Roberta Parodi, responsabile dei Servizi Educativi di Acquario di Genova
di Patrizia Vassallo
Dal 1992 anno della sua apertura l’Acquario di Genova continua a offrire ai visitatori l’occasione di vivere un’esperienza unica per conoscere il mondo marino e acquatico. Tanti gli sforzi di coinvolgere non solo i visitatori dell’Acquario, ma anche scolaresche, osservatori e semplici cittadini e ogni iniziativa con un grande obiettivo: costruire un rapporto più responsabile con l’ambiente naturale e stimolare iniziative di salvaguardia attiva in particolare della fauna acquatica. Ci racconta le tappe più importanti percorse fino ad oggi Roberta Parodi, responsabile dei Servizi Educativi di Acquario di Genova.
«Il 1992 è stato l’anno della prima fase dell’apertura dell’Acquario in occasione di Expo 1992, che si è tenuto a Genova dal 15 maggio al 15 agosto 1992 per il cinquecentenario della scoperta dell’America per opera di Cristoforo Colombo. Poi l’Acquario», spiega la Parodi, «ha aperto le porte al pubblico nel 1993 soltanto con il primo modulo, ossia la prima parte iniziale dell’acquario. Il percorso successivamente è stato implementato con la grande nave blu, una struttura arricchita da vasche dedicate al Madagascar che ora si trova a prua dell’edificio che ospita l’Acquario, e che all’inizio venne utilizzata per una mostra temporanea sulle polene. L’altra grande novità è stato il padiglione cetacei inserito tra il primo modulo e la nave blu nel 2013. Uno spazio incantevole che ospita quattro vasche a cielo aperto che comunicano fra loro e ospita i tursiopi e tutti i cetacei del Santuario Pelagos, l’unica area marina internazionale dedicata alla protezione dei mammiferi marini e dei loro habitat nel Mar Mediterraneo, istituito da un accordo multilaterale tra Francia, Italia e Monaco firmato a Roma nel 1999 ed entrato in vigore nel 2002».
Come vengono decise le tematiche e gli allestimenti dell’acquario?
«La rigorosa rappresentazione degli ambienti e l’attenta scelta delle informazioni scientifiche da trasmettere al pubblico hanno sempre rappresentato le basi su cui si fonda l’attività dell’Acquario di Genova sin dalla sua apertura. Alcune tematiche sono state decise con l’aiuto di focus group raccogliendo pareri dei visitatori mentre gli allestimenti più importanti sono sempre oggetto di decisioni interne tra i vari settori, condivise da Costa Edutainment che gestisce l’acquario e il Porto Antico di Genova S.p.a. società costituita nel 1994 operativa dal 1995 che ha avuto dal Comune di Genova in concessione fino al 2050 tutti gli spazi dell’area del Porto Antico, di fatto oltre 130.000 metri quadrati di superficie coperta e 59.000 metri quadrati all’aperto».
Che lavoro c’è dietro la rappresentazione degli ambienti e la scelta delle informazioni scientifiche da trasmettere al pubblico?
«È un lavoro complesso che coinvolge tutti i settori, da quello che si occupa della parte educativa, a quello della ricerca, dell’acquariologia e poi il marketing, l’ufficio tecnico, perché da un lato bisogna conoscere bene le caratteristiche degli animali, la loro etologia, la loro compatibilità a convivere con altre specie, e poi dall’altro occorre comprendere come è possibile coinvolgere col massimo dei risultati i visitatori, sollecitando empatia e curiosità. Perché l’obiettivo del nostro percorso è da sempre quello di avvicinare i visitatori alla natura promuovendo la conservazione e la tutela degli ambienti».
Un lavoro complesso quello del settaggio dei parametri ambientali all’interno di una vasca…
«Sì perché ogni vasca ha caratteristiche ambientali differenti, dalla salinità alla temperatura, per cui tutti i parametri poi devono essere monitorati periodicamente attraverso analisi che vengono fatte nel nostro laboratorio e attraverso i controlli quotidiani della sala controllo di tutte le vasche».
Quanto tempo viene impiegato per la manutenzione dell’Acquario?
«Dipende dalle vasche e dagli animali inseriti nelle vasche. Il lavoro principale dell’acquariologia di routine si svolge nelle ore del mattino, prima dell’arrivo dei visitatori come per esempio l’alimentazione di tutti gli animali e il controllo della pulizia generale. Poi ci sono dei lavori più impegnativi perché se si deve entrare in una vasca per togliere delle alghe e pulire gli acrilici ossia le pareti trasparenti delle vasche, che non sono in vetro contrariamente a quello che molti pensano, in media ci si può impiegare anche due ore abbondanti».
Come avviene la pulizia della vasca degli squali?
«Spesso la pulizia viene fatta da quattro persone, due persone lavorano al ripristino dell’ambiente mentre gli altri due fungono da sorveglianti e di prassi passano davanti agli occhi degli squali dei bastoni bianchi e rossi che attirano la loro attenzione rendendoli meno attenti sulle attività in corso per fare in modo che chi pulisce lo possa fare con la massima tranquillità anche se questi squali non sono considerati pericolosi».
Anche la vasca dei delfini, dei pinguini e delle foche è impegnativa…
«Sì perché sono animali che mangiano più volte al giorno e quindi la manutenzione della vasca prevede un accurato controllo anche per togliere scarti di cibo che potrebbero inquinare le acque se non venissero ogni volta eliminati dal fondo e nell’acqua».
In numeri qual è la forza lavoro su cui conta questa struttura?
In totale siamo circa un centinaio e gli addetti alla cura degli animali sono circa 40».
L’Acquario di Genova ha un notevole know-how nello studio dei coralli, può raccontarci qualcosa in più?
«Ce ne occupiamo dal 1995 e studiamo la riproduzione di numerose specie di coralli e ciò ci ha permesso di sviluppare negli anni un importante know-how sui coralli che ha portato la struttura a poter riprodurre tutti gli esemplari di coralli molli e duri, in tutto oltre 2700 esemplari, di 75 specie diverse, ospiti nelle ventuno vasche, di cui sette espositive, dedicate a questo ambiente marino senza alcun prelievo in natura. Queste attività ci hanno permesso di sviluppare collaborazioni con atenei prestigiosi come l’università di Milano Bicocca con la quale dal 2020 l’acquario di Genova ha firmato un protocollo di intesa per la ricerca sui coralli e sulla coral restoration che ha portato alla creazione di un laboratorio negli spazi tecnici dell’Acquario ossia un nuovo centro di ricerca presso l’Acquario in sinergia con il MaRHE Center dell’ateneo milanese che invece si trova alle Maldive. Una collaborazione consente di ampliare ogni giorno la conoscenza dei coralli sia alle Maldive sia negli spazi del mare Center all’Acquario. L’obiettivo di questo accordo? Sviluppare tecniche che possano portare alla Coral restoration ossia il recupero delle scogliere coralline che sono state danneggiate a causa dell’attività umana o per il riscaldamento globale. Quindi stiamo facendo un grande lavoro di conservazione».
Poi viene anche eseguito un importante studio per la salvaguardia dei mangrovieti…
«L’accordo vede coinvolti anche due partner internazionali: Maldives National University e University of Dubai. Presso l’Acquario di Genova è stata aperta un’area dedicata con una vasca che riproduce una piccola porzione di mangrovieto e che ospita diverse specie di mangrovie coltivate dai biologi della struttura. Questo consentirà di svolgere ricerche scientifiche focalizzate sulla possibilità di estrarre dalle mangrovie nuove biomolecole per potenziali applicazioni cosmetiche o farmaceutiche, sulla coltivazione di piante di mangrovie in ambiente controllato e sviluppo di protocolli di coltivazione che possano essere replicati in natura al fine del ripascimento dei mangrovieti esistenti e sulla valutazione dello stato di salute dei mangrovieti attraverso l’analisi dei composti volatili rilasciati dalle piante con l’obiettivo ultimo di arrivare a reinserire gli esemplari riprodotti in ambiente controllato in zone che sono state interessati da importanti fenomeni di bleaching o di altri problemi che hanno causato morie massive».
L’Acquario si occupa anche di attività di soccorso tartarughe…
«Sì interviene sulle tartarughe marine in difficoltà dal 1994 e dal 2009 è referente istituzionale per la Regione Liguria per il recupero delle Caretta caretta (N.d.R. accordo Stato-Regioni). Nel 2017 è stato riconosciuto ufficialmente come centro di recupero e lunga degenza delle tartarughe marine dal Ministero della transizione ecologica. Questa attività è svolta in accordo con i Carabinieri Servizio CITES, che coordinano a livello nazionale l’applicazione della Convenzione di Washington che tutela questi animali, e in collaborazione con la Guardia Costiera, nell’ambito delle attività previste dal Protocollo d’intesa vigente tra la Direzione Marittima e l’Acquario che ha l’obiettivo di definire e gestire i principi di intervento in caso di segnalazione, avvistamento o ritrovamento di esemplari di fauna marina feriti o in difficoltà, oltre che nel comune intento di rilanciare, in ogni favorevole occasione, un messaggio di massima sensibilità ambientale per stimolare l’utente del mare ad un radicale cambiamento culturale proteso al massimo rispetto dell’ambiente marino. Sono oltre 150 gli esemplari di tartaruga Caretta carettacurati presso l’Acquario di Genova e rilasciati in mare. Inoltre dal 2022 l’Acquario di Genova coordina il neocostituito Gruppo Ligure Tartarughe marine di cui fanno parte Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente ligure (Arpal) – settori Centro del Mare e Bdiodiversità, Università di Genova – Distav e Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta. Il GLIT è nato in occasione del primo caso confermato di nidificazione di Caretta caretta in Liguria con l’obiettivo di gestire e studiare gli eventi di nidificazione che si sono verificati negli anni successivi. Ad oggi in Liguria si sono verificati 7 casi di nidificazione: nel 2021 a Finale Ligure, nel 2022 a Levanto, nel 2024 a Laigueglia, Arma di Taggia, Alassio, Pietra Ligure e Finale Ligure».
Importante è anche il progetto di conservazione della testuggine palustre Emys orbicularis ingauna…
«Si tratta di una specie endemica ligure ritenuta estinta fino agli anni ’90, di cui nel 1994 viene ritrovato un esemplare maschio affidato all’Acquario di Genova. Dopo il primo ritrovamento, la ricerca di habitat potenzialmente idonei alla vita di questo rettile ha permesso di reperire altri preziosi esemplari con i quali costituire un gruppo di riproduttori. Dallo studio di questo primo nucleo di testuggini, si è giunti alla conclusione che la tartaruga ingauna era talmente diversa dalle altre popolazioni, da meritare di essere ascritta a una nuova sottospecie. Nel 2001 il progetto viene formalizzato in un protocollo d’intesa tra importanti istituzioni: Provincia di Savona, Acquario di Genova, Comunità Montana “Ingauna”, Coordinamento provinciale di Savona del Corpo Forestale dello Stato, DIP.TE.RIS dell’Università di Genova, le Associazioni Pro Natura Genova e WWF Liguria».
Nel 2001, con l’obiettivo di reintrodurre Emys orbicularis ingauna nella sua zona di origine, è stato realizzato ed inaugurato, in un terreno di 150 metri quadrati messo a disposizione dalla Comunità Montana “Ingauna”, il Centro Emys di Leca d’Albenga…
«E nel 2008 che il progetto ha raggiunto una tappa decisiva con il primo rilascio in natura di 10 esemplari di testuggine riprodotti in ambiente controllato. Questi interventi, affiancati da attività di conservazione degli habitat naturali, hanno consentito di scongiurare il pericolo di estinzione di questa specie, simbolo della biodiversità della Regione Liguria. Nel 2022 è stato avviato un nuovo progetto per la conservazione della testuggine palustre europea, il progetto LIFE URCA PROEMYS, cofinanziato dal programma LIFE dell’Unione Europea e coordinato dal WWF Italia, di cui Acquario di Genova è partner insieme ad altri 7 partner italiani e 2 partner sloveni con l’obiettivo di migliorare lo stato di conservazione della testuggine palustre Emys orbicularis autoctona in Italia e in Slovenia, mantenendo la diversità genetica delle popolazioni esistenti».
È vero che l’Acquario si prende cura anche di animali sequestrati o abbandonati?
«Sì e che ci vengono affidati temporaneamente fino al completo recupero, ad oggi per esempio abbiamo recuperato circa 150 tartarughe, ma non siamo essere un centro di accoglienza, anche se la nostra struttura in questi anni ha accolto diversi animali che poi le sono stati affidati in via definitiva».
Ci racconta qualche salvataggio particolare?
«Per esempio quello di un piccolo esemplare di boa constrictor che è stato trovato abbandonato nel Porto di La Spezia. Poi due pitoni albini (1 maschio e 1 femmina) abbandonati da un privato e trovati lungo un torrente genovese, ci sono affidati dai Carabinieri forestali. Uno squalo nutrice, sequestrato nell’acquario di un ristorante, dov’era stato mantenuto in un ambiente non consono che purtroppo poi gli ha pregiudicato la crescita regolare. Poi tante Tartarughe trachemys che di prassi vengono acquistate pensando che restino piccole poi quando diventano ingestibili, vengono abbandonate nei nostri ambienti creando un grande danno ecologico. Ecco perché in tutti i casi il messaggio da trasmettere è che dietro ad ogni acquisto di animali ci dovrebbe essere una maggiore consapevolezza: spesso i proprietari non hanno idea della longevità di alcune specie, delle dimensioni che possono raggiungere, della non affettuosità di alcune specie, dei costi di gestione che richiedono».
I prossimi progetti per il 2025?
«Progetti di conservazione già iniziati nel corso di quest’anno».
Capodanno all’Acquario di Genova
Torna la speciale proposta di Capodanno per festeggiare la fine del vecchio e l’arrivo del nuovo anno immersi nella magia del mare all’Acquario di Genova.
La serata ha inizio alle ore 19.30 con una visita esclusiva durante la quale lo staff della struttura è a disposizione del pubblico per condurlo alla scoperta della biodiversità marina e dei progetti di conservazione e ricerca in cui l’Acquario di Genova è impegnato.
Dopo la visita gli ospiti sono accolti nella splendida cornice del Padiglione Cetacei per il cocktail di benvenuto cui seguono un momento di intrattenimento musicale con violinista e il Gran Cenone placé al piano inferiore del Padiglione Cetacei.
Durante il cocktail e la cena, il pubblico è accompagnato dal sottofondo musicale e da alcuni momenti di storytelling e intrattenimento per continuare a scoprire in maniera piacevole e coinvolgente il mondo marino.
Concluso il cenone, si risale al piano superiore del Padiglione per il countdown e il brindisi di mezzanotte cui segue un DJ set fino all’1.
Per consentire l’allestimento degli spazi, il 31 dicembre 2024 l’Acquario anticiperà la chiusura alle ore 18:00, con ultimo ingresso alle ore 16:00.
L’organizzazione, in collaborazione con Capurro Ricevimenti, è curata nei minimi dettagli. Il costo del Capodanno all’Acquario di Genova è di 195 Euro a persona, tariffa unica adulti e ragazzi.
La serata, con prenotazione obbligatoria fino ad esaurimento posti disponibili, è acquistabile su www.c-way.it.
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