% dichiara di mettere la sicura alle portiere della propria auto (39,6% nel 2015-2016). Inoltre, si è quasi dimezzata (dal 7,7% del 2015-2016 al 4% del 2022-2023) la quota di persone che porta qualcosa con sé per difendersi o per chiedere aiuto in caso di pericolo (i cellulari sono considerati solo nel caso la persona lo utilizzi come strumento di rassicurazione). Anche il senso di insicurezza percepito quando si è soli nella propria abitazione è diminuito: la quota di persone che ha dichiarato di sentirsi poco o per niente sicura in casa da sola al buio è passata dal 14,8% al 5,1%, con una diminuzione di 9,7 punti percentuali. Malgrado i molteplici segnali positivi permane comunque una quota importante di cittadini (24%) per la quale la criminalità incide (molto o abbastanza) sulle proprie abitudini di vita, dato comunque dimezzato rispetto al 48,5% del 2008-2009 e al 38,2% del 2015-2016.
Le donne insicure sono il doppio degli uomini
In Italia le donne sono il doppio più propense a sentirsi insicure quando escono da sole di sera (16,4% contro il 7,4% degli uomini) e sono circa quattro volte più numerose nel dichiarare di non uscire di sera per paura (19,5% contro il 5,3% degli uomini). Sono anche più condizionate dalla paura della criminalità (28,8% rispetto al 19% degli uomini). L’insicurezza cresce all’aumentare dell’età: è maggiore per le classi adulte e soprattutto per le persone fino ai 75 anni, età in cui prevale la quota di chi non esce mai. Più di un’anziana su due (il 59,2% di chi ha più di 75 anni) dichiara di non uscire mai da sola o di non uscire mai e lo stesso accade per un anziano su quattro (il 39,2% di chi ha più di 75 anni). Tuttavia, tra questi, solo il 4,7% dichiara di non uscire di sera per la paura legata alla criminalità. L’analisi combinata per età e genere rivela un andamento diverso tra i due sessi: le ragazze tra i 14 e i 24 anni mostrano un picco di insicurezza che diminuisce nelle fasce di età successive, ovvero tra i 25 e i 34 anni e tra i 35 e i 44 anni, per poi aumentare leggermente e stabilizzarsi. Al contrario, per i maschi l’insicurezza cresce progressivamente con l’età e raggiunge il suo picco intorno ai 75 anni (Figura 1). Anche le precauzioni prese quando si esce la sera risultano, in questa Indagine come nelle precedenti, più diffuse tra le donne (il 23,3% evita strade o situazioni più pericolose) di quanto non lo siano tra gli uomini (16%), ma la differenza tra i generi è fortemente ridotta rispetto al passato. La percezione di insicurezza quando si è nella propria abitazione e si è soli ricalca il quadro generale: anche in questo caso l’insicurezza è più marcata tra le donne (7% rispetto al 3% degli uomini), in particolare tra le anziane (11,6% tra le over 75). I giovani sono i meno condizionati dalla percezione della criminalità (il 29% tra gli under 24 dichiara di non esserne influenzato), mentre i livelli più alti si riscontrano tra gli over 65.
I luoghi percepiti come più insicuri
Camminare da soli al buio fa provare un senso di insicurezza più avvertito tra i cittadini che risiedono nei comuni centro dell’area metropolitana (18,6%) e nelle periferie dei grandi centri urbani (13,9%) (Figura 2). Una sensazione di maggiore insicurezza si rileva nel Nord-ovest (14,3%) e nel Sud Italia (12,8%).
Il valore più elevato si riscontra in Campania, dove il 15,9% degli intervistati ha dichiarato di sentirsi poco o per niente sicuro per strada, seguono la Lombardia (13,8%) e la Puglia (13,5%). Al contrario, i livelli più alti di sicurezza si sono registrati in Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste, dove il 91,3% degli intervistati si è dichiarato molto o abbastanza sicuro, seguita dalle province autonome di Bolzano/Bozen (88%) e di Trento (87%) e dal Friuli Venezia Giulia (85,6%) nel Nord, e dalla Sardegna (82,1%) e dalla Basilicata (80,3%) nel Mezzogiorno.
Di prassi i cittadini che vivono nei comuni centro delle aree metropolitane adottano più precauzioni con maggiore frequenza: il 30,1% si tiene lontano da certe strade/luoghi/persone per motivi di sicurezza rispetto al 12% circa di chi vive nei piccoli comuni, porta invece qualcosa con sé per difendersi l’8% contro il 2,2%.
Al Sud e nelle Isole si continuano a registrare significativi miglioramenti, soprattutto tra le persone che evitano di uscire da sole di sera per paura, dal 24,9% al 15,1% nel Sud e dal 22,4% al 9% nelle Isole. In particolare, il Molise e la Sardegna si distinguono per miglioramenti più marcati rispetto alla media nazionale. Al Nord le regioni che hanno mostrato progressi più rilevanti sono il Friuli-Venezia Giulia, la Provincia autonoma di Bolzano/Bozen e la Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste, dove è più diffusa la percezione di sicurezza.
Cresce la preoccupazione per violenza sessuale e scippi/borseggi
Nonostante il sentimento di insicurezza, sebbene in diminuzione, sia ancora diffuso, solamente il 2,9% degli individui ha dichiarato di aver temuto concretamente di stare per subire un reato nei tre mesi precedenti l’intervista (il 3,5% delle donne e il 2,2% degli uomini). Il valore era pari al 6,4% nel 2015-2016 e al 5,5% nel 2008-2009. Questo indicatore, diversamente da quelli basati sulla percezione, riflette situazioni reali di paura vissuta, ed è strettamente legato al profilo delle vittime: il vissuto di stare per subire un reato diminuisce con l’aumentare dell’età, raggiunge il suo picco tra i più giovani con il 5% tra i 14-24enni e cresce tra i possessori di titoli di studio più elevati, raggiungendo il 4,2% tra i laureati. Sono anche percentualmente più numerose le persone che risiedono nel Nord-ovest (4,1%) e nel Centro (3,7%), nonché nelle città metropolitane (5,9%) o nelle aree metropolitane in genere (3,9%).
Oltre alla dimensione emotiva (la sensazione di insicurezza quando si esce da soli di sera) e a quella che discende da esperienze concrete, sono importanti anche altri aspetti che determinano la percezione della sicurezza: si tratta della preoccupazione di subire alcuni reati, la percezione del livello e del rischio di criminalità del territorio in cui si vive, il degrado socio-ambientale e il rapporto con le forze dell’ordine.
Meno preoccupati dei reati gli abitanti dei piccoli comuni italiani
La preoccupazione per i reati risulta più elevata nel Centro Italia rispetto ad altre aree geografiche (Figura 4). Tra le regioni il timore di subire un furto d’automobile è più diffuso in Friuli-Venezia Giulia (55,9%), Toscana (46,6%), Lazio (46,6%), Emilia-Romagna (45,3%) e Sardegna (44,6%), meno diffuso invece nelle regioni Molise (23,6%), Liguria (23,2%) e Marche (22,3%). Sono più preoccupati per il furto in abitazione i cittadini di Friuli-Venezia Giulia (61,6%), Umbria (54,5%), Toscana (54,4%) e Abruzzo (49,2%). Per i reati contro la persona (in particolare scippo e borseggio o aggressione e rapina) e il timore di subire una violenza sessuale è ancora il Friuli-Venezia Giulia (rispettivamente con il 57,4%, 58% e 56,8% di cittadini molto o abbastanza preoccupati di subirne), ma anche il Lazio (53,1%, 50,1% e 44,0%) e la Toscana (51,8%, 48,3% e 45,2%). La situazione è migliore nei comuni più piccoli, mentre i comuni centro delle aree metropolitane registrano le percentuali più elevate di cittadini preoccupati di subire un reato.
Rispetto alla precedente Indagine (2015-2016) la preoccupazione peggiora soprattutto nelle Isole e nelle aree metropolitane. Nelle Isole il timore di subire una violenza sessuale è cresciuto di 11,6 punti percentuali, la preoccupazione per scippi e borseggi di 6,9 punti percentuali e quella per aggressioni e rapine di 5,6 punti percentuali. Anche nelle città metropolitane e nelle loro periferie, cresce molto la paura di subire una violenza sessuale (rispettivamente di 6,5 e 5,7 punti percentuali). Tra le regioni, la preoccupazione diminuisce per tutti i reati analizzati in Lombardia e in Molise, mentre, contrariamente alla tendenza nazionale, aumenta la preoccupazione di subire furti in abitazione in Friuli-Venezia Giulia e in Sardegna.
Tra chi ha vissuto uno scippo o un borseggio nell’ultimo anno il 77,7% dichiara di essere molto o abbastanza preoccupato di subirli (contro il 44,5% di chi non li ha vissuti) e tra chi ha subito un’aggressione o una rapina il 54,3% è preoccupato di subirli nuovamente (contro il 40,9% di chi non li ha subiti). Tra coloro che hanno subito un furto in abitazione o un ingresso abusivo il 67,6% teme di subire un reato simile (contro il 43,7% di chi non ne è stato vittima). Analogamente, tra le persone vittime di molestie sessuali il 53,5% è molto o abbastanza preoccupato di subire una violenza sessuale, contro il 37% di chi non è stato vittima di molestie. Per le sole donne questi valori sono pari a 59,7% nel caso siano vittime e 40,9% per le non vittime.
Diminuisce la percezione del rischio criminalità
Il 20,3% delle persone con più di 14 anni che vive in Italia ritiene di vivere in una zona a rischio di criminalità (il 3% la ritiene molto a rischio e il 17,3% abbastanza a rischio), un dato inferiore a quello rilevato in occasione dell’Indagine 2015-16 (in totale era pari al 33,9%, il 5,1% riteneva la zona in cui viveva molto a rischio di criminalità e il 28,8% la riteneva abbastanza a rischio). Soltanto l’11,8% dei cittadini ritiene che il livello di criminalità della zona in cui vive sia aumentato rispetto ad un anno prima dell’intervista (23,2% nell’Indagine precedente), mentre l’8% ritiene che sia diminuita (era 7%).
Nei comuni centro delle aree metropolitane è più elevata la quota di cittadini che ritengono molto o abbastanza a rischio di criminalità la zona in cui vivono (39,6%, Figura 5) e che la criminalità sia aumentata nei 12 mesi precedenti l’intervista (20,9%). Al contrario, ritengono di vivere in zone poco o per nulla a rischio di criminalità quote maggiori di residenti dei comuni più piccoli (88,7% nei comuni con meno di 2mila abitanti e 87,4% nei comuni tra 2mila e 10mila abitanti). Tra le regioni il Lazio (33,6%) e la Campania (32,8%) continuano a detenere il primato, con la maggiore percentuale di cittadini per i quali la propria zona è molto o abbastanza a rischio. In queste due regioni, tuttavia, non si segnala un aumento di criminalità percepita nei 12 mesi precedenti l’intervista (in linea con quanto rilevato nell’Indagine 2015-16). Le percentuali più alte di cittadini che sentono di vivere in zone poco o per nulla a rischio di criminalità sono il Molise (89,1%), la Basilicata (89%) e la Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste (88,1%), regioni caratterizzate dall’assenza di aree metropolitane. Queste stesse regioni, insieme alla provincia autonoma di Trento, sono le uniche a presentare una percentuale minore del 5% di cittadini che percepiscono un aumento della criminalità nei 12 mesi precedenti l’intervista.
Paura condizionata dalla presenza di aree degradate
La percezione del rischio di criminalità nella zona in cui si vive può essere collegata a diversi fattori, sia materiali, come la presenza di aree degradate (in cui, ad esempio, vi sono edifici abbandonati o decadenti, zone verdi non curate, vie sporche o trascurate) o strade scarsamente illuminate, sia sociali, come la frequenza con cui si assiste a situazioni che indicano degrado (dalla presenza di persone senza fissa dimora a quella di persone che compiono atti di vandalismo contro il bene pubblico, spaccio o consumo di droga, prostituzione). Nell’Indagine sulla sicurezza dei cittadini 2015-16 si era stimato un peggioramento della valutazione soggettiva del livello di criminalità anche in assenza di un corrispondente aumento degli indicatori di degrado socio-ambientale (e in particolare dei soft crimes: vandalismo, spaccio e consumo di droga, prostituzione), mentre il quadro che emerge dall’indagine 2022-23 permette di leggere la diminuzione della percezione del rischio di criminalità anche alla luce di una minore incidenza degli indicatori di degrado socio-ambientale. Il confronto, infatti, evidenzia un miglioramento del quadro complessivo rispetto all’indagine precedente (Figura 6): meno cittadini dichiarano di vivere in zone con aree degradate (17,6% contro il 27,6% dell’indagine precedente) o scarsamente illuminate (25,1% contro il 38,0%) oppure di vedere spesso o talvolta (nella propria zona) vagabondi o persone senza fissa dimora (il 10,6% contro il 23,5%), atti di vandalismo contro il bene pubblico (13,0% contro il 23,4%), persone che si drogano (8,2% contro 12,5%) o spacciano droga (6,8% contro 8,8%), prostitute in cerca di clienti (4,2% contro il 9%).
Il Lazio si conferma come la regione con i valori più elevati per tutti gli indicatori di degrado: il 25,1% dei cittadini vede spesso o talvolta vagabondi nella zona in cui abita, il 25,5% atti di vandalismo, il 20,5% persone che si drogano, il 18,6% persone che spacciano droga e il 15% prostitute in cerca di clienti. Inoltre, un cittadino su tre (33,5%) segnala la scarsa illuminazione delle strade e uno su quattro (25,4%) la presenza di aree o edifici abbandonati o trascurati nella propria zona.
Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste, Basilicata, Molise e la Provincia di Bolzano/Bozen presentano i valori più bassi riguardo gli indicatori relativi alla droga e alle prostitute in cerca di clienti; il Friuli Venezia-Giulia (3,3%) e di nuovo la Provincia di Bolzano/Bozen (3,5%) evidenziano i valori più bassi riguardo l’indicatore relativo gli atti di vandalismo e, infine, nuovamente il Molise (2,5%) presenta il valore più basso per l’indicatore relativo alla presenza di vagabondi o persone senza fissa dimora.
Prevale il giudizio positivo sul lavoro delle forze dell’ordine
La percezione del rischio di criminalità nella zona in cui si vive può essere legata oltre alla frequenza con cui si assiste a situazioni di degrado anche al giudizio che si ha rispetto alla capacità delle forze dell’ordine di controllarla. La soddisfazione verso l’operato delle forze dell’ordine, inoltre, rende conto della fiducia dei cittadini nei confronti della capacità dello Stato di prevenire e reprimere la criminalità. Le opinioni negative prevalgono nei centri delle aree metropolitane (il 28% ritiene le forze dell’ordine poco efficaci e il 6,2% per nulla), luoghi in cui la percezione del rischio di criminalità è più diffusa, mentre le opinioni positive sono espresse soprattutto dai cittadini che abitano nei piccoli centri, in particolare nei comuni con meno di 10mila abitanti (circa 19%).
Importante la presenza percepita delle forze dell’ordine sul territorio
Il giudizio dei cittadini sull’operato delle forze dell’ordine è senz’altro legato alla loro presenza sul territorio. Ai cittadini con più di 14 anni viene quindi richiesto di indicare con quale frequenza vedono pattuglie di polizia o carabinieri nella zona in cui vivono (Figura 8). Rispetto all’Indagine 2015-2016 meno cittadini hanno affermato di vedere pattuglie nella propria zona almeno una volta al giorno (16,1% contro il 24,3%), ma aumenta la percentuale di coloro che le vedono almeno una volta alla settimana (il 32,8% contro il 23%). Il 14,9% indica almeno una volta al mese (in crescita rispetto al 9,8% del 2015-16) e il 18,6% più raramente (era il 16,6%), ma soltanto il 7,9% dichiara di non vederli mai o quasi, un dato dimezzato rispetto alla precedente indagine (19,7% nel 2015-2016).
La presenza percepita sul territorio è effettivamente associata al giudizio verso le forze dell’ordine: tra i cittadini che le vedono tutti i giorni la quota di chi ritiene che il loro controllo sia molto efficace (34,3%) risulta sensibilmente più alta della media (15,5%), mentre tra coloro che non le vedono passare quasi mai risulta più elevata la percentuale di chi ritiene che le forze dell’ordine abbiano poco (38% contro una media del 18,6%) o nessun controllo del territorio (26,3% contro una media del 4,5%).
Più dispositivi di protezione, meno strategie difensive
Si stima che il 71,8% delle famiglie italiane abbia dotato la propria abitazione di almeno un sistema di protezione strumentale (Figura 9), un dato non diverso dal 72,1% stimato con l’indagine 2015-16. Tra questi sono sempre più diffusi la porta blindata (58% delle famiglie, rispetto al 51,3 dell’Indagine precedente) e il bloccaggio alle finestre, 32,7% (26,4% nel 2015-2016), seguiti dai dispositivi di allarme (23,3%, 20,8% nel 2015-2016). Solo il 3,3% delle famiglie afferma di aver adottato un qualche sistema difensivo per la propria abitazione a seguito di un furto o di un reato subito, e tra quelle che non ne avevano subiti il 18,3% dichiara di averli fatti installare perché temeva di subirne. Rispetto alla rilevazione precedente è diminuita la stima delle famiglie che adottano strategie di difesa non strumentali, il 40,4% (erano il 55,7% nel 2015-16). In particolare, è molto diminuita la percentuale di famiglie che si rivolge ai propri vicini per chiedere di controllare l’abitazione durante la propria assenza (16,4% dal precedente 32,4%), ma anche le quote di chi lascia le luci accese uscendo di casa (21,1% dal precedente 27,3%), si assicura contro i furti (12,9% dal 14,5%), dispone di cani da guardia (7,7% dal 10,1%), armi da caccia (1,8% dal 4,2%) o non da caccia (1,5% dal 4,8%). È, invece, aumentata la percentuale di famiglie collegate a sistemi di vigilanza privata (dal 5,2% al 7,2%).
Nelle aree metropolitane, in particolare, le porte blindate possono essere considerate ormai elementi standard per le abitazioni (ne dispone il 67,1% delle famiglie che vivono nei centri metropolitane e il 65,9% nei comuni della periferia dell’area metropolitana), mentre più in generale i dispositivi di protezione sono meno diffusi nei comuni sotto i 2mila abitanti (61%) e tra i 2 e i 10mila abitanti (63,9%). Sia la quota di famiglie che adottano almeno una strategia di difesa sia quella che dispone di almeno un dispositivo di protezione per la propria abitazione risultano più basse della media nazionale al Sud (rispettivamente 37,9% e 69,7%) e nelle Isole (30,0% e 63,8%).
Scopri di più da WHAT U
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.